«Un film per scardinare paure ataviche sull’autismo. Senza retorica o sentimentalismi»

Di Francesca Parodi
31 Marzo 2017
Il film "Tommy e gli altri" racconta le storie di ragazzi autistici e dei loro genitori in tutta Italia

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«Non importa l’estrazione sociale, che sia benestante o indigente. I genitori di un figlio autistico provano comunque un sentimento di vergogna per quel gigante con l’aria dolce e sempre infantile». Gianluca Nicoletti, giornalista e scrittore, lo sa meglio di chiunque altro perché lui è il padre di Tommy, un neo diciottenne malato di autismo. «Molti di loro chiudono il figlio in casa, non vogliono far sapere al mondo di avere una “pecora nera” in famiglia. Ma guardando quegli eterni bambini sempre bisognosi di cure e attenzioni, un genitore non può fare a meno di chiedersi: “Cosa ne sarà di mio figlio quando io non ci sarò più?”». Questa domanda, racconta Nicoletti a tempi.it, diventa più urgente e drammatica al compiere dei diciotto anni del ragazzo, perché per lo Stato non esistono autistici adulti: «L’autismo è riconosciuto solo fino alla maturità, poi cessano i programmi di aiuti, i contributi mensili e le visite di poche ore a settimana. Non esistono cure specifiche per adulti e i neuropsichiatri sono solo per i bambini. Manca innanzitutto la cultura scientifica in questo ambito».

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Nicoletti ha già raccontato la sua esperienza nei due libri Una notte ho sognato che parlavi e Alla fine qualcosa ci inventeremo, ma questa volta ha voluto dare voce anche ad altre storie simili alla sua, di famiglie sparse in tutta Italia, per farle sentire meno sole e per raccontare a tutti realtà per lo più ignorate. «Così io e una piccola troupe abbiamo organizzato una campagna su Internet, invitando chiunque viva con persone autistiche a contattarci. E siamo partiti per andare a trovarli uno a uno e conoscere la loro vita quotidiana». Nicoletti, Tommy, il regista Massimiliano Sbolla e gli altri ragazzi della troupe hanno quindi attraversato l’Italia per documentare queste esistenze, «ma senza retorica o sentimentalismi perché volevamo far vedere la realtà così com’è, in tutti i suoi aspetti».

Nel film Tommy e gli altri si intrecciano tante storie diverse, ciascuna segnata a suo modo da tante difficoltà, ma anche dall’amore che solo un genitore può riservare al proprio figlio. Per esempio, una madre invia da vent’anni alla figlia una mail in cui si firma Harry Potter e la ragazza confida al maghetto i suoi pensieri che mai rivelerebbe ad altri. Un’altra madre racconta le difficoltà nell’accudire il figlio affetto da stereotipia: continua a dondolarsi avanti e indietro e per la madre diventa faticoso riuscire a cambiarlo e assisterlo costantemente, anche di notte. C’è poi qualcuno che ha deciso di aprire una struttura in grado di ospitare questi ragazzi in maniera accogliente e che favorisca l’inclusione sociale, e genitori che cercano di costruire un futuro economico per i figli.

Tommy-Nicoletti

Sono tutti loro «gli altri», cioè i ragazzi autistici e i loro genitori, che Tommy incontra lungo il viaggio sul pulmino. «Per la prima volta Tommy si è sentito al centro di un progetto e ha capito di poter essere utile, di avere un ruolo, come aiutare a montare il set, portare le telecamere, mediare tra i ragazzi, i genitori e noi. È stato solo grazie a lui che sono riuscito a entrare in case dove da anni non si accoglieva nessuno per vergogna. Si è trattato proprio di scardinare paure ataviche, profondamente radicate».

Il film è stato realizzato interamente con finanziamenti dal basso, con un primo aiuto arrivato dagli studenti dell’Università Luiss e il resto in crowdfunding (cioè donazioni tramite una piattaforma web). Tommy e gli altri è stato presentato al Senato alla presenza del presidente Pietro Grasso, Maria Elena Boschi e diversi ragazzi autistici con i loro genitori seduti in sala. Andrà in onda su Sky Arte e Sky Cinema Cult il 1° e 2 aprile in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo di domenica.

@fra_prd

Foto di Sky Cinema

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