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Sam Pezzo, l’uomo giusto nel momento sbagliato
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Finalmente è uscito in libreria, dopo vent’anni di attesa, il capitolo finale di Jonas Fink, bildungsroman ambientato a Praga tra il 1948 e il 1968. Prima di ritornare nella città dai tetti d’oro, Rizzoli Lizard ha realizzato il volume integrale con tutte le storie di Sam Pezzo, altro personaggio inventato dal geniale maestro italiano del fumetto, Vittorio Giardino. L’ingegnere bolognese debuttò proprio con questo investigatore privato, che si aggira per le strade plumbee e piovose di una Bologna degli anni Settanta che sembrano non finire mai. Uscite tra il 1979 e il 1983 sulle pagine de Il Mago e di Orient Express, Pezzo si rivela un’ottima palestra per un Giardino che si impratichisce del medium fumetto.
Si tratta di storie brevi, piccoli gialli, mai più lunghi di 20 tavole, solo di rado legati tra di loro con una continuity. Infatti, più che i personaggi, è la città a far da cornice. Un luogo italiano ma dotato di toponomastica inglese, con quartieri microcosmo pesantemente malfamati come il coevo Bronx e piccole comunità multietniche più che variegate. Tra le righe non c’è solo l’hard boiled americano, ma il sottotesto italiano prodotto dal post ’68 e le ricadute attualissime degli anni di piombo.
A connettere tutto è il nostro protagonista, lo sfortunato agente privato Sam Pezzo. Prodromo di un altro personaggio di Giardino, la spia Max Fridman, Pezzo si caccia sempre in guai che vorrebbe tenere a debita distanza. Abile, generoso, è l’uomo giusto nel momento sbagliato. Schiva le pallottole ma ne è terrorizzato, trema come Fridman dopo aver sparato, e fa quel che può per salvarsi la pelle. Disilluso e disincantato, cerca spesso riparo nella bottiglia, in loschi bar frequentati da un pittoresco gruppo di reietti. Il rapporto con le donne è altalenante, e quasi mai positivo: Pezzo naviga in un brutto mondo, ma è costretto a galleggiare, sperando di uscirne salvo. Disillusione, un pizzico di cinismo e tanta umanità rendono Pezzo un personaggio malinconico ma sinceramente umano, che vede le debolezze ma anche le virtù di un’umanità frastagliata e che cerca, come può, di vivere.
Da un punto di vista grafico, si tratta dei primi lavori di Giardino, ed è molto interessante vederne l’evoluzione. Dai primi, incerti e spigolosi tratti, il segno si evolve in volti più gentili e delicati, tutti dotati di un indubbio fascino. Gli sfondi sono, invece, costantemente precisi ed accurati, ricchi di dettagli e di geometriche prospettive. Questo si spiega con la formazione autodidatta dell’artista, che lavora prima come ingegnere, per passare poi alla sua vera passione. La gabbia della tavola è a quattro strisce, ma mai regolari. Giardino scompone lo spazio in vignette grandi e piccole, molteplici diversi spazi che danno un senso di vertigine e mai di confusione. Discepolo della linea chiara della scuola belga di Herge e Jacobs, Giardino dona alle sue tavole una rara armonia, valorizzata da un elegante bianco e nero.
Rizzoli Lizard realizza un poderoso volume molto curato, che raccoglie commenti di Guccini e Lucarelli, e che si dota di un apparato iconografico ricco e completo delle illustrazioni dedicate al personaggio. In definitiva, una preziosa raccolta integrale che rende giustizia, una volta di più, a quel grande autore che è Vittorio Giardino.
Sam Pezzo, di Vittorio Giardino, ed. Rizzoli Lizard, 25 euro, 272 pagine
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