
Prodi, sceriffo senza pistole
«La guerra è la continuazione della diplomazia con altri mezzi», ha scritto il grande teorico militare Von Clausewitz due secoli or-sono e, certamente, come ha osservato Mirabeau, «la guerra è l’industria nazionale prussiana», nonostante la riunifica-zione della Germania del 1990 appaia un successo della diplomazia come continuazione di tre guerre. Dopo tutto, una lingua è un dialetto con un esercito e una marina militare. Le guerre del 1870, del 1914 e del 1939 fecero molto per stimolare la nascita di quell’Unione Europea che il Kaiser Guglielmo desiderava e fu poi realizzata per un infelice e, grazie al Cielo, breve lasso di tempo da Adolf Hitler. Dopo che molto sangue venne versato e molte ricchezze dilapidate col risultato di sacrificare l’egemonia mondiale europea – laddove nel 1939 un terzo del mondo era sotto il diretto controllo del “Vecchio Continente” – oggi ci ritroviamo con un’Europa multinazionale “democratica”, costruita per contenere – in entrambi i sensi – il Cuculo Teutonico sul nido europeo. Fino al 1870 quel gruppo di stati folclorici che la Regina Vittoria chiamava «cara, piccola Germania» era rimasto un malleabile cuscino col compito geopolitico di separare, assorbendone le continue lotte, la Francia dei Borbone e di Bonaparte e gli Asburgo dell’Austria-Ungheria. Quando, nel 1870, la Germania riapparve vitto-riosa e unita, con la popolazione più numerosa e la maggiore produzione industriale, nessuno – compresi i tedeschi – sapeva dove collocarla.
Prodi? Non è l’antico Romano
Oggi, 132 anni più tardi, abbiamo una Commissione Europea simile a Vichy per la sua mancanza di responsabilità e il suo dirigismo e costruita sul modello colbertiano quanto a struttura centralizzata e burocratica, con un Presidente italiano, Romano Prodi, che non è un “antico Romano” ma un uomo d’affari bolognese di mezza età. A causa delle vertigini provocate dall’altezza, Prodi e la sua Commissione si sono persuasi di essere a capo degli Stati Uniti d’Europa. Dal fatto che gli Stati Uniti, dopo una sanguinosa Guerra Civile, siano riusciti a diventare uno Stato federale non consegue che la stessa cosa possa accadere in Europa. Anche se ignorassimo gli inconvenienti dovuti alle differenti storie nazionali europee, al diverso sistema fiscale, alle diverse lingue e culture, resta che Prodi è stato “eletto” alla carica di “Presidente” alla maniera dell’Imperatore del Sacro Romano Impero, nominato dai capi di Stato, non certo, come George Washington o George W. Bush, dagli elettori. Inoltre gli Stati Uniti sono nati da un conflitto – due volte. Prima con la Guerra d’Indipendenza e poi con la Guerra Civile. Diversamente dall’Europa che è nata da una burocrazia – pensata a tavolino. È vero tuttavia che nel passato la necessità di difendersi diede vita a veri eserciti “europei”, come quelli comandati dal Duca di Malborough contro lo smisurato potere di Luigi XIV o dal Duca di Wellington a Waterloo contro l’ambizione destabilizzante del Bonaparte. Erano “europei” anche gli eserciti che fronteggiarono le ambizioni tedesche nel XX secolo, ma con l’apporto cruciale dell’Impero Britannico e della Repubblica Americana. La Nato venne istituita su insistenza del Governo britannico Labour dopo il secondo conflitto mondiale, per ingranare America e Canada nella difesa dell’Europa. Con il Piano Marshall che assicurava all’Europa occidentale la prosperità, e l’ombrello militare americano che ne garantiva la sicurezza, la Germania si è concessa il lusso di quella sua attitudine postbellica alla guerra simile a quella di un alcolizzato che ha smesso di bere liquori, mentre la Francia si è concessa una falsa indipendenza e l’Italia non ha ritenuto necessario investire in spese militari.
