In due giorni è diventata la notizia nazionale. No, non Renzi, il Colle, Bersani con i giaguari ancora pieni di macchie, il Caymano, le finta democrazia grillina. No. Questo a confronto è nulla. La vera notizia che da due giorni ricolloca le menti al di fuori della politica (evviva!) è la nuova canzone di Elio e le storie tese. Apro parentesi: chissà quante volte ci siamo chiesti perché si chiamano così? Non ho risposta. Ma avrei dovuto capirlo sin da subito (e me ne scuso per il ritardo) che questi non erano come gli altri. Non erano né migliori, né peggiori. Erano differenti. E come ci diceva quella famosa pubblicità, Think Different. Non è think better (se mai si potesse scrivere così). È think different. Pensano diversamente. Non c’è logica morale, di qualcuno migliore di qualcun altro; c’è solo voglia di dire quello che tutti pensano e che nessuno dice. Chiusa parentesi.
La notizia è la nuova canzone di Elio: Complesso del primo Maggio.
Da quando l’ho ascoltata (venerdì ore 17.12) non riesco a farne a meno. È come una droga. Ne sono assuefatto. Erano anni che cercavo qualcosa di simile. Una lettera, una rima, un messaggino, un post, chessò, qualcosa che finalmente dicesse BASTA al conformismo intellettuale del primo maggio. Finalmente possiamo tossire di fronte alla puzza della superiorità antropologica di cui è imbevuto il Concertone, senza esser considerati dei malati. Finalmente. Basta con la storia dei padroni e delle masse operaie, basta con i soliti cantanti che vanno lì a strimpellarti la prostata con la storia dei poveri, dei diritti dei lavoratori, delle masse sfruttate, del cancella il debito (che poi se devolvessero i soldi dei loro concerti una parte del debito l’avremmo anche eliminata, ma vabbè…). Anni e anni di concerti, sull’articolo 18, sulla povertà, sul Terzo Mondo. Per carità, questioni sacrosante. Ma erano i soliti rivoluzionari con la carta di credito, quelli del Fare i poveri perché fa figo. Finalmente ora si può dire quello che si vuole su tutto questo, senza essere tacciati di fascismo.
La grandezza, la genialità di questa canzone, non è tanto in quel che dice. Nella satira che fa. È il fatto stesso di sdoganare la libertà di parola su un argomento che era “sacro”. Non so voi, ma io ho sempre voluto poterle dire quelle cose. E magari sottovoce le dicevi. Ma poi… poi no, “come ti permetti di criticare i sindacati? Sei un fascista”, “Guarda, l’Italia libera è al primo maggio. Chi non è lì è Berlusconiano”, o peggio “Che bravo Jovanotti che si preoccupa dell’Africa”. Sentivi l’orticaria sulla pelle, non ne potevi più, ma come fare?
Ecco. Fatto. La grandezza della canzone (ovviamente il testo meriterebbe di essere recitato a memoria nelle scuole, altro che l’ora di educazione civica; fantastico “il bancone balcano” e il percussionista ghanese ricollocato nel gruppo pugliese), sta nell’essere Different. Nell’essere anticonformisti. È un grande invito all’anticonformismo. Elio non è il primo a farlo. Ma fatto da lui vale l’immensità.