Vincent Lambert, la «scelta di civiltà della Francia» e quella di Macron
La Corte d’appello di Parigi ha dato sei mesi di tempo all’Onu per studiare il dossier di Vincent Lambert. Durante questo lasso di tempo, e fino a quando il Comitato internazionale sui diritti delle persone con disabilità delle Nazioni Unite non si esprimerà, l’ospedale CHU Sébastopol di Reims non potrà interrompere idratazione e alimentazione all’uomo in stato di minima coscienza. Il nipote di Vincent, François Lambert, che insieme alla moglie chiede l’eutanasia per il paziente tetraplegico di 42 anni, ha annunciato che probabilmente farà ricorso in Cassazione contro la sentenza.
MEDICI DIVISI: «È MORTE PROCURATA»
Mentre la battaglia giudiziaria si arricchisce di un nuovo capitolo, il Figaro racconta che i medici dell’ospedale sono fortemente divisi:
«Secondo diverse indiscrezioni, molti membri del personale medico dell’ospedale Sébastopol hanno preso congedo in questa settimana fatidica, non volendo “essere associati a questa decisione”. Molti medici impiegati del CHU avevano “fatto appello alla coscienza” del dottor Sanchez (che aveva deciso a sorpresa di sospendere alimentazione e idratazione senza aspettare il pronunciamento dell’Onu, ndr). “Quello che sta avvenendo non ha niente a che fare con la medicina: si va verso una morte procurata”, ha dichiarato uno di loro. Il CHU non ha voluto commentare queste tensioni, tanto meno le richieste di radiare il dottor Sanchez avanzate dai legali dei genitori di Lambert».
«IN CHE SOCIETÀ VOGLIAMO VIVERE?»
Ieri, con un comunicato, ha fatto sentire la sua voce anche l’arcivescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit. Paragonando il caso di Lambert a quello del famoso pilota di Formula Uno, Michael Schumacher, «che può godere di cure specialistiche in un ambiente privato», ha dichiarato:
«Il caso di Lambert è emblematico della società in cui vogliamo vivere. La decisione di interrompere i trattamenti di conforto e nutrizione di base nei confronti di un paziente handicappato va contro la legge Leonetti. Oggi siamo davanti a una chiara scelta di civiltà: o noi consideriamo gli esseri umani come robot funzionali che possono essere eliminati o rottamati quando non servono più a niente, oppure consideriamo che la peculiarità dell’umano si fonda non sull’utilità di una vita, ma sulla qualità delle relazioni che rivelano l’amore. E non accade proprio questo quando una madre fa la libera scelta di chinarsi verso un figlio che soffre o che è più fragile? Ecco la scelta davanti alla quale ci troviamo. Cristo ci ha rivelato l’unico modo per crescere in umanità: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”. E ci ha donato il solo modo di esprimere questo amore: “Non c’è amore più grande di chi dà la propria vita per coloro che ama”. Ancora una volta ci troviamo di fronte a una scelta decisiva: la civiltà dello scarto o la civiltà dell’amore».
MACRON PILATESCO
Il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha sicuramente scelto la prima. Pur dichiarando in modo pilatesco su Facebook di non volersi «immischiare» nella vicenda, si schiera invece dalla parte del Consiglio di Stato che, pur avendo letto la perizia dei medici secondo i quali «non c’è ostinazione irragionevole» nel continuare a nutrire Lambert, ha invece sentenziato che di ostinazione irragionevole si tratta. Allo stesso modo, il presidente ha deciso che i principi fondamentali della Nazione di cui parla («lotta per la vita, rispetto della morte, protezione di tutti») non devono essere applicati a un paziente handicappato. Ed è proprio perché, come scrive ancora Macron, «su questa questione non vi sono risposte univoche, ma solo incertezze», che bisogna usare prudenza. E non mettere a morte un uomo di cui nessuno conosce né la volontà attuale né la vita interiore.
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