
Stop al vittimismo meridionalistico
Signor Direttore, ho ricevuto i Vs. gentili solleciti ma non intendo ugualmente rinnovare l’abbonamento. Non ho nulla da eccepire verso di Voi o verso le poste (le consegne sono state sempre abbastanza regolari), ma siete tanto a Nord che è meglio che i miei soldi restino a Sud.
Fuor di metafora: in questo momento il nord (Formigoni compreso) si sta talmente baloccando con la seccessione che non vedo perché dovremmo finanziare chi un giorno se ne andrà per conto proprio e ci pianterà in asso!! Sappiate che nel Sud è già in atto un tacito boicottaggio dei prodotti alimentari provenienti dal nord. Nessuno ne fa propaganda, nessuno ha dato ordini, ma è un movimento spontaneo, quasi inconsapevole. Qui al Sud dobbiamo crescere con le nostre risorse, per questo ci occorrono tutte le risorse a nostra disposizione. E’ noi stesso che dobbiamo aiutare, prima di chiunque altro. E se trovate che questo atteggiamento sia razzista e discriminatorio, ringraziate Bossi.
Distinti saluti, Giovanni Romano, Corato, Bari.
Il direttore di Tempi rammenta che nel tacco d’Italia ebbe i natali la sua cara mamma, che il suo caro papà nacque (e ancora risiede) poco più sù, Loreto Aprutino, Pescara, Abruzzo e che lui, da prodotto proletario urbano, nacque tra una valigia di cartone e un pezzo di pane duro nella grande e generosa Milano (che non ha mai richiesto all’immigrato del sud, come succedeva nella Torino-Fiat, l’atto di ringraziamento al re “per avermi affrancato da un destino meridionale”). Naturalmente lei ha tutto il diritto di non rinnovare l’abbonamento, ma per favore: stop al vittimismo meridionalistico. Il Nord non c’entra, semmai è Roma il tarlo, la Bisanzio su cui il sud ha trovato assistenziale sepoltura. Bossi è un simpatico guascone che ha rinunciato alla secessione. Formigoni è un buon presidente che ha fatto e, speriamo continuerà a fare del bene a noi e a lei. Piuttosto: vada dai suoi notabili conterranei (avvocati, notai, latifondisti, liberi professionisti) e domandi loro perché, in cambio del mantenimento del loro potere di marca feudale, hanno trattato il popolo da anime morte gogoliane, da vendere e rivendere al mercato delle vacche di Roma capitale. Diciamoci la verità: i primi a infischiarsene della causa meridionale sono stati i generali e gli ufficiali dell’esercito del sud, che hanno tradito i Borboni per fare pappa e ciccia con i sabaudo-romani. Ci permetta perciò il lusso di sognare una Torino-Roma ancora e sempre capitali, ma soprammobili del Nord e del Sud.
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