La dura vita notturna del cronista sportivo

Di Roberto Perrone
01 Dicembre 1999
Sport uber alles 45

Gli arbitri hanno deciso di fondare il loro sindacato. Giusto, un sindacato non si nega a nessuno e allora ho deciso di fondarne uno anch’io, lo Svop: sindacato vittime orari partite. Ormai, gli habitué del calcio allo stadio, tifosi o mestieranti vari (dai calciatori ai giornalisti) quando si incontrano, snocciolano il loro score, come si fa con l’ultimo gol su azione di Del Piero. Il mio è: ultima partita in diurna, Juventus-Venezia del 3 ottobre. Da allora solo notturne, di tutti i generi, in tutti i posti, nove incontri, tra campionato, coppe e nazionale. E poi partite il venerdì, il sabato, la domenica, il lunedì, il martedì, il mercoledì, il giovedì, il venerdì, boa, daccapo. A parte il considerevole aumento dei malanni di stagione, la diminuzione della vista, il pericolo nebbia, l’incertezza coniugale, sono disposto a sopportare. Non sono moralista, non sono legato alla forma, penso alla sostanza. Proprio per questo però, ho deciso forme durissime di lotta contro la partita a mezzogiorno. E no, il pranzo di mezzogiorno no. Parafrasando lo spot di quella bella bambolona con l’orologio (Addis, hai mica il numero?): toglietemi tutto, ma non il mio piatto di ravioli.

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