tratto dall’Osservatore Romano – Il quadro politico venezuelano è sempre più scosso dalle dure polemiche tra Governo e opposizione. E questo soprattutto per quanto riguarda la proposta dell’opposizione di tenere un referendum per abrogare il mandato del presidente Nicolás Maduro. La proposta ha raccolto finora 1,8 milioni di firme, mentre si fa sempre più drammatica la crisi economica, sociale e istituzionale.
Dopo che la Commissione nazionale elettorale (Cne) ha dichiarato invalide oltre seicentomila firme, provocando le proteste dei leader dell’opposizione, Maduro, durante un comizio a Caracas, ha affermato ieri che «se tutti i requisiti saranno soddisfatti, il referendum sarà indetto il prossimo anno. Se non li avranno rispettati non ci sarà referendum, punto e basta». Il presidente inoltre ha accusato l’opposizione di frode, annunciando che chiederà alla Corte Suprema di annullare il processo di ratificazione.
L’opposizione ritiene legittime le firme raccolte e vuole votare entro il prossimo 10 gennaio. E questo perché se vincesse il “sì” non solo Maduro, ma l’intero Governo dovrebbe dimettersi e nuove elezioni presidenziali verrebbero indette 30 giorni dopo la consultazione. Il problema è che, se il referendum si svolgerà dopo il 10 gennaio, anche in caso di vittoria del “sì”, il Governo resterebbe comunque al suo posto: la presidenza verrebbe assunta dal vicepresidente fino alla fine naturale del mandato di Maduro nel gennaio 2019.
Nel frattempo, il Cne ha chiesto di verificare le firme irregolari attraverso le impronte digitali, mentre il portavoce della Mud (Tavolo dell’unità democratica, la coalizione delle forze dell’opposizione), Jesus Torrealba, ha dichiarato che «un venezuelano su tre è ora indignato per essere stato escluso, perché ha visto sparire la propria firma».
Sul piano sociale, la situazione è allo sbando. Nelle ultime settimane ci sono state numerose proteste di cittadini esasperati dalla crisi economica e alimentare che dura da anni. La popolazione reclama generi alimentari di prima necessità e farmaci, mentre negli ultimi giorni si sono verificati rivolte, saccheggi, assalti ai supermercati e camion di derrate. Numerosi anche gli scontri tra manifestanti e polizia. Ieri un giovane è rimasto ucciso durante una protesta nel nord del Paese e dodici persone sono rimaste ferite. Il ministero degli Interni ha già avviato un’inchiesta.
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