Una donna originaria di Mosca non è stata assunta come insegnante di lingue da una scuola svizzera perché il suo paese di origine «sta provocando una guerra civile» in Ucraina. La notizia è stata diffusa dai quotidiani elvetici e ripresa dal Guardian.
«PUTIN MENTE E COMMETTE ABUSI». La donna, di nome Svetlana, abita in Svizzera a Neuchatel da cinque anni. In lizza per un posto da insegnante di lingua russa all’Issal Institute di Losanna, la scuola le ha notificato di essere stata scartata con questa lettera: «Molte grazie per la sua candidatura, ma la nostra filosofia non ci permette di assumere professori che vengono da un paese che sta provocando una guerra civile [in Ucraina] e il cui presidente mente e commette abusi contro la legge internazionale. Le auguriamo buona fortuna».
«INTOLLERABILE». La donna è rimasta basita e ha dichiarato ai quotidiani svizzeri: «Non ho trovato nessuno tra le persone a cui ho raccontato la mia storia che non mi abbia detto che è assurdo e intollerabile».
Intervistato, il direttore della scuola Martin Freiburghaus ha affermato che la scuola ha deciso di applicare le sue proprie sanzioni alla Russia visto che «la Svizzera ufficialmente non sta facendo quasi niente».
SANZIONI SCOLASTICHE. Contattato dal Guardian, il direttore non ha voluto rilasciare ulteriori dichiarazioni. Ma in precedenza aveva anche affermato di non aver scartato la donna per motivi razzisti ma per protestare contro le violazioni dei diritti umani commesse da Mosca. «Era l’unico modo per fare qualcosa», ha concluso. «È nella natura delle sanzioni che persone innocenti vengano colpite».
UCRAINA DIVISA. Dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia, gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno applicato sanzioni a diverse figure della politica e dell’economia russa.
Se gli Usa hanno scelto la linea dura, i paesi europei sono divisi al loro interno sulla strada da intraprendere per favorire una riconciliazione tra Russia e Ucraina e all’interno dell’Ucraina stessa, dove altre due regioni (Donetsk e Luhansk) si sono appena dichiarate indipendenti da Kiev.