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Vaccini/autismo e altre bufale non ancora debellate. Ci mancava solo Robert De Niro

Intervista a Dario Padovan (Pro-Test) dopo il caso del documentario anti-immunizzazioni programmato al festival del cinema di De Niro e poi cancellato

Elisabetta Longo
02/04/2016 - 3:00
Società
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vaxxed-documentario-locandinaIn quindici anni di esistenza, il Tribeca Film Festival non aveva mai avuto così tanta attenzione. Ci voleva la decisione di Robert De Niro (il fondatore della kermesse) di proiettare il documentario Vaxxed. From Cover Up to Catastrophe, per portare il Tribeca sulle pagine di tutti i giornali. Il documentario si basa sulle controverse teorie che associano le vaccinazioni all’autismo. De Niro ha detto di averlo messo in programmazione perché sensibile al tema, visto che uno dei suoi figli è autistico – a detta dell’attore – proprio a causa dei vaccini. Le polemiche sono state tali che De Niro, con grande dispiacere, ha deciso di eliminare il film dal calendario. Tutto questo è accaduto a pochi giorni di distanza dalla “Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo”, che si celebra ogni anno il 2 aprile. Per cercare di capire quanto siano ancora accreditate le bufale scientifiche legate ai vaccini, tempi.it ha intervistato Dario Padovan, ricercatore e presidente di Pro-Test Italia, un’associazione che difende l’importanza della sperimentazione animale e della ricerca scientifica.

Dottor Padovan, il regista del documentario Vaxxed è proprio Andrew Wakefield, il medico inventore della teoria secondo cui i vaccini causerebbero l’autismo nei bambini, già radiato dall’ordine dei medici per aver diffuso dati falsi. Qui teorizza che nel 2032 un bambino su due rischierà di essere autistico.
Già il termine “documentario” affiancato al lavoro di Wakefield mi sembra fuori luogo, visto che le sue teorie sono già state ampiamente contestate con tonnellate di dati scientifici. Lui sostiene che con il passare degli anni si manifesteranno sempre più casi di autismo, causate dalla vaccinazione Mmr (Morbillo, Rosolia, Parotite). Semplicemente è variato, rispetto a una volta, il modo di diagnosticare l’autismo. Non si parla più infatti di “autismo” in senso stretto, ma di “disturbi dello spettro autistico”. D’altronde nel 1800 qualsiasi patologia mentale veniva semplicemente denominata “pazzia”, e poi gli studi si sono evoluti. Con l’autismo sta avvenendo la stessa cosa, si diagnosticano meglio i problemi comportamentali, e ciò fa sì che il numero totale di pazienti cresca.

Vaxxed sarà comunque distribuito attraverso canali alternativi in queste settimane. A giudicare dal trailer diffuso online l’intento appare già chiaro: si vuole colpire lo spettatore sul vivo, mostrando immagini di bambini affetti da questa patologia.
È un atteggiamento tipico di chi diffonde teorie complottiste. Dove non ci sono dati scientifici forti, si toccano le corde più sensibili dell’essere umano, e quindi mostrare bambini intenti in atteggiamenti insoliti, tipici dell’autismo, è perfettamente in sintonia. È la stessa metodologia adottata con la sperimentazione animale. Vengono spesso mostrate immagini di scimpanzé con elettrodi nel cervello, come esempio estremo della sofferenza che prova l’animale usato come cavia. Non viene mai detto però che il cervello non possiede centri del dolore, quindi non può provarne se sollecitato. Non viene ricordato che durante le operazioni più complesse di neurochirurgia sull’uomo, il paziente viene lasciato sveglio: viene solo somministrata una dose di anestetico locale per consentire l’apertura della scatola cranica, perché il paziente deve rimanere vigile, proprio a scopi clinici. Consiglio a tal proposito di cercare su Youtube il filmato di un violinista operato al cervello per tremore essenziale, che gli impediva di esercitare la sua arte. È stato ripreso proprio in sala operatoria, durante l’innesto di elettrodi nel suo cervello.

Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome
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Il binomio vaccini/autismo continua a essere utilizzato, nonostante la comunità scientifica internazionale abbia più volte smontato la tesi. In rete, poi, c’è tutto un filone che alimenta quotidianamente questo spauracchio.
Il fatto che riguardi i bambini è determinante. I bambini sono innocenti, sono indifesi, vaccinarli è una decisione degli adulti, sono vittime secondo il pensiero dei complottisti. Il problema italiano è che si fa troppa poca divulgazione scientifica, e quando la si fa, la si fa in maniera totalmente errata. In televisione e sui media trovano spazio servizi pseudoscientifici, dove per fare ascolti si parla di animali immaginari o teorie sugli alieni, e anche nei programmi scientifici scolastici si approfondiscono troppo poco gli argomenti.

Tutti però diventano scienziati quando scoppiano allarmi sanitari, come quello relativo al virus Zika.
Dubito che l’epidemia di Zika possa arrivare in Europa, riguardandoci da vicino. È giusto che l’Oms attesti l’esistenza del virus, così come fa quotidianamente per tantissimi altri virus. È altrettanto giusto però che cerchi di verificare il perché, in quell’area specifica del Brasile, sia stata registrata un’incidenza maggiore di bambini nati con microcefalia. Creare allarmismi è insensato, ma purtroppo viene fatto ogni volta che i media cominciano a utilizzare il termine “epidemia”. È stato così quando si parlava di influenza suina, di aviaria, di Ebola. Paradossalmente in questi casi si supplica la comunità scientifica di trovare al più presto dei vaccini.

Per Ebola tra l’altro sembra che un vaccino sia stato trovato, e proprio grazie alla sperimentazione sui primati non umani.
I risultati sono stati resi noti adesso, ma dietro ogni scoperta c’è sempre il lavoro di anni. Quanti sanno che quando un farmaco viene messo in commercio è stato prima studiato per dieci o quindici anni? In rete circolano obiezioni molto sterili a riguardo, ci si chiede come mai l’uomo riesca a mandare una sonda su Marte e non a trovare un rimedio per il cancro, per esempio. La risposta è che quando si ha a che fare con le leggi della fisica, necessarie a far partire la sonda e a farla arrivare, lo scienziato conosce perfettamente le variabili. Quando invece si ha a che fare con enzimi e cellule le combinazioni sono infinite, e per nulla prevedibili. Per arrivare all’esatta formulazione di un farmaco, in grado di agire su un determinato tema, si è partiti da circa 25 mila molecole.

Alcuni genitori decidono di non vaccinare i propri figli. Quanto è rischiosa questa condotta per loro e per la comunità?
Negli anni Ottanta, quindi non troppo tempo fa, il morbillo, nel mondo, causava circa 2 milioni di morti. Oggi, le morti per morbillo sono circa 150 mila. Sono ancora troppe, ma senza l’uso massiccio del vaccino non si sarebbero mai ridotte così drasticamente. Molti pensano che alcune malattie siano ormai state debellate e che quindi le vaccinazioni non siano più necessarie. Non è così: la copertura totale deve rimanere intorno al 95 per cento per restare sicuri. Ci sono vaccinazioni obbligatorie, e l’aggettivo non è messo lì a caso. Ricordo che una volta ai genitori insolventi veniva momentaneamente tolta la patria potestà, forse bisognerebbe pensare a qualche tipo di sanzione. Vaccinare il proprio figlio è anche un modo per proteggere altri bambini che invece non possono proprio farlo, perché immunodepressi. Il problema è che tanti genitori invece che fidarsi del proprio medico, laureato in medicina, preferiscono chiedere a Google.

Tags: autismorobert de nirovaccinazionivaccini
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