
Yemen, nessun accordo tra il presidente Saleh e il generale Ali Mohsen
Non hanno raggiunto un accordo il presidente yemenita, Ali Abdullah Saleh, e il potente generale Ali Mohsen, passato con i rivoltosi insieme a una consistente parte dell’esercito. Ad affermarlo sono fonti politiche vicine alle due parti, secondo quanto riferito dalla France Presse. «Non sono riusciti a giungere a un accordo per evitare la crisi”, hanno rivelato le fonti. I due si erano incontrati il 24 marzo, di sera, nell’abitazione del vicepresidente Mansur per intavolare una trattativa e, secondo le anticipazioni di alcuni quotidiani, avevano anche raggiunto un’intesa all’insegna dello “simul stabunt simul cadent”. Entrambi, cioé, si sarebbero dimessi contemporaneamente per evitare un bagno di sangue nel Paese.
A dare la notizia dell’accordo raggiunto era stato il Times, prevedendo un’uscita di scena morbida di Saleh. La decisione, riportava il quotidiano inglese, sarebbe maturata dopo l’ondata di defezioni di ministri, ambasciatori, leader tribali e alti ufficiali dell’esercito, tra cui lo stesso Mohsen. “Entrambe le parti si sono accordate sulla modalità delle dimissioni e sabato dovrebbe avvenire l’annuncio pubblico delle doppie dimissioni”, ha raccontato una fonte. Il passo indietro sarebbe stato accettato da Saleh dopo che il fallimento anche dell’ultimo tentativo dei mediazione con l’offerta di elezioni anticipate entro tre mesi, il cambiamento dello statuto e la formazione di un governo di unità nazionale con l’opposizione.
Prova di forza, e rischio di violenze in Yemen oggi, nel caso le centinaia di migliaia di persone pro e anti-regime attese in piazza dopo la preghiera del venerdi a Sanaa, per due distinte proteste, dovessero scontrarsi. I manifestanti anti-regime hanno scelto l’univesità di Sanaa dove a migliaia sono accampati dal 21 febbraio per chiedere le immediate dimissioni del presidente, in carica da oltre 32 anni, mentre i fedeli a Saleh, in risposta ad un suo appello hanno scelto di manifestare in una piazza poco distante dal campus universitario.
Dalle organizzazioni internazionali compresa Amnesty international e da più parti arrivano appelli al governo per prevenire l’uso della forza. “E’ compito delle autorità yemenite vietare alle forze di sicurezza l’uso ingiustificato della forza, e di pallottole vere contro i manifestanti”, si legge in una nota di Amnesty. Ieri il governo ha dichiarato lo stato di emergenza, dal suo canto l’opposizione ha spiegato che aspetterà fino a venerdì primo aprile per marciare sul palazzo presidenziale per quello che molti temono possa trasformarsi in un immenso bagno di sangue.
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