
La dura vita notturna del cronista sportivo
Gli arbitri hanno deciso di fondare il loro sindacato. Giusto, un sindacato non si nega a nessuno e allora ho deciso di fondarne uno anch’io, lo Svop: sindacato vittime orari partite. Ormai, gli habitué del calcio allo stadio, tifosi o mestieranti vari (dai calciatori ai giornalisti) quando si incontrano, snocciolano il loro score, come si fa con l’ultimo gol su azione di Del Piero. Il mio è: ultima partita in diurna, Juventus-Venezia del 3 ottobre. Da allora solo notturne, di tutti i generi, in tutti i posti, nove incontri, tra campionato, coppe e nazionale. E poi partite il venerdì, il sabato, la domenica, il lunedì, il martedì, il mercoledì, il giovedì, il venerdì, boa, daccapo. A parte il considerevole aumento dei malanni di stagione, la diminuzione della vista, il pericolo nebbia, l’incertezza coniugale, sono disposto a sopportare. Non sono moralista, non sono legato alla forma, penso alla sostanza. Proprio per questo però, ho deciso forme durissime di lotta contro la partita a mezzogiorno. E no, il pranzo di mezzogiorno no. Parafrasando lo spot di quella bella bambolona con l’orologio (Addis, hai mica il numero?): toglietemi tutto, ma non il mio piatto di ravioli.
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