
Sulle tracce di re Davide, come alla fonte del “mandaci o Zeus il miracolo di un cambiamento”
Siamo arrivati tardissimo. Eravamo passati attraverso Haifa, Tel Aviv e Gerusalemme, sulla strada che costeggia Gerico. Era una notte di stelle, siamo stati fino a tardi a ridere, a parlare con questi amici con i quali ci incontriamo ogni tanto per andare a scoprire tutti i segreti della piccola terra del latte e del miele. Al mattino, quando ci siamo svegliati Gal, uno dei figli, era già fuori. Era andato a cercare il panorama… se ne stava seduto a picco su una roccia davanti al Mar Morto scintillante di sole. Poi una lunga gita a piedi lungo questo sentiero in mezzo al deserto. Lo stesso che percorse Davide, non ancora re, per nascondersi dalle ire di Saul e dove il suo amico Jonatan venne a cercarlo. Quanti pernsieri per la testa.
Dopo km e km di deserto, di aridità, di pietre e sassi ti appare improvvisamente quell’azzurro che ti inonda gli occhi. Ti sembra di aver raggiunto la serenità poi però, quando ti avvicini e tocchi con mano come per crederci, come per convincerti a crederci, ti rendi conto che quell’acqua non può dare vita. Penso al giovane Davide, di Betlemme, che fugge da una guerra che non ha cercato, che si chiede dove sia D-o, che non riesce a capire perché la sua positività, il suono della sua cetra, il suo coraggio abbiano reso il re Saul ancora più adirato verso di lui. Me lo immagino in mezzo a questo deserto, rocce tutte intorno, solo rocce, solo solitudine, silenzio.
Ci siamo incamminati a piedi su per il wadi, un canyon in mezzo alle pareti alte e maestose, sulle orme di Davide. Noi, i nostri figli, cercando nel nostro cuore, in fondo in fondo, tante risposte sugli ultimi avvenimenti che ci attanagliano qui in questa nostra terra, che cerchiamo di allontanarci dalla mente ma che tornano e tornano senza posa, pensando, come succede in ogni istante della nostra esistenza, al futuro di questi figli.
E mentre ci riempivamo delle loro risa, delle loro voci in mezzo a quel silenzio di montagne e di magia, improvvisamente, mi sono resa conto di come Davide, il futuro re Davide, abbia ricevuto le sue risposte, come abbia capito di non essere solo, come abbia capito che D-o non lo avrebbe mai abbandonato.
Lì, in mezzo al deserto, sotto un sole di febbraio cocente, è apparsa davanti ai nostri occhi increduli una cascata d?acqua: limpida, di cristallo, fresca come sa essere solo una sorgente. È proprio lì che Davide si fermò, che Jonatan gli manifestò la sua grande amicizia. È lì che forse attinse, in quell’acqua di cristallo, le energie per credere, per continuare a credere, a vivere e a lottare.
È qui, in questa terra di sorgenti, di latte, di miele e di dilemmi che cerchiamo di sopravvivere, di restare ottimisti, è qui che ci confrontiamo ogni santo giorno con la nostra coscienza, cercando di capire, di accettare chi ci circonda e sperando che capiscano e accettino anche noi. Con tutti i nostri pregi e i nostri difetti, come tutti gli esseri umani!
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