12 Novembre 2001. Di nuovo colpiti al cuore

Di Lorenzo Albacete
15 Novembre 2001
Nel momento in cui scrivo, non vi è alcuna prova che l’incidente occorso al volo 587 dell’American Airlines subito dopo il decollo dall’aeroporto Jfk alla volta di Santo Domingo sia dovuto a un nuovo attacco terroristico contro gli Stati Uniti.

Nel momento in cui scrivo, non vi è alcuna prova che l’incidente occorso al volo 587 dell’American Airlines subito dopo il decollo dall’aeroporto Jfk alla volta di Santo Domingo sia dovuto a un nuovo attacco terroristico contro gli Stati Uniti. Ma, ad un livello umano più profondo, la linea che separa le due tragedie appare confusa. Oggi, i newyorkesi sono sprofondati ancora più nella contemplazione di quell’abisso che potrebbe apparire solo come un’immagine che i tasti della televisione sono in grado di scacciare. Come ha detto un attonito abitante dell’area interessata dall’incidente: «I cieli continuano a far piovere morte su di noi».

Ancora una volta, le vittime sono state uomini e donne completamente estranei all’arena della politica internazionale. La maggior parte cittadini della Repubblica Dominicana che tornavano a casa per una vacanza e che probabilmente erano contenti di tornarsene alle proprie case natali e agli affetti dei propri cari sotto il caldo sole dei Caraibi, lontano dai cieli psicologicamente e spiritualmente plumbei sotto cui vivono i newyorkesi dall’11 settembre. Ma è come se la forza di attrazione esercitata dalla gravità interna al “buco nero” in cui viviamo non abbia consentito loro si andarsene. Ma cosa pensano le persone che vivono nel quartiere in cui è caduto l’aereo? Molti dei vigili del fuoco e dei funzionari di polizia morti al World Trade Center vivono proprio in questo quartiere. Dall’11 settembre, la parrocchia cattolica locale ha celebrato almeno tre funerali alla settimana. Non sarebbe sorprendente se si scoprisse che alcune famiglie hanno perso per ben due volte dei congiunti. E, ancora una volta, il sindaco Giuliani, a quanto pare impossibilitato a uscire di scena in pace, è stato costretto a trasformarsi in padre e cappellano della città.

Ma stavolta la maggior parte dei leader del mondo si trovava a poche miglia di distanza dalla tragedia, raccolta nel palazzo delle Nazioni Unite per una sessione speciale dedicata, non casualmente, al terrorismo. Per qualche ora non è stato loro permesso di entrare o di uscire dal palazzo dell’Onu, fino a quando non è emerso che la causa del disastro è stata accidentale. Eppure vedevano levarsi in aria del fumo a una certa distanza e potevano udire i jet dell’aeronautica militare sorvolare la città, pronti per l’azione. Tutto questo forse servirà a far aprire a qualcuno gli occhi sul vero livello a cui si sta svolgendo questo dramma, ovvero a livello del cuore umano.

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