Soverato, la sciagura della memoria perduta

Di Benincasa Teresa
20 Settembre 2000
Ancora un'alluvione che spazza un paradiso italiano. A monte delle regole violate e oltre le speculazioni politiche c'è lo smarrimento della responsabilità per il mondo comune. E ora si cerca una speranza nel sistema idrografico steso da 180 giovani tecnici calabresi e nel piano di bacino. Corrispondenza dalla Calabria ferita

“Le fiumare presto o tardi travolgono ogni cosa”: così scriveva Corrado Alvaro, l’autore di Gente in Aspromonte. Per lo scrittore di San Luca le fiumare rappresentano l’allegoria della violenza con cui la natura torna a prendersi, prima o poi, quello che le viene sottratto. Il sapere antico di Alvaro ha informato di sé la normativa edilizia, ma senza conseguenze pratiche. L’uomo ha rimosso le radici profonde della conoscenza, sconvolgendo così il rapporto con il territorio e innescando sciagure di cui è la prima vittima. Come quella accaduta a Soverato nei giorni scorsi e che in pochi minuti ha trasformato un angolo di paradiso in un inferno. Peraltro nota per gli incantevoli scogli di Caminia e la spiaggia di Copanello che la circondano, Soverato si trova nei pressi di Squillace, la patria di Cassiodoro, dove, sempre tra gli ulivi, a ridosso della statale 106, sorgono gli imponenti resti della basilica di Santa Maria della Roccella e di un teatro romano: meraviglie che non sono state danneggiate dall’alluvione, ma che ora rischiano di rimanere seppellite nel fango delle polemiche.

Chi ha ostruito il fiume Beltrame?

Un dato di fatto è che il camping Le Giare teatro della tragedia si trova all’interno della zona tecnicamente definita “area golenale” e questo, secondo molti, avrebbe potuto fare presagire un’eventuale piena del fiume Beltrame, che lo attraversava. Ma ad appesantire il bilancio della catastrofe che si è abbattuta sul camping sembra sia stato uno sbarramento causato da una discarica abusiva all’altezza di un ponte nel territorio di Petrizzi. Questa ostruzione, infatti, avrebbe determinato la formazione di una diga naturale e quindi l’accumulo di un enorme quantitativo d’acqua che quella notte maledetta è straripato precipitando addosso all’area occupata dal campeggio, investendo inesorabilmente i villeggianti.

La macchina dei soccorsi, primo bersaglio contro cui si sono scagliate le polemiche, in realtà si è messa in moto non appena le condizioni meteorologiche lo hanno reso possibile. L’inondazione è avvenuta dopo le quattro e mezza del mattino e, secondo le testimonianze rese dai sopravvissuti, alle cinque e venti i Carabinieri erano già sul posto. Poco dopo arrivavano, pienamente operativi, i vigili del fuoco, altri carabinieri e mezzi e personale del Comune. Trecento volontari provenienti anche da altre regioni, arrivati sul posto, si sono impegnati scavando anche con le mani per trovare i corpi di quelle vittime ritrovate poi senza vita lungo il torrente e la riva di un mare ormai nero per i detriti, gli arbusti e il fango.

Il precedente dell’alluvione crotonese Il Consiglio dei ministri si è riunito per dichiarare lo stato di emergenza e la Regione ha proclamato il lutto cittadino, ma c’è chi dice che se la Regione avesse a suo tempo applicato il cosiddetto Decreto Sarno, il quale prevedeva l’individuazione da parte della Regione delle aree a rischio alluvione e l’attuazione di adeguate misure di salvaguardia (in altre parole lo sgombero di eventuali nuclei abitativi) la tragedia avrebbe potuto essere evitata. Tuttavia secondo gli esperti non sarebbe stato possibile arrivare in tempi così brevi all’identificazione di microaree come quella del fiume Beltrame.

Resta il fatto che da oggi bisogna rimboccarsi le maniche e correre ai ripari per evitare ripetizioni della tragedia. I finanziamenti miliardari e le lacrime di coccodrillo non basteranno: lo insegna la lezione delle alluvioni in Italia. Dal punto di vista della strumentazione tecnica, la Calabria potrà valorizzare l’esperienza dell’alluvione di Crotone, in seguito alla quale venne realizzato, grazie all’apporto dell’Università della Calabria, un sistema idrografico in grado di segnalare in anticipo eventuali rischi di smottamento e frane. Si tratta di estendere i livelli di protezione anche al resto del territorio costiero.

Negli uffici regionali competenti è già pronta la mappa dei fiumi e dei terreni, messa a punto da 180 giovani tecnici calabresi. Inoltre è quasi pronto il piano regionale di bacino.

E’ il momento, dunque, di scrollarsi di dosso il fatalismo e cominciare a lavorare secondo scienza e coscienza: la costruzione di forme efficaci di tutela e salvaguardia non si concilia con una gestione del territorio sconsiderata.

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