
Valditara: «La mia scuola delle due “L”: libertà e lavoro»

“A cosa serve la scuola?” era la domanda del titolo e l’interrogativo che si sono posti ieri i partecipanti al convegno organizzato a Milano a Palazzo Pirelli da “Sui tetti” e altre sigle assieme al ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara.
Un convegno, come ha detto il moderatore del network Sui tetti, Domenico Menorello, per unire «idee e ideali» e riscoprire, col contributo di famiglie e insegnanti, «la bellezza dell’educazione».
Cos’è l’educazione
A Giancarlo Cesana, medico e presidente onorario dell’Associazione Esserci, il compito introduttivo di definire “cos’è l’educazione”. Cesana è partito denunciando la riduzione che oggi subisce l’educazione che è diventata sinonimo di “medicalizzazione” («la classe che è diventata un ospedale»). «Il proprio dell’educazione è la libertà. Libertà è fare quel che si vuole, ma che cosa si vuole? Bisogna volere le cose giuste cioè la verità, ciò per cui la vita è fatta». Se, come insegnava don Luigi Giussani, «l’educazione è introduzione alla realtà totale», allora il compito di chi educa è «insegnare il legame del particolare col tutto».
Pier Paolo Pasolini ci mise in guardia dall’omologazione causata dall’ideologia, ma oggi il tema è che c’è «un’omologazione per assenza di proposte educative, cioè di significato, di una strada da percorrere per crescere».
Famiglia e paritarie
L’avvocato Peppino Zola, fondatore della scuola paritaria “La Zolla”, e Stefano Malatesta, presidente di Agesc Milano, hanno incentrato i loro interventi sull’importante ruolo, riconosciuto anche dalla Costituzione, della famiglia. È la famiglia, e non lo Stato, il vero soggetto educante. Da qui discende il diritto di scelta tra scuole statali e non statali, che oggi è di fatto ostacolato, oltre che da un pregiudizio ideologico, anche da un fattore economico. E se questo diritto è negato, ha detto suor Anna Monia Alfieri, è «un abuso. Il diritto all’istruzione presuppone la libertà di scelta. Lo Stato deve favorire il pluralismo delle attività formative».
Elena Fruganti, referente Educazione di Sui tetti, ha fatto sentire la voce degli insegnanti: «La scuola è comunità educante in cui i docenti non si contrappongono alla famiglia. E con un disagio giovanile in aumento (droghe, bullismo, hikikomori…) alla scuola è chiesto sempre di più. Per questo, ben venga la figura del tutor su cui insiste il ministro Valditara, essa può essere uno di quelli livelli intermedi che aiutano a favorire l’alleanza tra docenti e genitori. Con la dad abbiamo avuto prova che l’educazione non è semplice trasmissione di contenuti, ma un incontro umano col destino dell’altro».
La scuola del 2 giugno
«La scuola italiana è la scuola del 2 giugno», ha detto Valditara prendendo la parola al termine degli interventi. Nel suo discorso il ministro ha insistito sul fatto che occorra rimettere al centro dei nostri interessi la persona, cioè la famiglia, «perché prima dello Stato viene la famiglia».
Quindi è ritornato su un tema a lui caro, i “talenti” (al centro anche di un video del poeta Davide Rondoni) che vanno non solo scoperti e valorizzati, ma anche indirizzati. «La mia vuole essere la scuola delle due “L”: libertà e lavoro», ha detto Valditara. «”Libertà”, così come è stata descritta dal professor Cesana, e “lavoro” perché se la scuola non dà una prospettiva professionale non assolve al suo compito».
Quindi il ministro ha ribadito la sua forte convinzione di voler investire sulla scuola pubblica a 360 gradi, «quindi sia la scuola statale sia quella non statale. Segnali ne abbiamo dati: abbiamo fatto in modo che i fondi del Pnrr fossero anche per le paritarie ed abbiamo aumentato il fondo a favore di esse».
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