L'uomo dipende da Dio, non dallo Stato. Un libro di Ratzinger tutto da leggere

Di Emanuele Boffi
08 Maggio 2018
La Stampa ha pubblicato la prefazione di papa Francesco al nuovo libro di Benedetto XVI dedicato a "Fede e politica". Tanti spunti cui Tempi si dedicherà nei prossimi mesi


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Caro direttore, ho letto sulla Stampa la prefazione di papa Francesco al nuovo libro di Benedetto XVI, Liberare la libertà. Fede e politica nel terzo millennio (Editrice Cantagalli). Mi sembra un libro di straordinaria attualità, e non solo per la contingente situazione italiana (dove non si riesce a fare un governo manco per finta), ma perché, almeno per quel che leggo dalle parole di Francesco, in questo volume il papa emerito mette in luce come per i cattolici esistano questioni “politiche” che non possono essere eluse. Poiché ho visto che Tempi nelle settimane scorse si è interrogato su quale potesse essere la “casa dei cattolici” mi chiedevo se non fosse il caso che vi dedicaste un approfondimento.
Giorgio Ansaldi via email
Gentile Giorgio, la risposta è: sì, ce ne occuperemo certamente. Già solo il titolo attira la nostra attenzione, come avrà modo di vedere nel numero di maggio di Tempi dedicato al ’68 e che arriverà a casa degli abbonati a fine mese (in cui abbiamo scritto provocatoriamente che «la libertà non vi farà liberi»). Come giustamente lei nota, la questione del rapporto tra fede e politica è al centro dei nostri interessi perché pensiamo che una fede che non si ripercuota sull’agire sociale sia una povera fede, così come una politica che non tenga conto dei suoi riferimenti ideali finisca presto per diventare mera gestione del potere.
Di spunti nel libro ve ne sono moltissimi. Leggete, ad esempio, questa frase di Benedetto XVI riportata da Francesco:

«Lo Stato – scrive in questo senso in uno dei testi proposti – non è la totalità dell’esistenza umana e non abbraccia tutta la speranza umana. L’uomo e la sua speranza vanno oltre la realtà dello Stato e oltre la sfera dell’azione politica. Ciò vale non solo per uno Stato che si chiama Babilonia, ma per ogni genere di Stato. Lo Stato non è la totalità. Questo alleggerisce il peso all’uomo politico e gli apre la strada a una politica razionale. Lo Stato romano era falso e anticristiano proprio perché voleva essere il totum delle possibilità e delle speranze umane. Così esso pretende ciò che non può; così falsifica ed impoverisce l’uomo. Con la sua menzogna totalitaria diventa demoniaco e tirannico».

Come nota acutamente Francesco, Ratzinger mostra tutto il suo talento nel proporre «una visione cristiana dei diritti umani capace di mettere in discussione a livello teorico e pratico la pretesa totalitaria dello Stato marxista e dell’ideologia atea sulla quale si fondava». Una visione non “pauperista”, non marxista, che non ha la pretesa di «collocare il cielo sulla terra, la redenzione dell’uomo nell’aldiquà», ma che sa che «l’unica via che porta alla liberazione è la completa dipendenza dall’amore, dipendenza che sarebbe poi anche la vera libertà».
“La libertà è una dipendenza dall’amore” è una frase intrigante che va ben spiegata. Francesco lo fa sottolineando ancora un passaggio decisivo degli scritti del suo predecessore:

«Oggi infatti, più che mai, si ripropone la medesima tentazione del rifiuto di ogni dipendenza dall’amore che non sia l’amore dell’uomo per il proprio ego, per “l’io e le sue voglie”; e, di conseguenza, il pericolo della “colonizzazione” delle coscienze da parte di una ideologia che nega la certezza di fondo per cui l’uomo esiste come maschio e femmina ai quali è assegnato il compito della trasmissione della vita; quell’ideologia che arriva alla produzione pianificata e razionale di esseri umani e che – magari per qualche fine considerato “buono” – arriva a ritenere logico e lecito eliminare quello che non si considera più creato, donato, concepito e generato ma fatto da noi stessi».

Eccoci dunque ad un altro tema di grande attualità e interesse: «Questi apparenti “diritti” umani che sono tutti orientati all’autodistruzione dell’uomo». “Diritti” che hanno tutti un comun denominatore: «La negazione della dipendenza dall’amore, la negazione che l’uomo è creatura di Dio, fatto amorevolmente da Lui a Sua immagine e a cui l’uomo anela come la cerva ai corsi d’acqua». E da dove ripartire per difendere l’uomo da queste «riduzioni ideologiche»? Francesco lo dice senza mezzi termini: occorre «difendere la famiglia».
Dunque ha ragione gentile Giorgio: sono tutti temi a noi cari. Che sono cari a noi e che dovrebbero essere cari a tutti, non solo ai cattolici. Perché, come scrive sempre Francesco

«essi possono aiutare non solo tutti noi a comprendere il nostro presente e a trovare un solido orientamento per il futuro, ma anche essere vera e propria fonte d’ispirazione per un’azione politica che, ponendo la famiglia, la solidarietà e l’equità al centro della sua attenzione e della sua programmazione, veramente guardi al futuro con lungimiranza».

Oggi sul blog di Sandro Magister è stato anticipato il capitolo inedito contenuto nel libro. Il titolo è “Se Dio non c’è, crollano i diritti umani”. Come nota il vaticanista dell’Espresso si tratta di «un testo di chiarezza cristallina» «sulla questione capitale del fondamento dei diritti umani, i quali o sono ancorati nella fede nel Dio creatore, o non sono».
Il capitolo merita lettura integrale. Qui ne riportiamo solo il finale, nel quale Ratzinger si rivolge a Marcello Pera con queste parole:

«L’idea di Dio include il fondamentale concetto dell’uomo quale soggetto di diritto e con ciò giustifica e insieme stabilisce i limiti della concezione dei diritti umani. Lei nel suo libro ha mostrato in modo persuasivo e stringente cosa accade quando il concetto dei diritti umani viene scisso dall’idea di Dio. La moltiplicazione dei diritti conduce da ultimo alla distruzione dell’idea di diritto e conduce necessariamente al “diritto” nichilista dell’uomo di negare se stesso: l’aborto, il suicidio, la produzione dell’uomo come cosa diventano diritti dell’uomo che al contempo lo negano. Così, nel suo libro emerge in modo convincente che l’idea dei diritti umani separata dall’idea di Dio in ultimo non conduce solo alla marginalizzazione del cristianesimo, ma in fin dei conti alla sua negazione. Questo, che mi sembra essere l’autentico scopo del suo libro, è di grande significato di fronte all’attuale sviluppo spirituale dell’Occidente che nega sempre più i suoi fondamenti cristiani e si volge contro di essi».

Foto Ansa
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