
Milosevic non c’è più, e i russi si interrogano
Milosevic non c’è più, e i russi si interrogano
I commenti della stampa europea e di quella nordamericana sulla caduta di Milosevic e sull’avvento di Kostunica sono ormai passati agli archivi: da quelli più aperturisti di Le Monde, che si augurano la riconciliazione fra Jugoslavia e comunità internazionale come conseguenza della vittoria elettorale dell’opposizione, a quelli più intransigenti come il New York Times, che invita a non allentare la pressione su Belgrado affinché l’affare-Milosevic conosca un capitolo finale: la consegna dell’ex presidente serbo al Tribunale internazionale dell’Aja sui crimini di guerra nell’ex Jugoslavia. Poco è stato riferito, invece, sui commenti provenienti dalla Russia, il paese che più di tutti in questi anni ha fiancheggiato le politiche del decaduto regime jugoslavo. Una sintesi molto utile dei punti di vista russi sul dopo-Milosevic è apparsa sulla Komsomol’skaja Pravda quando la vittoria di Kostunica si profilava ma non era ancora certa.
I “patrioti”: tanto peggio per Slobo, s’era accordato con gli americani
Il settimanale moscovita distingue tre posizioni: rispettivamente dei “patrioti russi”, dei “pessimisti” e degli “ottimisti”. La prima raccoglie coloro che mostrano grande diffidenza verso i nuovi governanti di Belgrado ma sputano pure sull’ex presidente serbo che abbandona il palcoscenico: “Avendo rovesciato Milosevic, l’opposizione sarà comandata a bacchetta dall’Occidente. Ma vale la pena che la Russia pianga la perdita del suo quasi ultimo fedele alleato? Non vale la pena di idealizzare Milosevic: si è ricordato dei ‘fratelli’ russi solo quando si è trovato stretto all’angolo a causa dei suoi stessi intrighi. Ma se ne è facilmente dimenticato quando ha avuto bisogno di un accordo con gli americani, come al tempo della pace di Dayton per porre fine alla guerra in Bosnia-Erzegovina. Nell’ultima fase della sua presidenza Milosevic effettivamente ha tentato di impedire un ulteriore smembramento della Jugoslavia, ma si è mosso troppo tardi”.
I “pessimisti”: la crisi non è chiusa, le sanzioni resteranno
I “pessimisti” sono coloro che stimano ancora aperta e niente affatto prossima alla conclusione la crisi jugoslava: “A questo punto per Milosevic è preferibile che l’esercito non intervenga a suo sostegno, che resti tranquillo nelle caserme: potrà così concludere coi nuovi governanti accordi che garantiscano la sua sicurezza personale. D’altra parte l’ex opposizione non può infliggere una nuova umiliazione al popolo serbo consegnando l’ex presidente al Tribunale dell’Aja, dopo che la Nato ha così dolorosamente ferito il popolo serbo. Questa però diventerà una leva nelle mani dell’Occidente nelle sue trattative con Belgrado. Mentre Kostunica e i suoi offriranno riforme democratiche in cambio del graduale allentamento delle sanzioni, Washington giocherà il suo jolly: noi non ci affrettiamo a togliere le sanzioni perché voi non consegnate Slobo al Tribunale dell’Aja”. Come è noto, gli Usa hanno annunciato di voler togliere tutte le sanzioni tranne quelle che impediscono a Belgrado di ricevere prestiti da Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale: queste sarebbero eliminate solo dopo aver definito una volta per tutte la questione Milosevic.
Gli “ottimisti”: meglio così, possiamo uscire dal pantano balcanico
La tesi degli “ottimisti”, infine, è che dopo l’uscita di scena di Milosevic la Russia avrà le mani più libere e meno responsabilità: “La vittoria dell’opposizione è un avvenimento positivo, perché la Russia non dovrà più immischiarsi nei tormentati negoziati balcanici. Poiché l’Occidente ha sostenuto, anche finanziariamente, l’opposizione, probabilmente ora riuscirà a trovare l’accordo anche senza l’intervento di Mosca. La mediazione russa nei Balcani diverrà formale: ascolteranno la nostra voce, ma poi faranno a modo loro. D’altra parte, pagare a causa di Milosevic e litigare con l’Occidente a causa sua ha stancato. La sua uscita di scena senza ulteriore lotta slega le mani alla nostra diplomazia. I rapporti con Kostunica non promettono di essere cordiali (a causa del passato sostegno di Mosca a Milosevic anche quando usava le maniere forti contro l’opposizione – ndt), ma anche il loro passato carattere drammatico finirà per ridursi in misura significativa”.
A cura di Vitoldo Cwalinski
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