
Da Narciso al Cav.
Viviamo, si dice, nell’epoca del narcisismo. «E il povero Narciso, si sa, era soprattutto un terribile egoista. Ciò che lo appassionava era esclusivamente se stesso, anzi la propria immagine, che contemplava, innamorato, riflessa nell’acqua». Così leggiamo nell’incipit di un bel saggio, fresco di stampa, dello psicoanalista Claudio Risé. Ma non è il narcisismo di quattro veline e un lifting di Berlusconi. Non è – o non è semplicemente – questione di culto del corpo. Molto acutamente, osserva Risé, si tratta piuttosto del corpaccione di una nevrosi da modernità tardo illuminista.
Si tratterebbe di una vera e propria malattia e consisterebbe in una sorta di ipertrorfia dell’istinto di difesa.
Perdita del gusto di vivere e paura di “donarsi all’altro” sarebbero gli indicatori di una fondamentale sfiducia nella realtà. Narciso, o della strategia difensiva continuamente adottata per ingabbiare e controllare la realtà. Affinché essa non mostri la sua natura profonda di imprevedibilità, avventura, avvenimento.
Ne parliamo con Giancarlo Cesana, ordinario di medicina all’Università statale di Milano, ricercatore, psicologo e leader del movimento di Comunione e Liberazione. Che proprio sull’“Avvenimento” pretende fondare tutta la sua proposta di novità educativa e felicità di vita.
Sulla copertina dell’ultimo numero di Tracce, mensile ufficiale di Cl, c’è questo strillo: «A valori e desiderio, preferiamo ragione e realtà». Mi pare un rovesciamento dei paradigmi più in voga, che sono precisamente centrati su «valori e desiderio».
Non è che dire “valori e desiderio” sia sbagliato, è incompleto. Nel senso che se il desiderio non ha una realtà corrispondente è pura allucinazione. E se è solo il valore a fissare il desiderio senza una corrispondenza obbiettiva a una realtà, anche il valore può essere un’allucinazione. O un sogno, come accade frequentemente. Pensiamo a qualche anno fa al valore dell’onestà. Che, è ovvio, non è che sia sbagliato in sé, anzi. Era sbagliato in quanto era un sogno, non era un richiamo che teneva conto della realtà e cioè della obbiettiva fragilità dell’uomo, ma un richiamo a una forma di coerenza perfetta che l’uomo non ha. Mentre la ragione e la realtà si preferiscono perché – a parte il fatto che la ragione contiene anche il desiderio – la ragione è proprio quella dote dell’uomo che trova nella realtà la sua corrispondenza, e la ragione senza questo rapporto con la realtà e senza questa corrispondenza nel rapporto con la realtà non avrebbe senso.
Mentre oggi l’accento cade sull’emozione, il sentimento, la soggettività…Cioè sull’opinione, la fuga nel desiderio senza realtà.
E perché questa fuga?
Perché il desiderio senza realtà ti permette l’onnipotenza. Perché la realtà ha il fascino ma introduce anche il limite a te. E in questo senso ti mette davanti alla tua insufficienza e alla insufficienza strutturale dell’uomo. Allora l’uomo che si riconosce insufficiente capisce che deve domandare, trovare e appartenere a chi colma questa natura, che non è lui. Mentre l’uomo che sfugge alla realtà può pensare di essere onnipotente, cioè di non aver niente a cui rispondere. Questo può condurre a uno squilibrio della personalità. La psicosi è questo: è una sottrazione dell’io alla realtà perché la realtà risulta intollerabile.
E il narcisismo è una psicosi?
Il narcisismo è non vedere e non essere preoccupati d’altro che di se stessi, perché non c’è niente di corrispondente fuori che realizzi sé. Il narcisismo è una variante soffice della psicosi. è una meschinità. Fa ridere.
Goethe dice che «tutte le epoche di regresso e di decadenza sono soggettive, ma quelle di progresso hanno un’impronta oggettiva».
Tutte le epoche di progresso sono caratterizzate da un forte rapporto con la realtà, quelle di regresso sono caratterizzate dalla paura della realtà.
Dice Risé: «Il tratto dominante della nevrosi ossessiva è costituito dal tentativo di controllare ogni forma di vita, ingabbiarla in una serie di controlli». Vuoi vedere che laicismo, statalismo, bioeticismo faustiano sono solo nevrosi sadomaso o fissazioni alla fase anale?
Questa è una lettura psicoanalitica, comunque, grosso modo, si può dire che tutti gli -ismi sono delle accentuazioni di posizioni che tendono a prescindere dalla realtà.
Come mai, fatta forse eccezione per quella inglese, la sinistra europea è intrisa di posizioni che «tendono a prescindere dalla realtà»?
Qui si filosofeggia, io non sono un filosofo e poi Massimo Cacciari potrebbe aver ragione a criticarmi. A occhio e croce mi pare che la cultura europea sia molto influenzata dall’idealismo e l’idealismo è una premessa per fare dell’idea un principio che vale a prescindere dalla realtà. Non solo a sinistra, ma anche a destra. A scuola in filosofia una volta ci dicevano che nazismo e comunismo provengono tutti e due dalla stessa radice ideologica che è l’hegelismo. L’Inghilterra è rimasta libera da questa posizione perché è un’isola e poi perché ha un fondamento di carattere empirico. Il quale empirismo ha però il difetto di essere un po’ cinico. L’inglese è un combattente anche perché per l’inglese in fondo vale solo quello che vince. Mentre alcune volte è più importante quello che perde. Altrimenti Gesù non varrebbe niente.
