Michela Marzano non è solo un deputato del Pd e quindi un’italiana giusta. Michela Marzano è anche una donna che può definirsi nel profilo Twitter «ordinario di filosofia morale all’Université Paris Descartes» e «direttrice del Dipartimento di scienze sociali (SHS Sorbonne)», nonché «collaboratrice della Repubblica…», dove quei puntini di sospensione, non dicendo, dicono tutto. Capirete dunque perché il Correttore di bozze provi sotto sotto una inconfessabile invidia verso questa donna così preparé ed emancipé, e lo perdonerete se da mostruoso esemplare di cattolico retrogrado e maschilista in fondo ne abbia paura. Tanto che per darle una regolata d’ora in poi la chiamerà dispettosamente Michelà Marzanò.
E fin qui i pregiudizi, ora veniamo ai fatti. Oggi madame Marzanò scoppia di felicité sulla prima pagina di Repubblica perché in Francia hanno approvato la legge sul matrimonio e sull’adozione delle coppie omosessuali. Alla faccia dei cattolici medievali, della destra impresentabile, della Chiesa matrigna e del Correttore di bozze. «Sono state centinaia di migliaia i francesi scesi in piazza in questi ultimi mesi per manifestare contro la proposta», scrive Michelà. Dalla finestra del suo ufficio all’université, la deputé del Pd ha dovuto assistere per giorni e giorni all’osceno spettacolo delle strade di Paris traboccanti di feccia invereconda. «Famiglie intere» a fianco di «giovani e meno giovani, cattolici praticanti e militanti dell’Ump, musulmani e simpatizzanti del Front National, tutti insieme contro il “matrimonio per tutti”». Ammazza che schifé.
Giustamente però, esulta Marzanò, «il governo socialista non si è lasciato influenzare e, nonostante le proteste fossero aumentate in questi ultimi giorni», ma soprattutto «nonostante il ritorno fragoroso della morale religiosa», l’esecutivo «è riuscito a tenere la promessa fatta in campagna elettorale da François Hollande». Il nostro gran presidé. «È prevalso ancora una volta il principio di laicità», filosofeggia Michelà, «secondo il quale, in uno Stato democratico e liberale, esiste una netta separazione tra la sfera pubblica e la sfera privata, i poteri politici e le istituzioni religiose». Ed esistendo appunto questa netta separazione tra la sfera pubblica e la sfera privata, le private preferenze sessuali dei cittadini sono diventate la questione nazionale numero uno. Non fa una pié.
Comunque, per farla bré. Veniamo al pù. Alla fine della fiera a Michelà non interessa tanto dare al Correttore di bozze una lezioncina di laicité, quanto piuttosto scagliarsi contro «l’ipocrisia» dei numerosi «donneurs de leçons» che, in Francia come «nella cattolicissima Italia», «pensano che l’uguaglianza sia uno dei cardini della democrazia e della civiltà e poi, in nome della dignità, della natura, della fede religiosa o della tradizione si oppongono alla realizzazione concreta di questa stessa uguaglianza». Ora, il Correttore di bozze essendo molto cattolico è almeno altrettanto ignorante e quindi non sa il francese, ma non per questo una che insegna all’université e scrive sur la République può sentirsi autorizzata a dargli del «donneur de leçons». Senti chi parla, professorina.
E poi bisogna intendersi una buona volta sul concetto di uguaglianza. A maggior ragione adesso che madame Marzanò vuole convertire il Correttore di bozze facendo perno sul «messaggio d’amore del Vangelo», che secondo la filosofa «è un messaggio inclusivo e non esclusivo». Scrive infatti Michelà: nel messaggio evangelico «non esiste una differenza tra un “noi” degno di rispetto e di stima e un “voi” da condannare, emarginare e correggere. Esistono solo tante persone diverse da rispettare nonostante le loro differenze – anzi, da rispettare forse soprattutto grazie alle loro differenze». Su questo non ci piove. Il Correttore di bozze lo sa da quando aveva le braghe corte che ogni essere umano è figlio di Dio e in quanto tale va rispettato. E che Egli ci ama tutti allo stesso modo. Maschi o femmine, bianchi o neri, (embrioni o deputati,) di destra o di sinistra, etero o gay, correttori di bozze o donneurs de leçons presso l’Université Paris Descartes. Ciò detto, però, rispettare tutti «nonostante le loro differenze», o se preferiamo «grazie alle loro differenze», non significa trattare tutti indistintamente. Pane al pane e vino al vino, disse una volta un tizio che portava il nome accentato sull’ultima sillaba come noi filosofi de la rive gauche. Il pane si mangia, il vino si beve. E può darsi pure che qualcuno invece preferisca bere il pane e mangiare il vino. Ma il Correttore di bozze può dissentire o si prenderà dell’enofobo?