
Premiata Arafat spa
Uscendo di scena, Yasser Arafat lascia dietro di sé un patrimonio che non è solo politico: secondo varie stime il leader palestinese è detentore di una ricchezza personale superiore a 1,3 miliardi di dollari, mentre all’Olp sono attribuite proprietà e partecipazioni finanziarie per un valore di 10 miliardi di dollari. Mentre buona parte del patrimonio dell’Olp è stato accumulato attraverso il traffico di armi e droga, sequestri di persona, contrabbando di merci contraffatte, estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti, riciclaggio di denaro sporco e altre attività criminali, l’attuale ricchezza personale di Arafat è soprattutto frutto della distrazione di fondi dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) in conti bancari e proprietà immobiliari all’estero intestate a lui o a persone del suo circolo.
Scomparso il 43% del bilancio Anp
La furiosa reazione della signora Suha nei confronti della dirigenza dell’Olp, accusata di seppellire il leader prima che sia morto, si spiega anche col fatto che ogni mese Arafat pescava 100mila dollari dal bilancio della presidenza e li mandava a Parigi per le spesucce della sua signora e della di lei famiglia, un’usanza che la nuova dirigenza palestinese potrebbe decidere di interrompere. Ma non bisogna concludere avventatamente che il patrimonialismo di Arafat abbia motivazioni banalmente familistiche: per il leader dell’Olp i soldi sono sempre stati uno strumento politico, da usare per garantirsi consenso, lealtà e servigi nell’altrimenti incontrollabile mondo palestinese. Dalle manifestazioni “popolari” di sostegno ad Arafat per le vie di Gaza e Ramallah fino alle decisioni dell’equivalente palestinese del governatore della Banca d’Italia organiche agli interessi della cricca intorno al capo dell’Anp, tutto è comprato con denaro o favoritismi che permettono ai beneficiari di accumulare denaro. Gli esempi abbondano. Nel 1997 la Corte dei Conti palestinese ha appurato l’assenza di rendiconto per 326 milioni di dollari su 800 nel bilancio dell’Anp (il 43% del totale). Ne è seguita un’indagine del parlamento palestinese che ha scoperto una serie infinita di abusi: utilizzo di fondi ministeriali per spese personali da parte di tre ministri; affitti, salari e note spese gonfiate; tangenti; tasse non dovute estorte e fatte sparire in conti personali; esenzioni doganali abusive su merci importate concesse ad amici degli amici. Il rapporto finale chiedeva l’allontanamento di almeno due ministri, il parlamento votò 51 a 1 una mozione per lo scioglimento del governo. Arafat si limitò a fingere di avviare una sua investigazione sulla materia, i ministri rimasero in carica e tutto continuò come prima.
Nel 1999 Arafat ha ottenuto l’approvazione dell’Autorità monetaria palestinese al decreto di scioglimento del Consiglio di amministrazione della Palestine International Bank (Pib), la più grande banca privata palestinese accusata di varie irregolarità, ma in realtà colpevole di un solo delitto: non aver permesso a Muhammad Rashid, il consigliere economico di Arafat, di prendere il controllo della banca. Il nuovo Consiglio di amministrazione della banca, di gradimento di Arafat nonostante ne faccia parte un bancarottiere ricercato dall’Interpol, da cinque anni non convoca assemblee degli azionisti né pubblica il bilancio annuale (al momento della confisca la banca aveva fondi e proprietà per 105 milioni di dollari). Anche le proprietà personali del fondatore della banca, Issam Abu Issa, sono state sequestrate, compresa la sua automobile, diventata un possesso personale di Yasser Arafat.
Yasser ruba con l’aiuto di un israeliano
Un’altra truffa sistematica autorizzata dal presidente dell’Olp riguarda gli stipendi della funzione pubblica, in particolare quelli delle 14 forze di polizia e sicurezza presenti nei Territori. Nel sistema voluto da Arafat, gli stipendi sono trasferiti ai responsabili dei vari corpi, che poi provvedono a pagarli agli agenti. Nell’aprile scorso si è scoperto che il generale Haj Ismail Jabber ha vantato per anni un libro paga di 77mila poliziotti, avendone alle dipendenze solo 70mila, per una distrazione di fondi pari a 2 milioni di dollari al mese. Ci sono indizi che parte di questa cifra sia stata usata per finanziare azioni terroristiche della seconda Intifada.
Moltissimo altro si potrebbe raccontare, ma vale la pena concludere con un dettaglio paradossale: parte dei maneggi di Arafat si sono compiuti con la collaborazione israeliana; il trasferimento di una cifra imprecisata fra i 400 e i 900 milioni di dollari spettanti all’Anp nei conti privati di Arafat in Svizzera è stata resa possibile dall’assistenza di una finanziaria israeliana, la Arc di Yossi Ginossar (un ex agente segreto!). Incredibile ma vero: di giorno si fanno la guerra, di notte rubano insieme!
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