
Tipi (italiani) di sventata ipocrisia
«Ci troverebbe, come del resto per tutte le altre facoltà, un cantiere con molti addetti ai lavori assai impegnati, con tutto il fastidio dei lavori in corso, muratori e calcinacci», scrive Luigi Berlinguer su Repubblica. Si riferisce alla riforma dell’università, in particolare delle facoltà di lettere. Non manca di tirare in ballo i muratori. Nonostante che questa sua abitudine gli abbia già creato più di un problema con la federazione Ds di Siena quando faceva il rettore. *** «I giornali e le riviste sono sempre più pesanti e strabordano di pubblicità. Quanta carta sciupata!», scrive Dacia Maraini su Io donna. Sottolineiamo: è un editoriale su Io donna, non un articolo per un foglietto stampato per i francescani. La Maraini ha vissuto a lungo con uno dei più geniali intellettuali italiani. Le ha insegnato molto senza dubbio su noia e indifferenza. Prima di passare a conversazioni sull’ipocrisia sventata, si sono lasciati. *** «Mi ha lasciato perplesso il fatto che il provvedimento sia stato eseguito nei pochi giorni in cui si può celebrare l’udienza nei confronti di parlamentari», dice Gerardo D’Ambrosio al Corriere della Sera. Si riferisce a un’indagine della procura di Perugia. Giustizia a orologeria. Ne avevamo già sentito parlare. *** «Torino non è certo una città di provincia bruttina come Bilbao la cui capacità di attrazione dipende dal successo mediatico di un’architettura», scrive Vittorio Gregotti sull’Unità. Non per nulla il capoluogo del Piemonte ha chiamato proprio Gregotti a fare il suo piano regolatore. *** «Il nuovo millennio lo vedo peggio di quello di prima», dice Susanna Tamaro all’Avvenire. Chissà se nel 1002 c’era già chi prevedeva i massacri dei conquistadores spagnoli nelle Americhe, la peste nera, le guerre dei Trenta e dei Cent’anni, la Rivoluzione francese dell’89, e magari le avventure di nazismo e comunismo, e le due guerre mondiali del XX secolo. *** «Qualche volta mi sveglio la mattina un po’ cattiva», scrive Natalia Aspesi su Venerdì. Normalmente, invece, si sveglia cattivissima. Per la gioia di noi, suoi lettori. *** «Vuole che le dica la verità? Noi siamo stati sottoposti a un crescendo di attacchi che tendevano a farci apparire come una società in dissesto», dice Paolo Fresco alla Stampa. è andato negli Stati Uniti, è diventato un grande manager della General Electric, mica di una polisportiva di Sampierdarena, e tutto quello che sa fare è dire che i giornali gli remano contro, come un D’Alema o un Berlusconi qualsiasi. *** «Entrare in politica per portare interessi propri», dice Antonio Di Pietro al Corriere della Sera. La sua frase è diretta contro l’essenza dell’homo berlusconianus. Che l’ex pm sia contro gli “interessi” in tutte le forme possibili l’ha ricordato diverse volte Giancarlo Gorrini, quello che gli fece il noto “prestito” di cento milioni.
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