Nelle prossime settimane, scrive Valentina Errante sul Messaggero, «ventimila migranti potrebbero scegliere di lasciare i centri di accoglienza» che li ospitano in Italia perché «rischiano di trovarsi senza vitto, alloggio e assistenza sanitaria». Con tutte le prevedibili conseguenze che un simile scenario potrebbe comportare per l’ordine pubblico.
«NON POSSO PAGARE». Cosa è successo? È successo che «lo scorso marzo», dunque almeno sette mesi fa, «le prefetture hanno smesso di pagare i servizi erogati da società, cooperative e onlus» che gestiscono centri di accoglienza e simili. Il ministero dell’Interno ha inviato vari solleciti al ministero dell’Economia, ma questi «non hanno finora sortito effetti e così gli enti che gestiscono l’accoglienza minacciano di interrompere l’erogazione dei servizi». Angelino Alfano avverte che «occorre rimpinguare le risorse per pagare i nostri creditori», ma il Viminale paga «se arrivano i soldi dal Mef», e cioè dal collega Padoan. «Se non li dà non posso pagare». Fine.
SIAMO GIÀ IN ROSSO. Bisogna tenere presente che c’è un motivo se gli enti incaricati di ospitare i profughi la mettono giù dura. E il motivo è che «nel 2015, i costi dei centri e delle strutture temporanee hanno superato gli 820 milioni di euro, ma dal ministero dell’Economia ne sono trasferiti al Viminale soltanto 610». Significa che lo Stato (Alfano) ha già un debito di 200 milioni con le varie cooperative per i servizi erogati lo scorso anno. E per l’anno in corso il buco minaccia di ingigantirsi perché «in base al numero degli ospiti (160.030 ieri), il calcolo delle spese per il 2016 ammonta a oltre 990 milioni di euro», quasi un miliardo.
RIGA VUOTA NELLA MANOVRA. Il problema, sembra di capire dall’articolo del Messaggero, è che questi soldi proprio non ci sono. Infatti «nonostante l’aumento degli sbarchi sulle nostre coste e l’obbligatorietà dell’accoglienza, i capitoli di Bilancio e delle manovre di assestamento per finanziare il pianeta immigrazione non sono stati adeguati». Insomma «il governo non ha previsto e neppure calcolato nella manovra» questo stanziamento. «I pagamenti si sono così interrotti e la situazione rischia di esplodere».
MENO DI POCO. Qualche numero ulteriore aiuterà a capire fino a che punto è critica la situazione. A fronte dei citati 990 milioni di euro di uscite necessarie previste solo quest’anno («calcolate sui contratti già firmati dalle prefetture»), il governo per il 2016-2018, cioè per i prossimi tre anni, ha «previsto uno stanziamento di 450 milioni di euro». I conti evidentemente non tornano. Tanto è vero che tutti i soldi trasferiti nel 2016 al Viminale (e da qui alle prefetture, e dalle prefetture agli enti per l’accoglienza) sono stati sufficienti appena a «per il pagamento dei servizi da gennaio a marzo». Dopo di che Alfano ha cominciato a inviare lettere al Mef, ma «i soldi non sono stati stanziati né accantonati, per l’accoglienza sono stati assegnati al ministero dell’Interno solo 50 milioni di euro dal “Fondo spese impreviste”, ma neppure quelli sono stati trasferiti».
I TIMORI DI ALFANO. Ecco perché, continua la giornalista, «i centri di accoglienza rischiano di trasformarsi in bombe ad orologeria. (…) Se davvero le società non saranno più in grado di garantire vitto, alloggio e assistenza sanitaria, i richiedenti asilo potrebbero andare via». E, come detto, potrebbero essere fino a ventimila le persone a spasso per il nostro paese senza un riparo né un modo per vivere. Alfano teme «seri problemi di ordine pubblico» oltre all’ovvia compromissione dei rapporti con l’Europa.
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