“La guerra è il commercio dei re”
Gli inglesi consegnarono consapevolmente il potere mondiale agli americani nella Seconda Guerra Mondiale – preferendoli ai cugini tedeschi. Certamente avevano fatto i propri conti: avendo combattuto guerre in diverse parti del mondo per 55 dei precedenti 56 anni, riconobbero sia la spiacevole inevitabilità del conflitto, sia la realtà del potere e dell’aiuto statunitense. Tuttavia, poiché «la guerra è il commercio dei re», Prodi vuole un proprio esercito come ha dichiarato all’Independent già nel febbraio 2000. «Quando parlavo di un esercito europeo, non stavo scherzando. Se non volete chiamarlo “esercito europeo” chiamatelo in un altro modo. Potete chiamarlo “Margaret”, oppure “Mary-Ann”, o con qualsiasi altro nome». E indubbiamente, chiamando con diverso nome gli elementi già impegnati nella Nato, sembra che Prodi questo esercito lo possieda davvero. Ovviamente egli condivide quell’idea di Talleyrand, per cui «la guerra è una cosa troppo seria per lasciarla ai militari». Per dare prova delle sue credenziali europee, nonostante non aderisse all’Euro, Blair nel 1998 ha firmato l’Accordo di Saint Malo per costituire una “Forza d’intervento rapido” anglo-francese. Sei mesi più tardi, a Colonia, si è arruolata anche la Germania ed entro la fine del 1999 ad Helsinki un comitato provvisorio composto di 15 nazioni ha nominato un tedesco come primo comandante con un vice britannico. La Germania naturalmente ha “l’esperienza” di non aver mai affrontato una guerra dopo il 1945, ma questa è l’Unione europea. L’Ue ha in progetto di armare una Forza di Intervento Rapido costituita da 60mila uomini, capace di schierarsi in campo nel giro di 60 giorni entro una distanza di 2mila 500 miglia e di operare lontana dalle proprie basi per un anno. Avrà 300 aerei e una flotta navale d’appoggio. Il suo “catalogo di capacità” consisterà in un pool di 90mila uomini armati, 350 aerei e 80 navi da guerra. A rotazione, significherebbe 250mila uomini da mantenere in stand-by. L’obiettivo è quello di rendere operativa questa forza – caso mai qualche potenziale nemico avesse voglia di saperlo – entro il 2003. La Gran Bretagna vi contribuirebbe con 24mila uomini, 18 navi da guerra e il 25% della Raf. Tuttavia questo contributo a quello che il Times definisce «un esercito fantasma» non sarebbe che un semplice trasferimento dell’attuale partecipazione alla Forza di Reazione Rapida Nato. Ne resterebbero coinvolti 30 paesi, inclusi alcuni non appartenenti all’Unione europea, come la Norvegia, l,Islanda, la Turchia, l’Ungheria, la Polonia ed altri un tempo neutrali come l’Austria, la Finlandia, l’Irlanda e la Svezia che non fanno parte della Nato. A quest’esercito marmaglia viene attribuita «la capacità di condurre un’azione autonoma spalleggiata da forze militari di rilievo». Si progetta di impiegarlo soltanto per emergenze umanitarie, prevenzione delle crisi e interventi su ampia scala, ma non per la difesa che resterebbe responsabilità della Nato. Una doppia struttura di comando europea, perciò senza accesso all’intelligence militare statunitense (ma vi fidereste dei francesi?), è la miglior ricetta per il disastro, mentre il fatto che non vengano armate nuove truppe ma semplicemente trasferite dalle forze Nato indebolirà insieme la stessa Nato e il sostegno americano alla difesa dell’Europa, che naturalmente è un punto della politica estera francese. Senz’altro sarebbe meglio occuparsi della debolezza della Nato e del contributo in uomini, armamenti e denaro sproporzionatamente esiguo dei paesi europei che prendono il sole sotto l’ombrello difensivo statunitense. I militari principianti parlano di strategie, quelli professionisti preferiscono occuparsi di logistica. Il Generale americano responsabile della logistica durante la Guerra del Golfo ha lasciato l’esercito per diventare Direttore responsabile di WalMart, la più grande catena mondiale di supermercati. Chirac si è accorto che per mandare i suoi Cacciatori delle Alpi in Afghanistan aveva bisogno di noleggiare i mezzi aerei dai russi. Certamente per qualsiasi conflitto importante che non coinvolgesse l’America, l’Europa avrebbe bisogno di impiegare le truppe della Russia e della Turchia, i soli grandi “Eserciti europei”.
Esercito di stomaco
Come disse Wellington delle proprie truppe: «non so se incutono timore al nemico, ma per Dio, ne incutono a me». E come ci ricorda il suo rivale, Napoleone, «un esercito marcia a partire dal suo stomaco». Ancora una volta ritorna la logistica, che Napoleone aveva rivoluzionato, e tornano gli investimenti. Jane’s, l’organizzazione di analisi di difesa più importante al mondo, introduce un livello di realtà nell’esercito di Prodi. «L’esercito europeo semplicemente non potrebbe intraprendere una guerra. Come forza di combattimento sarebbe inefficace. Sono indispensabili enormi investimenti in ogni settore per mettere insieme gli elementi essenziali. Se venissero impegnati almeno 33 miliardi di Euro allora forse quest’esercito potrebbe diventare realmente operativo, probabilmente nel giro di 10 anni». Come ricorda Napoleone, a Prodi e a noi, «Nessun piano di attacco sopravvive allo scontro col nemico». I nemici sono gli americani o i cittadini che pagano le tasse?
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