A seguito dell’articolo di tempi.it sulla contestazione di un gruppo Lgbt alla pacifica manifestazione delle Sentinelle in piedi a Bergamo, l'”Associazione Bergamo contro l’omofobia” ha scritto una lettera al sito bergamonews, che aveva ripreso ieri il nostro articolo. Qui di seguito riproponiamo il testo della lettera, cui seguirà un nostro commento.
Gentile Redazione,
scriviamo a nome dell’associazione Bergamo contro l’omofobia, presente alla manifestazione del 9 novembre, organizzata attraverso il passaparola in risposta all’odio omofobo delle Sentinelle in piedi, tra cui sono stati contati numerosi esponenti di Forza Nuova, rinomato gruppo di estrema destra che l’omosessualità non la contesta solo a parole, ma a suon di violenza verbale – talvolta anche fisica – e di Alleanza Nazionale, che l’omofobia la dimostra a suon di fantomatiche e dannose terapie riparative che ledono la dignità umana e che non hanno alcun fondamento scientifico.
Le Sentinelle credono che stando in silenzio la loro omofobia passi in secondo piano, giocano la parte delle vittime a cui viene tolta la libertà di parola, citano a sproposito la tragedia dell’Olocausto e il povero Camus (del cui messaggio libertario i contromanifestanti si sono riappropriati attraverso uno striscione), dimenticandosi forse che centinaia di miglia di gay e lesbiche furono internati nei campi insieme ad altri milioni di innocenti, che ebbero la sola colpa di esistere. Il silenzio e il libro dietro a cui si nascondono le Sentinelle omofobe non riescono a nascondere l’odio che li spinge a manifestare contro l’aggravante prevista dalla legge Mancino approvata alla Camera, una legge che, tra l’altro, è incompleta e dannosa a causa dell’emendamento Gitti, perché permette a gruppi violenti e omofobi di organizzarsi per discriminare in libertà le persone LGBT.
Se a “persona omosessuale o trans” venisse sostituito “persona di religione ebraica, persona di colore, donna” nessuno si sognerebbe mai di accusare la legge di privare gli omofobi della libertà di espressione, proprio perché alcuni crimini sono motivati da odio, come il caso dell’omofobia, tantomeno nessuno scenderebbe in piazza affermando “vogliamo essere liberi di essere razzisti, antisemiti e misogini”.
Nessuno di noi si è permesso di deridere i presenti: le Sentinelle erano poco meno di 50, non di certo 200.
Non è con la menzogna che dovrebbero perorare la loro causa, ma eventualmente con un confronto che, invece, ci è stato negato dall’imposizione di un muro e dal pregiudizio (abbiamo parlato con alcuni degli organizzatori che non hanno fatto altro che vomitarci addosso luoghi comuni dettati dall’ignoranza sul tema. Inoltre la pagina delle Sentinelle ha cancellato tutti i post di parere contrario a quanto affermano loro).
Ad ogni modo gli insulti sono venuti proprio dalle Sentinelle, che ci hanno ripetutamente urlato contro “culi” e “fate schifo”. Una Sentinella aveva tra le mani il libro “Ordine futuro”, un testo che di certo non trasuda pacifismo e che non invita al dialogo, e ha spinto due delle partecipanti della contromanifestazione in mezzo alla strada (c’è tanto di video che lo prova), per essere poi richiamato da un poliziotto. Quindi consigliamo a Tempi.it di non diffondere falsità dettate dall’astio del momento e controllare su Wikipedia il significato della parola “omofobia”. Garantito che si sentiranno pienamente rappresentati.
Vorremmo infine ricordare loro le parole di Simone, 21 anni, buttatosi da un palazzo di undici piani perché deriso, discriminato ed emarginato per il semplice fatto di essere dichiaratamente gay e, soprattutto, vivendolo alla luce del sole e in pace con se stesso: “L’Italia è un Paese democratico, libero. Ma è anche una nazione dove ci sono persone omofobe. E chi ha questi atteggiamenti dovrà fare i conti con la propria coscienza”.
Alle Sentinelle vorremmo ricordare che Simone avrebbe potuto essere loro figlio. Alle Sentinelle vorremmo chiedere come si sentirebbero se loro figlio facesse coming-out. Tornerebbero in piazza a manifestare contro i suoi diritti, la sua libertà, la sua felicità?
Associazione Bergamo contro l’omofobia
La lettera è un esempio lampante di come ragionino i contestatori. Infatti, secondo loro, poiché le Sentinelle stanno in silenzio significa che sono omofobe. E di grazia, come fanno a saperlo? Sanno leggere nel pensiero? Siccome non lo dici, ma io ritengo che tu lo pensi, allora sei omofobo. Siamo allo psicoreato. Infatti l’associazione è costretta a fare riferimento a fatti che nulla centrano con quanto si è svolto nella piazza di Bergamo. Il riferimenti ad altri episodi, mettendo tutto in un gran calderone (dall’Olocausto fino al vergognoso riferimento all’istigazione al suicidio) servono solo a confondere le acque e a non stare sui semplici e fattuali dati di cronaca. Quel che è accaduto, infatti, è stato il ritrovarsi di un gruppo di persone – autorizzato dalla Questura – che non istiga all’omofobia, non promuove l’omofobia, non incita nessuno al suicidio per il suo orientamento sessuale. Anzi, come scritto nel nostro articolo, quando una persona, dopo le provocazioni, ha risposto con epiteti ingiuriosi, questo è stato prontamente smentito e fermato dalle Sentinelle.
Le Sentinelle stanno in silenzio e leggono libri. È la modalità da loro scelta per contestare il merito di una proposta di legge che ritengono ingiusta. Non vanno in piazza a sfasciare vetrine, non espongono striscioni violenti, non odiano nessuno. Chi lo fa, non è una sentinella. Loro stanno fermi in silenzio e leggono libri. Si può ancora fare o stare zitti è segno di omofobia? Stare in piedi fermi è un atteggiamento omofobo? Ma come ragionate?
Quindi chiariamo un altro paio di punti, visto che l’associazione scrive che tempi.it «diffonde falsità».
1) Le sentinelle erano 200. Alle ore 16.00 erano per la precisione 179, poi si è unito un gruppo che ha fatto lievitare il numero.
2) Le prove di come siano andate le cose – oltre che da nostre fonti presenti al raduno – le ricaviamo da due video, di cui uno è stato messo on line dalla stessa Associazione di Bergamo. In quest’ultimo, un ragazzo afferma di essere venuto in piazza «per prendere in giro le sentinelle» (quindi vi smentite da soli quando scrivete che «nessuno di noi si è permesso di deridere i presenti»). Nel secondo, oltre a vedersi il brutto episodio degli epiteti ingiuriosi, si vede chiaramente come i contestatori abbiamo disturbato le Sentinelle al solo fine di provocare una reazione. E questo non è che noi lo “pensiamo”, basta guardare il video.
3) Una questione formale che è anche sostanziale. Quando si contesta quanto scritto in un articolo, è buona prassi e segno di intelligenza scrivere alla redazione che ha pubblicato quell’articolo. In questo caso l’articolo è apparso su tempi.it, ma l’Associazione ha scritto a Bergamonews. Perché? Avete paura di confrontarvi?