Perché dici “idealismo” e non “illuminismo”?
Ripeto, non sono un filosofo, però mi sembra che il pricipio dell’ideologia nasca con l’hegelismo. Con la pretesa di un pensiero che crea e domina tutto il reale. L’illuminismo che celebrava l’autosufficienza dell’uomo era già una cosa più realista che non l’autosufficienza dell’idea… E comunque, al di là della filosofia, il dramma, il dramma umano – che poi diventa anche il dramma politico, il dramma civile, il dramma sociale – è proprio quello di riuscire a rapportarsi adeguatamente alla realtà. Perché comunque la forza di una posizione umana si vede nel rapporto con la realtà.
Dici “dramma politico” e uno pensa inevitabilmente a un’opposizione politica che spesso si riduce a essere puro e semplice “anti Berlusconi”.
E’ una debolezza, è solo una debolezza.
Cioè?
La nostra sinistra è orfana del suo sogno.
In che senso?
Nel senso che il sogno della società perfetta sembra essere definitivamente crollato e la sinistra non è ancora stata capace di elaborare o di produrre una ipotesi alternativa e più realistica. La sinistra inglese, come dicevi tu, sembra invece essere stata capace di farlo con Blair. Almeno così pare, a occhio. Però, in fondo, Blair fa sostanzialmente quello che faceva la Thatcher. La nostra sinistra che, diciamo così, è più hegeliana, più idealista, ha perso il sogno, non è stata capace di elaborare un’immagine alternativa di società e quindi punta a vincere abbattendo il nemico in cui si concentra tutto il male. Mentre Berlusconi, nel suo genere, per quanto sia un cultore dell’immagine e per quanto si capisce ci tiene all’immagine – appunto, fa il lifting – è molto meno idealista. è un imprenditore.
L’impressione è che comunque sia meno narciso di Lilli Gruber.
Non voglio fare paragoni con Lilli Gruber perché non la conosco. Comunque, che Berlusconi sia molto meno narciso di tanti altri, questo è vero. Basti pensare a quanta opposizione e a quanta critica affronta. Dev’essere una persona che, in certo qual modo, ha una sicurezza a riguardo del rapporto con la realtà, altrimenti non reggerebbe. E infatti, vedendolo, io mi domando sempre come fa a essere così ottimista.
Penso che tutto ciò derivi comunque da un rapporto sano con il reale. Sbaglierà anche lui, ovviamente, però è un indubbiamente un politico realista.
Noi viviamo immersi in una eredità storica…
Sì, ma è un’eredità storica molto attutita. Noi, per fortuna, in certe esagerazioni non siamo caduti. Siamo stati stati comunisti ma non sovietici, fascisti ma non nazisti. Meno male. è l’aspetto sano dello scetticismo italico.
Dicevi del dramma umano, politico, civile, causato dalla preminenza del sogno sulla realtà. Come se ne esce: si deve smettere di comprare Repubblica, si deve spegnere la Tv, si devono evitare le assemblee scolastiche, i Club Mediterranée?
Oggi il sogno è un veicolo efficace attraverso il quale uno può pensare di raggiungere la felicità. E questo perché oggi abbiamo tante possibilità, appunto, la televisione, il tempo libero, le vacanze… Tutte cose che, non dico cento anni fa, ma solo cinquant’anni fa, erano molto, molto meno accessibili, mentre si aveva a che fare con la realtà molto più duramente. Oggi, diciamo che la realtà può essere elusa molto più facilmente e, soprattutto, chi vende, ha tanti mezzi per farcela eludere e per far pensare che si possa farne a meno, perché c’è tanto del resto. Come si sa il sogno è un veicolo dei consumi, micidiale… Però io non credo che la questione si risolva proibendo.
Sei diventato un pannelliano antiproibizionista anche tu?
Lasciamo stare le battute politiche, voglio semplicemente dire che se ad esempio la mamma proibisce ai bambini la televisione, con tutti gli altri bambini che la guardano, al bambino, in genere – non sempre ma in genere succede così – gli fa venire solo il desiderio di guardarla anche lui, la Tv. Quello che vince è veramente una introduzione alla realtà, che la realtà diventi preferibile al gioco. Cioè diventi preferibile al “non avere responsabilità”. Il fattore vincente è la forza di una proposta alternativa, non il combattere contro le proposte illusorie.
E cos’è una “proposta alternativa”?
Una “proposta alternativa” è una proposta umana dove uno scopre la corrispondenza con la realtà, la vive e ne gode. Fa piacere la vita com’è, non come dovrebbe essere. Questa è la proposta alternativa.
Mentre ciò che colpisce nei ragazzi, così come certe volte li vedi a scuola – beh, siamo stati e siamo talvolta come loro – è una sorta di dissipazione, di buttarsi via…
La dissipazione deriva sempre da un non impegno totale con le cose. La dissipazione è una mezza fuga. Mentre è necessario che se uno studia capisca che studiare è utile, che è bello, che è affascinante, che è faticoso come uno che andando in montagna, fa fatica, però la gusta, cioè gli piace arrivare in cima, ha questo allenamento alla vita. Ecco, l’introduzione alla realtà è questo.
Mi fai pensare a mio figlio, ieri è tornato a casa e mi dice: «Sai che alla vacanzina di Gs c’era anche quel tal ragazzo che non faceva altro che farsi le canne? Ha smesso, e adesso dice che vuole convincere tutti quelli della sua banda a non continuare a bruciarsi il cervello». E’ questo?
E’ questo.
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