
Video e chat a pagamento, YouTube e WhatsApp puntano a incrementare i guadagni
Di Internet e di contenuti a pagamento si parla ormai da tempo. Gli utenti, però, non hanno mai nascosto le loro resistenze. Tempo fa erano state pubblicate indiscrezioni che davano come certa l’introduzione di news a pagamento sul sito di Repubblica e su quello del Corriere entro gennaio 2013. Il mese volge ormai al termine, ma dell’introduzione del cosiddetto paywall non c’è nemmeno l’ombra. Intanto, però, pare proprio che sia arrivata l’ora di monetizzare tutta la quantità di materiale disponibile in Rete. Ci sta pensando anche YouTube, che da tempo ha introdotto i video sponsorizzati a pagamento prima dei contenuti free, ma che adesso potrebbe fare un ulteriore passo in avanti.
VIDEO. Il colosso video di proprietà di Google, infatti, sarebbe pronto a presentare agli utenti un servizio in abbonamento. Una sorta di canale speciale, dedicato agli abbonati, che potranno accedere a contenuti esclusivi versando un contributo mensile che varia da uno a cinque dollari al mese. All’interno di questo canale potrebbero essere presenti anche contenuti in streaming, una formula cui gli internauti non riescono più a rinunciare. YouTube diventerebbe così sempre più un ibrido, a metà tra un canale radio, una tv e un cinema personalizzati e proprio questo potrebbe convincere gli utenti a versare un canone mensile.
MESSAGGI. Ha suscitato indignazione, invece, la notizia dell’introduzione di un sistema di pagamento annuale per WhatsApp, l’applicazione per smartphone che permette di inviare messaggi tra gli utenti gratuitamente. La descrizione dell’ultima versione rilasciata dall’app lo scorso 22 gennaio parla chiaro: «Abbiamo abilitato il sistema Google Play in-app-purchase per estendere il servizio» Che, tradotto in parole povere, vuol dire che per utilizzare il servizio sarà obbligatorio pagare un canone. Il costo è del tutto irrisorio, settantanove centesimi all’anno, e per il momento a pagarlo saranno solo i possessori di smartphone Android, che non hanno per nulla gradito la novità. In molti minacciano di abbandonare l’app, altri propongono una migrazione di massa verso Line e altri servizi di messaggistica per cellulari, ma la verità è che il dado è tratto. WhatsApp è una delle poche applicazioni scaricate in tutti gli smartphone del mondo e convincere milioni di utenti ad abbandonarla è praticamente impossibile. Voi smettereste di ascoltare la vostra radio preferita se vi chiedessero un contributo inferiore a un euro per un anno di programmazione?
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