La crisi cambia lo stile delle vacanze degli italiani. Alcuni saranno addirittura costretti a rinunciare alle cosuete settimane al mare, alcuni si ingegneranno a trovare modi per risparmiare. A fare un disegno delle ferie del 2013 è Alberto Corti, direttore di Federviaggio, la federazione del turismo organizzato.
Quali sono le previsioni per quest’estate?
Innanzi tutto per “vacanze estive” si intendono quelle che vanno da giugno a settembre compreso, non solo agosto. E si tiene conto di soggiorni più lunghi di tre giorni, perché le cosiddette gite fuori porta, i weekend “toccata e fuga” non sono conteggiabili. Sottolineiamo che questo tipo di vacanze sono il 60/70 per cento delle totali dell’anno, perché per il resto dei mesi gli italiani quasi non si muovono, e accorrono i turisti stranieri. Per esempio, a luglio abbiamo l’ondata tedesca, gli americani arrivano a maggio o ottobre e i russi non hanno stagionalità.
La crisi ha cambiato la modalità delle prossime ferie?
C’è stata una contrazione di durata e di spesa, ma anche di tempistiche. Se fino all’anno scorso si prenotavano le vacanze con molto anticipo, di solito due o tre mesi prima, ora si tende a posticipare. Le prenotazioni vengono fatte una settimana o due prima, perché c’è uno stato di generale insicurezza. Noi di Federviaggio ci occupiamo principalmente del settore di turismo per le famiglie. Per cui se il capofamiglia non è certo della sicurezza del suo posto di lavoro, o se è incerto sul fatto di riuscire a recepire lo stipendio in questo periodo, di certo mette le prenotazioni delle vacanze all’ultimo posto delle priorità. Altro dato interessante riguarda chi ha già prenotato da tempo, ed è il fattore durata. I soggiorni da una quindicina di giorni si sono ridotti a una decina.
E per quanto riguarda gli stranieri?
Non è una situazione splendente, ma bisogna fare un discorso diverso rispetto degli italiani. I turisti provenienti dal bacino europeo, Russia compresa, rappresentano il 90 per cento del traffico, e l’80 per cento in termini di spesa. Il dato più positivo è sempre quello del flusso tedesco, che non ha mai smesso di fare il ferie in Italia, per un totale di 8 milioni di turisti tedeschi all’anno, sopratutto provenienti dal Sud della Germania. Segue l’Austria, trainata dalla Germania, e la Svizzera, con 1-2 milioni di turisti l’anno.
La crisi vacanziera non si è sentita in Europa?
Ci sono delle zone d’ombra, rappresentate da Francia, Spagna e Olanda, dei quali vediamo decrementi sensibili di afflusso, fino al 6 per cento. Lo stesso accade per la Scandinavia, ma per un motivo differente da quello economico. È per via dell’organizzazione dei viaggi. Il turista scandinavo è abituato ad avere tutto programmato al centesimo per sapere esattamente quanto spenderà per la vacanza. Con le ultime variazioni di tasse aeroportuali nel nostro Paese, l’introduzione delle tasse di soggiorno in molte città e altre possibili future variabili, il tour operator scandinavo non è più in grado di dire con esattezza al suo fruitore il budget. E così quello opta per un’altra meta.
Per quanto riguarda gli inglesi?
Il turismo proveniente dalla Gran Bretagna tiene, per fortuna. Ma dipende dalle fasce di età. Vengono qui da noi principalmente persone della terza età, ormai in pensione, o della seconda età, cioè famiglie che hanno ormai estinto il mutuo e possono spendere i propri risparmi annuali in libertà. Si è molto abbassato il tasso di giovani inglesi, che preferiscono mete più economiche dell’Italia.
E le macro aeree del turismo?
Stati Uniti e Canada tornano a preferirci, visto che ormai cambio dollaro/euro non è più sfavorevole come prima. La Russia continua a crescere, ma più lentamente rispetto a qualche anno fa, quando si andava ai ritmi del +30 per cento l’anno. Il Giappone invece va splendidamente. Dopo Fukushima, che aveva pressoché azzerato il flusso di turisti dal Sol Levante, ora i giapponesi hanno ricominciato a venire in Europa. E vengono solo in Italia, non come gli americani, che solitamente optano per tour in vari Stati. Ci preferiscono a tutti gli altri e sono felici di spendere da noi grosse cifre.