Parola d’ordine: connettersi

Di Rodolfo Casadei
15 Gennaio 2004
Se volete sapere quali sono le nazioni che si trovano nelle migliori condizioni

Se volete sapere quali sono le nazioni che si trovano nelle migliori condizioni per approfittare delle opportunità messe a disposizione dalle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (note sotto l’acronimo inglese Ict) dovete scorrere la classifica del Networked Readiness Index (NRI), l’indice che riflette il grado di preparazione di un paese a beneficiare delle Ict. L’indice è il risultato della media ponderata di tre componenti: l’ambiente che un paese offre alle Ict (a livello di mercato, regolamenti, politiche e infrastrutture); il grado di preparazione di individui, imprese e governo; l’effettivo uso delle Ict da parte di individui, imprese e governo. L’indice esiste da tre anni e viene presentato all’interno del Global Information Technology Report pubblicato annualmente da Insead (una business school con sede a Fontainebleu, Francia), World Economic Forum e Banca mondiale. L’esame dell’edizione del 2003-2004, dove sono calcolati gli indici di 102 paesi del mondo, evidenzia una serie di fatti molto significativi: dei primi dieci stati in classifica, 6 sono paesi europei nordici (Finlandia, Svezia, Danimarca, Norvegia ed Islanda) e 2 nordamericani (Usa, al 1° posto, e Canada); fra i primi 30 stati, 19 sono europei, ma anche l’Asia è ben rappresentata con 7 presenze; i paesi europei latini veleggiano fra il 19° posto della Francia e il 31° del Portogallo. L’Italia, che si ritrova al 28° posto, è preceduta da paesi ad essa inferiori per reddito come Israele, Taiwan, Corea del Sud, Estonia, Malta e Malaysia. Il dato dell’Italia è decisamente interlocutorio: fra la prima edizione (che analizzava 75 paesi) e la terza l’Italia ha perso tre posizioni (meno dell’Austria, che ne ha perse dodici, o dell’Olanda che ne ha perse sette, ma nello stesso arco di tempo Francia e Germania hanno guadagnato la prima cinque, la seconda sei posizioni). Se si vanno a guardare le classifiche dei vari sub-indici, si scopre che l’Italia, 28ma in assoluto, è molto in basso per quel che riguarda l’ambiente a livello di politiche e regolamenti (42° posto) e l’uso delle Ict da parte delle sue amministrazioni pubbliche (34° posto), ma va decisamente meglio per quanto riguarda il grado di preparazione degli individui (23° posto) e del governo (24° posto) all’utilizzo delle tecnologie in questione. Insomma, se non vogliamo che l’Italia scivoli fra i paesi meno “connessi”, con le prevedibili ricadute scientifiche, economiche e culturali, urge connettere le capacità info-tecnologiche non disprezzabili dei cittadini e delle istituzioni con politiche e regolamenti all’altezza delle sfide della knowledge society e della knowledge economy, cioè della “società del sapere” e dell’ “economia del sapere”.

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