
Medici contro la Bindi e governo contro la sussidiarietà
Teoria e prassi della rivoluzione Giovedì 20 maggio Massimo D’Antona, 51 anni, ex sottosegretario, collaboratore del ministro del Lavoro Bassolino e artefice del patto sociale è stato assassinato a Roma da due killer che, attesolo fuori di casa, gli hanno sparato sei colpi di pistola. L’attentato è stato rivendicato con un lungo documento dalle Brigate Rosse. Commentando l’accaduto in televisione il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti ha dichiarato che “dal punto di vista dell’analisi il testo dei brigatsiti è parzialmente condivisibile”.
Tutto riporta a drammatiche memorie. Come ha spiegato nel seguito della trasmissione il compagno Fausto in cachemire e portaocchiali in pelle, sulla teoria rivoluzionaria i compagni combattenti sono perfetti. Sbagliano nella prassi e così scadono nella violenza. Appunto, i soliti compagni che sbagliano.
Raffica di scioperi anti-Bindi Mercoledì scorso (19 maggio) il ministro della Sanità Rosy Bindi, intervenendo a una tavola rotonda organizzata dalla Fist-Cisl si è dichiarata disponibile a rivedere la sua riforma della sanità in merito all’attività libero-professionale dei medici di famiglia. “Di fatto – ha dichiarato – si impedisce l‘attività libero-professionale del medico di famiglia nei confronti dei propri assistiti. Come abbiamo fatto con i medici dipendenti, credo che sia corretto regolare l’attività libero-professionale dei medici di medicina generale. Ma per far ciò bisogna elaborare regole chiare”.
La ministra, nell’imminenza di una raffica di scioperi quale il mondo della sanità non ha mai visto (e soprattutto con una compattezza di adesione inusuale per la categoria), sta mischiando le carte in tavola nel tentativo di rompere il fronte che la sta accerchiando. Senza risultati, però. Proprio i medici di famiglia di “Medicina e persona” hanno annunciato la loro adesione al maxi-sciopero nazionale di giovedì 27 maggio contro “il decreto legge di riordino della Sanità che limita in maniera pesantissima la libertà nella professione medica e la libertà della persona di scegliere da chi e dove farsi curare”. “Anche noi – si legge in un comunicato – non rinunciamo a denunciare questa situazione che ha conseguenze molto gravi sul rapporto medico/paziente”. Infatti, limitando il ruolo del medico, continua il comunicato, “e sostituendo il rapporto di cura con dei protocolli di assistenza vincolanti, questa riforma snatura il rapporto medico/paziente che costituisce l’unica base del diritto di tutti i cittadini all’assistenza: questo è il vero dramma di una legge che non va contro un supposto privilegio dei medici ma contro il bene del popolo”. E le organizzazioni di categoria per le prossime settimane annunciano manifestazioni a raffica. Contro la Bindi, evidentemente: negli ospedali milanesi, infatti, negli ultimi giorni sono comparsi dei cartelloni murali contro la legge sulla Sanità della Regione Lombardia, volutamente molto più grandi di quelli a favore dello sciopero e firmati dalla Cgil: è facile, perciò, per chi entra in questi ospedali farsi l’idea che lo sciopero sia contro Formigoni e non contro l’assai poco popolare ministro popolare della Sanità.
