La vacca eroica di Fidel

Di Stefanini Maurizio
06 Giugno 2002
Castro tiene sulla scrivania una foto e una statuetta della Ubre Blanca, la “mucca da Guinness”. Aneddoti (tutti veri) di un líder comunista molto global (e pro Ogm)

Altro che la guerra battereologica! È andato Jimmy Carter a controllare se davvero, come denunciato dal governo americano, Fidel Castro stesse preparando armi di distruzione di massa di tipo biologico. Ma mentre lui ispezionava, sembra senza capirci più di tanto, uno scienziato che aveva lavorato nei famosi biolaboratori di Fidel, il dottor José Morales, ha rivelato l’arcano. Povero líder máximo calunniato, lui non vuole impestare i gringos, ma riottenere, attraverso una clonazione la sua adorata, Ubre Blanca. “Mammella Bianca”, la “vacca eroica” cui il regime ha eretto un monumento.

Sbronza da latte

È una storia di un grottesco tale che, a sentirla raccontare dagli esuli di Miami, sembra una calunnia del peggior repertorio maccartista stile anni ‘50. Come antefatto, bisogna spiegare che Fidel Castro ha per la genetica e la biotecnologia lo stesso tipo di passione che a suo tempo Hitler nutrì per la pittura, Mussolini per il violino e Stalin per la linguistica. Con che esiti, è abbastanza questione di punti di vista. «Questo centro ci colloca tra i primi otto paesi del mondo in un ramo della ricerca scientifica a cui corrisponde una tecnologia d’avanguardia», spiegò Fidel nel mostrare a Gianni Minà, nella famosissima “intervista in ginocchio”, l’Istituto di ingegneria genetica e biotecnologica, suo fiore all’occhiello. E poi, con tono lirico: «la biotecnologia è una scienza antica come la civiltà umana e veniva utilizzata già dall’antichità per produrre birra. L’ingegneria genetica, invece, è una scienza più recente e rappresenta una grande promessa soprattutto per la medicina». Ecco un altro best-seller filo-castrista, Le vene aperte dell’America Latina di Eduardo Galeano, sulle “conquiste della rivoluzione” da proporre al resto del Continente: «per aumentare la magra produzione di latte del bestiame zebù, si sono portati a Cuba tori di razza Holstein con i quali, mediante l’inseminazione artificiale, si sono fatte nascete novecentomila vacche incrociate». Commento sarcastico dello scrittore esule Carlos Alberto Montaner: «si è cercato di ottenere mucche che resistessero al sole come quelle cubane e producessero latte come quelle nord-europee, col risultato di mucche che continuavano a produrre poco latte, ma in compenso morivano come mosche». «Non capisco la materia e mi rimetto agli esperti», ha tagliato corto nel suo famoso libro “testimoniale” Persona Non Grata Jorge Edwards, il socialista cileno mandato da Allende a aprire l’ambasciata cilena a Cuba nel 1971, ed espulso da Fidel per le sue amicizie con intellettuali poi caduti in disgrazia. Si limita a descrivere con brio una mania, nel raccontare la sua visita alla “fattoria modello” dove il líder máximo trascorreva ore e ore, e nel mostrarcelo a farsi portare bottiglie di latte con etichette «come i tedeschi fanno con le birre di marca»: «Fidel domandava a che vacca corrispondeva ogni latte – le vacche avevano delicati nomi femminili come Maria Rosa, Clarissa, Maria Grazia -, ma pretendeva di distinguere i differenti tipi di latte dal sapore. “Ah! Questa!”, esclamava, “Questa ha sapore di mandorle!… Mai nella mia vita di cileno bevitore di vino rosso mi ero visto sottoposto a una tale euforia, a una specie di sbronza da latte”».

Vacca, che Stakanov!

Prima di Fidel Cuba esportava carne bovina. Oggi è invece razionata, mentre il latte è in pratica riservato solo a vecchi e anziani. Anche questa situazione è colpa dell’embargo, o non piuttosto di 43 anni di esperimenti assurdi imposti dall’alto? Eppure in mezzo al generale disastro, su novecentomila vacche sbagliate, ci fu un’eccezione: Ubre Blanca, che il 25 gennaio 1982 produsse in una sola “seduta” 110.9 litri di latte, finendo nel Guinness dei Primati. E divenne così la “vacca eroica”. Separata dalle sue volgari compagnie deviazioniste, la bestia che dimostrava come un altro mondo lattifero è possibile fu messa in una stalla climatizzata, allietata da musica sinfonica e scortata da membri armati fino ai denti della guardia del corpo personale di Fidel. Ahimè, uno di questi ceffi, affascinato dalle grazie della popputa star, le giocò un brutto tiro. Quando alla mucca venne infatti una terribile febbre, l’indagine dei veterinari trovò l’orribile evidenza di uno stupro contro natura ai danni della povera bestia, ad opera proprio di una delle guardie. Tutto sommato, il bestiale reprobo se la cavò con poco: due anni di carcere. Ripresa dal trauma, la “vacca eroica” ridiventò un simbolo di stakanovismo animale. «In 305 giorni ha raggiunto l’elevata produttività di 24.268 litri di latte», riferiva nel 1982 la rivista Bohemia, riportando anche l’esame veterinario delle sue famose mammelle. «Il sistema venoso della mammella è ricco. Durante l’osservazione, si comprova poco tessuto. Queste vene mammaree sono di grande calibro, ampie e lunghe dall’orificio da cui emergono. I suoi capezzoli sono potenti, di pelle grossa». Nei giornali, le imprese della “vacca eroica” contendevano la prima pagina ai discorsi dello stesso líder máximo. Purtroppo, se Ubre Blanca nell’incrocio aveva salvato la potenza lattifera della razza Holstein, non era però riuscita ad acquisire la resistenza al tropico della razza Zebù, di origine indiana. In capo a soli tre anni dalla sua impresa da Guinness la poveretta morì, per una malattia alla pelle evidente risultato del caldo sole cubano. Fidel, inconsolabile, le fece erigere un monumento in marmo bianco nel famoso centro per congressi di Isla de la Juventud, mentre il corpo mummificato fu conservato dentro a una cabina di cristallo ermetica al Centro di Salute Animale. È partendo da questi tessuti che sarebbe ora partita l’operazione clonazione. «Questo progetto è molto importante per il comandante Castro»; ha rivelato José Morales. Diversi testimoni affermano che nel suo ufficio Fidel tiene diverse foto e una statuetta da scrivania dell’illustre bovino.

Che dicono i no global?

Gli estimatori di Fidel, tuttora abbondanti in campo no global, e che sfasciano i McDonald in nome della lotta agli ogm, approverebbero un’operazione Ubre Blanca fatta alle nostre latitudini? Un consiglio a loro sarebbe forse di mettere tutta la famiglia Castro sotto osservazione. Fidel Castro Díaz-Balart, meglio noto come Fidelito, è il 52enne figlio primogenito di Fidel, tra l’altro a lui identico dal punto di vista fisico, ed è un ingegnere nucleare. Già segretario esecutivo della Commissione per l’Energia Atomica di Cuba tra 1980 e 1992, e padre del programma nucleare cubano. Ebbene, ha appena scritto un libro per dire che il futuro del mondo è nell’energia atomica, e che quella antinuclearista è una cospirazione di oscurantisti contro il progresso. Per chi vuole controllare, il volume è stato tradotto in italiano: Fidel Castro Díaz-Balart, La grande sfida del terzo millennio. Energia nucleare: pericolo ambientale o soluzione per il futuro?, Edizioni Maretti & Wilde, Cesena.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.