Con un’esortazione pastorale pubblicata il 12 gennaio i vescovi del Venezuela hanno condannato con forza l’operato del governo e il suo retroterra ideologico che ha messo in ginocchio il paese: «Questo sistema è totalitario, è centralizzato, ha preso il controllo dello Stato in tutti gli aspetti della vita dei suoi cittadini e delle istituzioni pubbliche e private», si legge nella lettera.
DIRITTI MINACCIATI. Secondo i vescovi la colpa è del «marxismo socialista, una strada erronea che non deve essere imboccata», perché «minaccia la libertà e i diritti delle persone e delle associazioni e ha portato all’oppressione e alla rovina in tutti i paesi in cui è stato stabilito». Negli ultimi mesi, oltre ai manifestanti uccisi dalla polizia, la situazione è precipitata per via della caduta del prezzo del petrolio, dell’inefficienza crescente del governo, del debito estero enorme, di un’inflazione incontrollata, della svalutazione della moneta e della mancanza dei prodotti di prima necessità.
CORRUZIONE E IMPUNITA’. Il fatto che la povertà stia raggiungendo quasi tutta la popolazione separata dai pochi ricchissimi, dai rappresentanti dell’esecutivo e dai militari, dipende da un «sistema economico imposto dal governo» che dovrebbe «mettere da parte le rigide e fallaci ideologie, così come il desiderio di controllare ogni cosa, e dare il via a riforme per risolvere l’impasse produttiva, per frenare l’inflazione e porre fine al problema della carenza dei beni di prima necessità». Sulla corruzione e l’impunità che hanno praticamente azzerato la sicurezza dei cittadini la colpa va ai militari che «devono agire secondo l’imparzialità stabilità dalla Costituzione». Rispetto agli scontri di piazza che causarono 43 morti all’inizio del 2014 i vescovi hanno parlato delle «forze politiche» e dei «venezuelani in generale» che «devono respingere ogni forma di violenza. Se agiamo senza violenza, saremo capaci di ricostruire una società di pace», sempre ricordando la centralità della famiglia, «il nucleo fondamentale della società».
GIURAMENTI VIOLATI. La lettera esorta a «un rinnovamento morale e spirituale che porta a linee di azione concrete» perché «Dio e la patria giudicheranno e puniranno coloro che commettono qualsiasi ingiustizia e violino il giuramento di agire rettamente».
Questa analisi drammatica nasce, come si legge, «dalla nostra vicinanza alle persone che soffrono. (…) Ci sentiamo solidali con coloro che si sentono particolarmente angosciati». Ma «nel bel mezzo di questa crisi, noi predichiamo: Cristo crocifisso e risorto è la nostra speranza. Ha superato le avversità e il male. Egli ci dona il suo Spirito Santo per rinnovare il mondo. La speranza non è la passività e il conformismo. Nonostante le difficoltà previste per quest’anno, i cristiani sanno che siamo nelle mani di Dio. In Gesù, “Dio con noi” (Mt 1, 23), poniamo la nostra fiducia. Senza disfattismo, agiamo con entusiasmo per superare la crisi che abbiamo di fronte».