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La parola "casa", per Lusine, non ha più senso. Ogni volta che lei, il marito o i quattro figli pronunciano questa parola pensano alla grande e comoda abitazione che dieci anni fa la famiglia della donna armena 35enne aveva costruito ad Askeran, nel Nagorno-Karabakh. Ma dal 19 settembre 2023, da quando cioè l'esercito dell'Azerbaigian ha invaso la Repubblica dell'Artsakh, costringendo 120 mila armeni alla fuga, Lusine non sa neanche se la sua casa esista ancora o se sia stata rasa al suolo dagli azeri dopo l'occupazione.
Da un anno Lusine vive in Armenia in uno scheletro di calcestruzzo finito soltanto per metà insieme a 20 persone. Il marito ha appena trovato lavoro, ma la famiglia dispone a malapena dei soldi per sopravvivere e il governo di Erevan non ha abbastanza fondi per coprire tutte le spese. «Siamo dovuti scappare in un giorno. Ora non abbiamo più nulla. Quale sarà il nostro futuro?».
Il dilemma degli armeni del Nagorno-Karabakh
L'angoscia e le domande di Lusine son...
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