Condivido l’articolo raro di Vittorio Messori sulla guerra Nato contro la Serbia (Il Giornale del 31 marzo). Aggiungo un nesso. Trasformo la celebre frase di von Klausewitz, “la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi”, in: “la guerra è la prosecuzione della psicologia – quella nata americana all’inizio del secolo – con altri mezzi”. È una psicologia (detta “scientifica”), iniziata per l’esercito, voluta in un’unica prospettiva: dare istruzioni, comandi, immediatamente proiettata sull’azione e azione esecutiva – con aggravamento del dibattito faustiano tra “in principio era l’azione” e “in principio era il verbo” – come esecuzione meccanica di programmi cioè comandi. Oggi essa è interpretata al meglio da quel “cognitivismo” – entusiasta del computer: infatti il computer altro non è che comandi ed esecuzioni – che vuole l’uomo come computer, ossia calcolante, “strategico”, distinto in due parti: una è la mente come programmi, software, l’altra, cervello e muscoli, è esecuzione meccanica, lo hardware. Questa psicologia ormai entra in scuola con l’intelligenza artificiale, poi entra in guerra con gli aerei “intelligenti”. Potremmo essere invogliati a deciderci, come tra guerra e pace, tra psicologia di guerra e psicologia di pace (non pacifista).
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi