Walesa informatore comunista? «Vecchia storia, il governo vuole vendicarsi»

Di Leone Grotti
20 Febbraio 2016
Intervista ad Annalia Guglielmi, amica del fondatore di Solidarnosc e premio Nobel per la pace: «È il grande artefice della caduta del comunismo. Questo sarà sempre il giudizio storico su di lui»
FILE - In this Oct. 22, 2013 file photo Nobel Peace Prize laureate and Polandís former President, Lech Walesa, looks at the audience during the annual meeting of laureates in Warsaw. The head of Poland's National Remembrance Institute said Thursday Feb. 18, 2016 that recently seized documents show that Walesa was a paid informant for the communist-era secret security from 1970 to 1976. (AP Photo/Alik Keplicz, file)

«Ancora con la storia di Lech Walesa collaboratore del regime comunista?». Le ha già sentite queste accuse Annalia Guglielmi, amica del co-fondatore di Solidarnosc, ex presidente della Repubblica e Premio Nobel per la pace. Guglielmi ricorda bene quel periodo: ha vissuto in Polonia tra il 1978 e il 1982 e nel 1981 si è impegnata attivamente nelle strutture del sindacato cattolico. Ora, parlando con tempi.it, dubita dei rapporti trovati in casa dell’ultimo ministro degli Interni comunista, il generale Czeslaw Kiszczak, e firmati con il nome in codice (“Bolek”) che Walesa aveva negli anni Settanta prima della nascita del sindacato, che nel 1989 stravinse le elezioni dando il colpo di grazia al regime in Polonia.

Uno dei principali artefici della caduta del comunismo nell’Est Europa era un informatore?
Questa è una vecchissima storia che l’attuale partito di governo (Pis) rispolvera ciclicamente. Basta andarsi a rileggere l’intervista del 2009 che ho fatto a Walesa, pubblicata proprio su Tempi. Su quale argomento gli ho posto la prima domanda? Sul suo coinvolgimento con i servizi segreti.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]E qual è la risposta?
Walesa non ha mai nascosto di aver firmato la dichiarazione di collaborazione. Anche nel recente film di Andrzej Wajda Walesa. L’uomo della speranza, lui non lo nega. Ha firmato anche perché si trovava in una situazione particolare: sua moglie era in ospedale, aveva appena partorito, lui non aveva ancora visto suo figlio perché la polizia l’aveva arrestato. Ma il punto è che da quella dichiarazione non è mai scaturito nulla.

Nel 2000 un tribunale l’ha assolto proprio su questo punto.
Lui ha sempre dichiarato che nessuno ha mai sofferto a causa di quella dichiarazione di collaborazione: significa che non ha mai denunciato né fatto arrestare nessuno.

E i documenti riesumati dall’Istituto nazionale della memoria, che i giornali descrivono come «molto vicino al governo»?
Su questi presunti documenti giudicherà il tribunale. Però io posso dire che Walesa ha appena accusato il governo di essere xenofobo e razzista. Secondo me è anche una forma di vendetta perché, durante il suo mandato di presidente della Repubblica, ha fatto cadere un governo legato alla corrente del Pis (il cui leader è Jaroslaw Kaczynski, membro dell’ala radicale di Solidarnosc e da sempre critico di Walesa perché, a suo dire, troppo tenero con il regime, ndr). È tutta una questione di vendette politiche.

E se si scoprisse che è tutto vero?
Un uomo come Walesa non va giudicato sulla base di questo ma per ciò che ha fatto storicamente: Walesa è il grande artefice, non l’unico, della caduta del comunismo e di tutti i cambiamenti che ci sono stati. Il giudizio storico su di lui va dato su questo, non su altro.

Perché Walesa ha attaccato il governo?
Perché in Polonia è in atto una deriva abbastanza pericolosa, a mio giudizio, e in Italia non si dice che ogni mese in Polonia scendono in piazza decine di migliaia di persone a difesa della democrazia. Il Pis sta perdendo consensi e forse questa manovra serve a recuperarne un po’.

Il fondatore di Solidarnosc non si è scomposto e ha detto che si difenderà in tribunale.
Penso che sia sufficientemente sereno per prendere questi attacchi per quello che sono: manovre politiche e propagandistiche.

Nella sua intervista del 2009, come rispose Walesa alle accuse?
Cito: «Oggi nella società polacca c’è molta insoddisfazione, soprattutto per gli effetti della crisi, e i fratelli Kaczynski, gettando fango sugli altri, cercano di raccogliere ogni tipo di insoddisfazione per sopravvivere. Mi auguro che arrivi il giorno in cui anche loro dovranno fare i conti con tutto questo fango, perché la verità vincerà di sicuro. E allora non vorrei essere al loro posto, perché il giudizio su quello che hanno fatto e sulle loro persone sarà terribile».

@LeoneGrotti

Foto Ansa/Ap

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3 commenti

  1. Saverio

    In questi tempi ho fatto due interventi che mi sono stati cassati (prima inseriti e dopo un po’cancellati).
    Uno sull’unità con gli ortodossi, intervento in cui senza offendere gli ortodossi facevo presente che la questione non era proprio quella che veniva proposta, perché esiste una dottrina cattolica sull’unità e sui rapporti fra i cattolici (non solo sedicenti tali) ed ortodossi.
    Tutt’al più forse ero stato un po’ piccante col mio interlocutore (saccente, eppure privo di cognizione di causa in campo teologico), ma comunque nulla di particolare; anzi ero stato molto moderato rispetto a certi interventi cattivelli e per giunta insensati che Tempi ammette liberamente.
    Un altro era l’intervento su Walesa ed i suoi rapporti con Soros.
    Su Walesa è rimasto in vita un commento analogo, ma ben più approssimativo del mio, che, probabilmente perché più argomentato e pacato (dunque più incisivo) avete invece tolto.
    In entrambi i casi mi avete poi bloccato come se i miei interventi fossero spam.
    Con questo intervento provo a vedere se mi bloccate ancora…
    Sono un lettore ed un abbonato di Tempi, con cui concordo molto, molto spesso.
    Queste prepotenze non le condivido.
    Avete perso un abbonato.
    Saluti

    1. underwater

      In effetti avrebbero dovuto cancellare Tonio. Riguardo al ecumenismo, i gesti giocano una parte importante. Se tu vuoi ricondurre a casa un fratello a lungo separato, non basta il lato assertivo, devi farlo sentire accolto. Se il padre misericordioso avesse operato come voleva il fratello maggiore, il figliol prodigo sarebbe effettivamente divenuto un garzone, riaccolto, ma da schiavo. Tanta giustizia, 0 amore. E lo avrebbe interiormente perso per sempre.

  2. Menelik

    Anche queste tristi vicende sono l’ennesima dimostrazione di quanto fosse famigerato il regime comunista, che io vedo perfettamente a braccetto col nazismo, due utopie demoniache.
    Quel che trovo odioso, è come il comunismo in tutte le sue varianti, da quello istituzionale sovietico, efficientissimo nella repressione quanto fallimentare nell’economia, a quello voltagabbana italiano, che prima si appiattisce alle direttive sovietiche poi va a braccetto col capitalismo affaristico più spregiudicato e neocolonialista, come il comunismo – dicevo – abbia miseramente ingannato e tradito proprio coloro che irretiva per avere i voti: le classi lavoratrici.
    Dopo eccidi, stragi, repressione poliziesca ed internamento in campi di lavoro da cui spesso si usciva solo per essere seppelliti, decenni di stagnazione economica, la presa di coscienza è stata espressa al meglio da quel semplice manifesto degli operai russi, dove campeggiava la scritta:
    PROLETARI DI TUTTO IL MONDO, PERDONATECI.

    (Per chi non lo sapesse, l’uranio del programma nucleare sovietico, sia civile che militare, in gran parte proveniva dalle storiche miniere di Jachimov, in Boemia, dove negli anni del comunismo venivano inviati al lavoro i dissidenti privi di protezione: in pochissimi anni morivano tutti per il livello di radiazione molto alto. Così il governo comunista si sbarazzava dei dissidenti senza sporcarsi le mani).

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