
Cofferati e gli specchi, Bocca e i pazzi
«La sconfitta delle Brigate rosse ha convinto tutti che alla fine non erano riuscite a destabilizzare alcunché», scrive Umberto Eco su Repubblica. In realtà l’assassinio di Aldo Moro produsse la definitiva destabilizzazione della Dc e il Pci investito dalle vicende del ’78 interruppe per circa un quindicennio il suo processo di socialdemocratizzazione, compiendolo poi nel modo che tutti sanno. Per non fermarsi a considerazioni consolatorie, sarebbe utile partire da quel che sostengono le Br, rivendicando l’assassinio di Marco Biagi, cioè che uccidendo Massimo D’Antona tre anni fa hanno bloccato l’attuazione dei suoi progetti. È vero? *** «La destra è stata risparmiata perché nella logica dei terroristi è funzionale alla strategia che perseguono», scrive Elio Veltri sull’Unità. Nei lunghi anni ’70 e anche negli ’80 accanto a eccellenti riformisti (per citarne qualcuno: Guido Rossa ed Emilio Alessandrini), caddero, furono feriti e sequestrati per mano del terrorismo di sinistra moltissimi uomini di “destra”, poliziotti, carabinieri, generali, magistrati non girotondini come Mario Sossi, capireparto, dirigenti d’impresa, attivisti e dirigenti politici, persino Indro Montanelli, allora un’icona della destra e non ancora dei “riformisti”. La contabilità delle vittime è pelosa. Diventa inevitabile di fronte al viscido argomentare di tipi alla Veltri. *** «In Italia c’è il fascismo della televisione, il fascismo di Vanna Marchi», dice Tiziano Scarpa alla Stampa. Poco informato. La fascista Marchi è stata arrestata dai gruppi d’azione patriottica di Striscia la notizia. *** «Niente di più o diverso o di personale. Il professor Biagi aveva coordinato la stesura del Libro bianco e aveva contemporaneamente collaborato in qualche circostanza con la Confindustria», dice Sergio Cofferati al Corriere della Sera. Il segretario della Cgil giustifica così l’aver indicato Marco Biagi come uno dei tasselli del collateralismo tra governo e Confindustria. Smascherare senza personalizzare? Nell’arrampicarsi sugli specchi cofferatiani si leggono tracce di una comprensibile vergogna. Troppo poca. *** «La nostra gente è in sintonia con Pezzotta. Ma se questa viene giocata per colpire la Cgil questa non passa e piovono i fischi», dice Paolo Gentiloni all’Avvenire. La dichiarazione chiara e lineare del portavoce di Francesco Rutelli ricorda quelle dei dirigenti dei Partiti dei contadini che “collaboravano” coi Partiti comunisti nel “governo” delle Democrazie popolari d’antan. *** «Pochi dicono che a vivere in un mondo di pazzi il rischio d’impazzire c’è», scrive Giorgio Bocca sull’Espresso. Finalmente
un po’ di autocoscienza.
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