Sussidiarietà: ancora 20 giorni per il governo Settimana scorsa il discorso di insediamento del neo presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha riportato d’attualità il tema del principio di sussidiarietà del quale il governo (almeno a giudicare dai disegni di legge) sembrava essersi dimenticato. Il 18 giugno però scadono i 120 giorni entro i quali il governo si era impegnato con la risoluzione del 18 febbraio scorso – che riconosceva il ruolo e le possibilità del Terzo settore – a presentare una relazione sull’attuazione della vigente legislazione relativa allo sviluppo del Terzo settore secondo il principio di sussidiarietà e “tenendo conto della necessità di adeguare la normativa vigente soprattutto in materia di impresa sociale alla più moderna legislazione europea; a indicare nel prossimo documento di programmazione economico-finanziaria, le risorse da destinare agli interventi in favore del no-profit; a mettere in atto tutte le misure necessarie a dare corso al protocollo di intesa tra Governo e Forum del Terzo settore integrativo del patto sociale per lo sviluppo e l’occupazione; a predisporre che nel piano nazionale per l’occupazione sia contenuta una parte specifica riguardante le azioni concrete per sviluppare l’occupazione nel Terzo settore”. Oltre all’attuazione, nell’ambito della legge quadro di riordino dell’assistenza, dell’articolo 51 per lo sviluppo dell’impresa sociale e, dal 1999, della “deducibilità delle spese sostenute dai singoli e dalle famiglie per l‘assistenza domiciliare ai bambini, agli anziani, ai soggetti svantaggiati….”; e a favorire il completamento di un quadro legislativo organico a sostegno del Terzo settore e in particolare coordinare il quadro normativo di disciplina dell’impresa sociale e rendere possibile la definitiva approvazione della legge quadro dell’associazionismo di promozione sociale.
Piccolo memorandum per il governo: a poco più di 20 giorni della scadenza dei termini della risoluzione, la legge sull’associazionismo sembra ancora di là da venire, mentre del quadro normativo di disciplina dell’impresa sociale non si ha notizia. Si ha invece notizia della legge quadro di riordino dell’assistenza: con quale luminosa applicazione del principio di sussidiarietà e quale attenzione per il Terzo settore abbiamo avuto modo di raccontare (Tempi n° 12 1-7 aprile e n° 17 6-12 maggio 1999) in occasione del blitz in Commissione affari sociali che ha portato, con la complicità dei popolari, all’approvazione di un testo statalista che relega la società civile a ruolo di marginale rincalzo. Sempre più a proposito arrivano quindi le parole di Ciampi. Siamo sempre in attesa dei fatti.
Le ultime di Visco Mercoledì scorso (19 maggio), in occasione di una conferenza della Cgil, il ministro delle Finanze Vincenzo Visco ha dichiarato: “Le nostre imprese stanno perdendo competitività, faticano a tenere il passo con la concorrenza, per cui noi dobbiamo supplire con minori imposte alle loro attuali carenze, che hanno radici antiche. È chiaro che questo comporta una revisione del sistema del Welfare state”. Sergio Cofferati, segretario della Cgil, ha ribattuto: “È ancora presto. Immaginare interventi sulla base di nessuna verifica è sbagliato. E le verifiche vanno fatte nei momenti in cui sono state programmate: a quel punto si vedranno conti e risultati della riforma”.
Gli ultimi dati Istat che confermano la grave recessione dell’economia italiana riescono a convincere il ministro Visco della necessità di un intervento sul sistema pensionistico. La forza dei numeri. Ai quali comunque sembra ancora resistere Cofferati: più della matematica poterono i calcoli elettorali e l’aritmetica delle tessere.
Dissoluzione Udierrina Settimana scorsa si è definitivamente consumata la dissoluzione dell’Udr, partito fondato da Francesco Cossiga meno di un anno fa (2 luglio 1998). Mastella e Cardinale si erano già separati con gran parte dei deputati per fondare l’Udeur e Diego Masi si era trasferito nel partito dell’Elefante di Fini e Segni. Ora anche gli ultimi fedeli di Cossiga si sono sciolti: Scognamiglio sta cercando di formare una “federazione di centro” con Marini, Dini e qualcun altro non ancora definito; Guido Folloni, ex Cdu, si sta orientando verso il partito di Prodi; Rocco Buttiglione pare stia meditando un ritorno a destra e anche Angelo Sanza, considerata chiusa la strada del centro riterrebbe Forza Italia l’unica strada percorribile; di Alessandro Meluzzi, Valentino Martelli, Giorgio Rebuffa e Telesio Delfino non si conoscono ancora le scelte. Come di molti peones,del resto. In tal senso ci sarebbero due filosofie di pensiero: chi non ha una poltrona vorrebbe voltare verso Forza Italia, chi ce l’ha si indirizzerebbe verso Marini, Prodi, Mastella, Dini…. E Cossiga? Per ora resta a letto per una frattura al ginocchio.
Modesto contributo per l’aggiornamento dell’elenco dei “ribaltisti” (Tempi n° 8 anno 5).
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