Addio al Genoa social forum

Di Gaspari Antonio
06 Settembre 2001
Cattolici e no-global. Dopo l’euforia della vigilia e il tragico risveglio di Genova, vescovi e associazioni ecclesiastiche prendono le distanze dal Gsf degli Agnoletto e Casarini. Un bilancio del post-G8, visto da ambienti d’oltre Tevere di Antonio Gaspari

Dopo i fatti di Genova da che parte sta il popolo cattolico? È vero che i cattolici si sono divisi sulla scelta antiglobal? Quali le affinità tra il popolo di Seattle e il volontariato cristiano? È credibile chi dice che attraverso i no-global Marx sta rientrando nella Chiesa? E come hanno reagito la Curia romana, la Conferenza Episcopale e i movimenti ai fatti incresciosi di Genova? Domande serie a cui però gli analisti hanno fornito durante l’estate risposte banali, appiattendo il dibattito in corso in uno scenario in cui vecchi e nuovi cattocomunisti si scontrano con i neoconservatori.

Tettamanzi è caduto in trappola
In realtà la situazione è molto più complessa ed articolata, e sulla globalizzazione così come sulla ricerca e annuncio di Cristo come unico Salvatore, la Chiesa ed il suo popolo sembrano molto più uniti di quanto si voglia far credere. A più di un mese dai tragici fatti di Genova sembra ormai condivisa l’analisi secondo cui il manifesto delle Associazioni Cattoliche abbia creato una gran confusione fornendo al Genoa Social Forum visibilità, credibilità e soprattutto una massa di gente da manovrare per fini strettamente politici. Sulle buone intenzioni delle associazioni cattoliche non esistono dubbi, certo è che personaggi più vicini alla Margherita e ai Ds, hanno pensato bene di mascherare la voglia di vendicarsi per la sconfitta elettorale, con argomentazioni antiglobal. Così, per fini cinicamente politici, si è cercato di far apparire l’intera Chiesa cattolica totalmente appiattita sulle posizioni del “popolo di Seattle”. Questo sì che è stato un vero tentativo di dividere il popolo cattolico, tanto più che il manifesto della associazioni cattoliche era tutto incentrato su proposte politiche come la Tobin Tax e il Protocollo di Kyoto, ma non citava mai Cristo né le encicliche sociali. Per quanto riguarda il Terzo mondo poi nemmeno una riga era dedicata alla denuncia dell’imperialismo contraccettivo. Nella trappola della antiglobalizzazione è caduto anche il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Genova, il quale nel tentativo di conciliare il rapporto tra manifestanti e istituzioni, ma soprattutto nell’opera di avvicinamento nei confronti di quella parte della Chiesa più impegnata nel “sociale”, è sceso in campo con tutta la sua autorità. L’ambiguo sodalizio tra gruppi cattolici e Agnoletto è andato avanti fino al giorno in cui è morto Carlo Giuliani, solo allora i gruppi cattolici si sono dissociati dal Genoa Social Forum ed hanno cominciato a prendere le distanze.

Focolarini di rivolta
In realtà il tentativo di aprire gli occhi alle associazioni cattoliche che avevano aderito al manifesto del Genoa Social Forum era esploso prima dei tragici eventi. Un documento di sei pagine. Per dire che la globalizzazione non è il male. Per prendere le distanze dal popolo di Seattle. Per lanciare uno slogan: «Non conformatevi!» era stato diffuso e sottoscritto da circa 50 tra intellettuali, scienziati, scrittori e giornalisti di area cattolica. Nonostante il tentativo di etichettarlo come “Baget-Bozzo pensiero”, il documento è girato velocemente in Curia, tra le diocesi, nelle parrocchie, tra i movimenti. Pur essendo tale iniziativa decisamente “controccorrente” la risposta è stata straordinaria. Questa iniziativa ha inoltre fatto emergere tutta quella parte del mondo cattolico che non condivideva affatto le iniziative del Genoa Social Forum. Così in molte delle associazioni il cui nome compariva a calce del manifesto di Genova, sono emerse contestazioni da parte di membri vicini alla dirigenza, perché era stata apposta la firma senza consultare la base. Particolarmente vivace la discussione all’interno dei Focolarini. La Segreteria di Stato Vaticana ha cominciato a predicare cautela. Al Pontificio Consiglio dei Laici è cominciato ad emergere un certo fastidio circa il tentativo di mobilitare a Genova i giovani che avevano aderito alla Giornata Mondiale della Gioventù di Roma. E Fides, l’agenzia stampa della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha pubblicato diversi servizi molto critici nei confronti del Genoa Social Forum. Il missionario del Pime padre Piero Gheddo in particolare ha espresso in termini molto franchi quelli che ha chiamato «errori di prospettiva» di quel modo di trattare i problemi della globalizzazione. Dissapori e ripensamenti anche all’interno della Conferenza Episcopale Italiana. Molti estimatori del cardinale Tettamanzi sono rimasti delusi, ed hanno parlato dei cattolici a Genova come di “uno scivolone”. Il cardinale Silvano Piovanelli ha confessato in prima pagina sul Corriere della Sera l’errore di allearsi con il Genoa Social Forum.

I buchi della rete Lilliput
Alessandro Maggiolini, vescovo di Como, ha scritto pubblicamente il suo dissenso. Mons. Andrea Gemma vescovo di Isernia -Venafro, dopo aver avvertito dei pericoli di questa «strana alleanza» con il popolo di Seattle ha firmato il “contromanifesto” e lo ha pubblicato per intero sul settimanale diocesano. Lo stesso hanno fatto diversi parroci sparsi per la penisola. Il fenomeno di “ripensamento” è stato così vasto e diffuso che attualmente anche all’interno delle rete Lilliput, la più coesa tra le strutture di collegamento tra popolo di Seattle e cattolici, sono molte le defezioni. Mentre dal punto di vista delle strutture il mondo cattolico sta prendendo le distanze dal Genoa Social Forum, più complicata rimane la “debolezza culturale” che caratterizza molte delle associazioni cattoliche, soprattutto quelle impegnate sui temi del pacifismo e della difesa dell’ambiente.

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