Quante ore di film di pessima qualità sono state girate sulla morte della mai abbastanza compianta Lady Diana? Quante pagine di autobiografie non autorizzate che hanno saputo far infuriare la famiglia reale e in particolar modo la regina Elisabetta sono state scritte? È uscito “Diana, la vita e il mito”, “Lady Diana, the chronicles” di Tina Brown, “H.P., l’ultimo autista di Lady Diana”, un’intervista all’unico superstite dell’incidente dell’Almà, “Diana alla ricerca dell’amore”, “Chi ha ucciso Lady D.?” di Claudio Brachino, e tanti altri ancora. Poca la filmografia ufficiale, nel film “The Queen”, biopic su sua maestà interpretato da Helen Mirrer, al fatto erano riservate poche scene. Lo scorso anno al festival di Cannes, è stato portato un film documentario chiamato Unlawful killing, sugli ultimi attimi in quella Mercedes maledetta di Diana e Dodi, girato dopo tre anni di ricerche e di investimenti per la verità fatti da Mohammed Al Fayed, il padre di Dodi, per sostenere la tesi che la coppia sia stata fatta fuori perché scomoda per il lustro della famiglia Windsor. Nel film si sostiene anche che il famoso scatto della principessa sanguinante tra le lamiere accartocciate dell’auto fosse un falso, e la donna nella foto in questione una sosia. Una teoria più buona per una puntata di Voyager che per un documentario.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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