Il presidente dell’Argentina, Cristina Kirchner, ha promulgato il 2 luglio una nuova legge sull’identità di genere. Tutte le persone che lo desiderano potranno modificare legalmente il sesso e anche cambiare il nome stabilito alla nascita. «È una giornata fondamentale per l’uguaglianza, tanto importante quanto la libertà» ha dichiarato Kirchner. Il marito Nestòr, presidente dell’Argentina dal 2003 al 2007 e deceduto nel 2010, era famoso come strenuo difensore del matrimonio gay, che in Argentina è legale già da due anni. Le coppie omosessuali, 24 mila in Argentina, possono anche adottare i bambini e sono equiparate in tutto a quelle eterosessuali. Quando era stato il momento di approvare la legge, la Chiesa cattolica, nella persona dell’arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Jorge Bergoglio, è rimasta inascoltata: «Stiamo attenti. Con la scusa di un diritto degli adulti, trascuriamo il diritto dei bambini a poter contare sui modelli di padre e madre».
Ora un altro passo è stato fatto verso «i diritti delle minoranze sessuali». Gli interventi chirurgici a chi vuole cambiare sesso vengono rimborsati dal servizio pubblico, anche se non vengono fatte più di 12 operazioni all’anno. Anche i minori possono cambiare sesso e ricorrere a un avvocato, pagato dallo Stato, nel caso la famiglia non sia d’accordo.
Il quotidiano francese Le Monde annuncia che in seguito alla nuova legge 300 persone hanno fatto richiesta per nuovi documenti di identità. Il paradiso dei valori progressisti ha solo un neo secondo Mercedes Cavallo, avvocato e attivista per i “diritti civili”: «Il governo parla di giustizia sociale, ma ignora l’impatto che hanno gli aborti clandestini sulla fascia di popolazione più vulnerabile in questo momento, le donne». Le interruzioni di gravidanza, infatti, sono illegali in Argentina e come tali perseguibili penalmente, tranne che nei casi in cui viene fatta “violenza su donna idiota o demente” (articolo 85, 86, 87 del Codice Penale). Cristina Kirchner però da quell’orecchio non ci sente e si è sempre opposta all’interruzione di gravidanza, anche davanti a chi le rinfaccia l’aumento degli aborti clandestini.