Terre dimenticate, Il Foglio, 9 aprile.
«Se esistesse davvero il villaggio globale, ognuno di noi avrebbe ricevuto sul suo teleschermo il 3 aprile qualche notizia dei 966 civili massacrati nella mattinata di quello stesso giorno a Drodo (Congo)».
Diego Rincon, «Mamma, credo che Dio abbia un piano per me», Il Giornale, 4 aprile.
«Ma l’unica cosa che posso dire è che tengo la testa alta e provo ad avere fede e prego perché ci siano giorni migliori. Tutto questo passerà. Credo che Dio abbia un piano per me. Ebbene, qualsiasi cosa faccia o non faccia, fa tutto parte di questo piano. Non può essere cambiato, ma solo completato». Dalla lettera alla madre del marine Diego Rincon, 19 anni, morto in Irak 15 giorni dopo che l’aveva scritta.
Il Dr. Costa racconta Kato, www.clinicamobile.it
«Credo che quando l’intelletto e la ragione sconfinano nel sentimento, nella follia, nasca per magia una creatura meravigliosa, l’anima, quello strumento prezioso che ci permette di vedere bella, buona e vera la realtà della vita e assolve ogni tragedia e la rende innocente».
Commento
Ha detto Pavese (La casa in collina): «Se un ignoto, un nemico, diventa morendo una cosa simile, se ci si arresta e si ha paura a scavalcarlo, vuol dire che anche il nemico è qualcuno (…). Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione». Le tante parole spese rispetto alla guerra irakena rivelano tutta la loro natura di slogan, quando si è messi di fronte al dramma vero e proprio della morte. Così, per esempio, non si sa cosa dire davanti all’incidente occorso a Kato, né ci si accorge della situazione in Congo. Anzi, si rischia una totale confusione su ciò che accade: sembra essersi persa la capacità di giudicare, tutto il problema viene riposto solo nel trovare qualcosa davanti a cui commuoversi. «Nella misericordia, la faccia del soldato americano è identica a quella del soldato irakeno, che si trova di fronte la bocca del cannone che lo frantumerà» (don L. Giussani, “Il Papa ammonisce chi tiene le sorti del mondo”, Corriere della Sera, 8 aprile). Nello stesso articolo, don Giussani, parlando dell’«immedesimazione con il sentimento dell’uomo di Cristo, parte invece dal valore della persona, da te che ho di fronte». In un altro suo scritto dice: «Il motivo ultimo, infatti, che spinge a voler bene a sé e all’altro è il Mistero dell’io; ogni altra ragione è a questo introduttiva» (L. Giussani, All’origine della pretesa cristiana, pag. 105).