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«L’atteggiamento negativo della Chiesa – di parte della gerarchia e di parte del mondo cattolico – era ampiamente atteso. Io sono cattolico. Ovviamente quando faccio politica la faccio da laico. Io ho giurato sulla Costituzione, non sul Vangelo». Also sprach, così parlò Matteo Renzi, in chiosa all’approvazione della legge sulle unioni civili. Ma non è delle unioni civili bensì del giuramento e della parola data che, non il sottoscritto, ma William Shakespeare vi parlerà. Nella scena della congiura del Giulio Cesare, all’invito di Cassio a giurare sulla tragica risoluzione appena presa dai cesaricidi, così risponde Bruto:
«No, nessun giuramento: se non basta lo sguardo fra uomini, la sofferenza delle nostre anime, l’abuso dei tempi, … se questi moventi sono deboli, tronchiamo finché c’è tempo ed ognuno ritorni di qui al suo letto ozioso; e che la tirannia che ci rimira dall’alto volga così la sua ruota, finché ogni uomo cada nella lotteria. […] Qual altro legame che quello di Romani prudenti che hanno dato parola, e non tergiversano? E qual altro giuramento che non l’onestà all’onestà impegnata che questo sia o altrimenti si cada per questo? Fate giurare i sacerdoti e i vigliacchi e i furbi, vecchie infrollite carogne, e simili anime accomodevoli che accolgono con compiacenza le offese; per cattive cause fate giurare gli esseri che gli uomini hanno in sospetto: ma non macchiate la limpida virtù della nostra impresa né l’irreprimibile foga dei nostri animi, col pensare che la nostra impresa o la nostra esecuzione di essa richiedano un giuramento, quando ogni singola goccia di sangue che ogni romano porta, e porta nobilmente, è rea di bastardaggine, se egli rompe la più piccola parte di qualsiasi promessa gli sia uscita dalla bocca».
Ora, possiamo capire che, a quattrocento anni esatti dalla morte del bardo di Avon, la nobiltà di Bruto sia un paradigma un po’ troppo eroico da proporre. Ma uno che con il suo «Enrico stai sereno nessuno vuol prenderti il posto» (a cui farà le scarpe alla velocità della luce) in qualsiasi altro paese sarebbe stato additato come pubblico mentitore, uno che ha vinto le primarie proclamando che l’articolo 18 era l’ultimo dei problemi (per fare di questa abolizione la bandiera), uno che proclama di aver giurato sulla Costituzione (la stessa a cui farà la pelle a ottobre)… che uno così, dopo aver straparlato di gerarchia e mondo cattolico, separando i capri dalle pecore come il padreterno, venga a proporsi come modello di equilibrio fra fede e impegno politico. Ecco. Ha fatto bene a non giurare sul Vangelo.
Foto Ansa