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Home Cultura

Ufo in Messico? Sulle “mummie aliene” aveva già detto tutto Buzzati

Rileggere gli articoli sui dischi volanti dello scrittore e giornalista per capire cosa c’è di vero nell’annuncio che “non siamo soli nell’universo”

Piero Vietti
17/09/2023 - 5:40
Cultura
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Messico Ufo estraterrestri
Una delle due “mummie extraterrestri” mostrate al Congresso messicano

C’è una regola non scritta del giornalismo che andrebbe insegnata nelle scuole che sfornano annualmente nuove firme abilissime a postare reel e condurre podcast. Quando non sai come commentare un bizzarro o tragico o inatteso fatto di cronaca, probabilmente ci ha già pensato qualche decennio prima di te qualcun altro. Questo metodo funziona quasi sempre con Dino Buzzati, il giornalista, scrittore, pittore e poeta bellunese morto ormai più di cinquant’anni fa. «Non è più lecito prendere sottogamba i cosiddetti dischi volanti», scriveva sul Corriere della Sera nel giugno 1962.

«I dischi volanti esistono»

«I dischi volanti esistono, in un modo o nell’altro. Per lo meno sono uno dei fenomeni più tipici e interessanti di questo periodo». Chissà cosa avrebbe detto della presentazione che il giornalista e ufologo Jaime Maussan ha tenuto pochi giorni fa al Congresso messicano, quando davanti ai parlamentari a Città del Messico ha mostrato i corpi di due «esseri non umani», quelli che secondo lui sarebbero i resti fossilizzati di individui extraterrestri risalenti a 1.000 anni fa. Ospite di un convegno organizzato dal governo per discutere di presunti avvistamenti di Ufo, oggetti volanti non identificati (adesso si chiamano Uap – Unidentified Aerial Phenomena), Maussan ha mostrato due piccole “mummie” molto simili agli extraterrestri dei film hollywoodiani dentro a due bare enormi.

Si tratta in realtà delle famose “mummie di Nazca”, note dal 2017 e la cui provenienza extraterrestre è già stata smentita: sarebbero infatti corpi umani smembrati e modificati, i più piccoli dei quali sarebbero stati creati assemblando parti di animali e di esseri umani. La storia è poco credibile e assurda, ma è stata rilanciata e commentata da tutte le principali testate giornalistiche mondiali a colpi di fact-checking. Quasi tutti, leggendo la notizia, abbiamo alzato il sopracciglio, sorriso e commentato con l’amico o collega che non è possibile, è una bufala, ma come si fa a credere a una cosa del genere? Nelle stesse ore la Nasa, però, faceva sapere ufficialmente che «c’è vita nello spazio ma non abbiamo le prove. Le cercheremo».

L’Ufo sulla Domenica del Corriere

Sedicenti ufologi e pagine Facebook dedicate agli avvistamenti extraterrestri parlano quotidianamente di presenze aliene nei nostri cieli e sulla Terra, suscitando l’ironia di chi la sa lunga. Attenti a non cadere nell’errore di dare la colpa ai social network, però.

Ancora Buzzati:

«Qualche settimana fa la Domenica del Corriere, dove lavoro, pubblicò due fotografie prese da una terrazza di Milano, in cui si distingueva benissimo, di profilo, la sagoma di un disco quale è ormai codificata; come una lenticchia rastremata al bordo, con al centro una torretta tondeggiante. Autentica o truccata? […] Si pensava che almeno una buona parte dei lettori avrebbe reagito in forma negativa, sostenendo la mistificazione. Avvenne, invece, il contrario. Fu una pioggia di lettere da ogni regione d’Italia: professionisti, impiegati, operai, perfino madri di famiglia. Si congratulavano che la Domenica del Corriere, dopo tanto silenzio, avesse ripreso un argomento così “importante” e riferivano quindi personali esperienze o avvistamenti di cui erano venuti a conoscenza».

Siamo all’inizio degli anni Sessanta, dagli Stati Uniti l’ossessione per gli Ufo è arrivata anche in Italia. Buzzati racconterà in numerosi articoli «l’esistenza di uno strano mondo sotterraneo di fanatismi, di speranze, di illusioni, di pseudoscienza, perfino di magia», di gente «in completa buona fede» che crede di avere visto qualcosa e che dunque ha «una coscienza di privilegio, come di una onorifica investitura». Un mondo, raccontava il grande scrittore, in cui chi parla non dice tutto, lascia intendere l’esistenza di «patti segreti con i “marziani”», si scrive di nascosto con altri “amici dei marziani” «quasi che fossero maneggi peccaminosi». «Imbroglioni? Bugiardi? Nemmeno per idea. […] Nella maggioranza sono persone oneste, convintissime di quello che dicono».

I messaggi del comandante della flotta spaziale di Marte

Buzzati non aveva una pagina Facebook personale, né un account X da cui sottolineare la propria superiorità culturale rispetto agli altri come oggi molti suoi colleghi tendono a fare. Appassionato indagatore del mistero, inizia a incontrare chi dice di avere contatti con gli extraterrestri, regalando ai suoi lettori articoli memorabili.

«Quasi ogni giorno il comandante in seconda della flotta spaziale di Marte, trasferito da circa un anno nel pianeta Masar, di nome Ithacar, scende a Torino ed entra, con le sue onde-pensiero, in un appartamento al primo piano di corso Vittorio Emanuele II».

Un incipit da perfetto articolo di cronaca, quello del 27 settembre 1965 intitolato “La signora che è stata sulla Luna”.

Buzzati si trova a casa della signora Germana Grosso, «una gentile e mite creatura coi piedi ben piantati a terra». La signora Grosso gli racconta che il marziano Ithacar le detta messaggi rivolti al mondo, o a personaggi famosi. Sostiene che nel luglio 1963 avrebbe detto al presidente Kennedy di badare alla sua vita, in pericolo a causa di terroristi che volevano rovesciare la Casa Bianca.

«Appena ricevuto il messaggio, la signora Germana ne fece copia e la mandò alla Casa Bianca», che ringraziò per l’interessamento ma naturalmente escluse di prendere in considerazione la minaccia. Ithacar detta col pensiero, Germana scrive a macchina. Pochi giorni prima dell’arrivo del cronista del Corriere a casa sua, ad esempio, il marziano avvisava che «i disastri provocati dal maltempo sono appena l’inizio di cose molto più serie. […] Non avrete più stagioni delineate come prima. L’asse della Terra è già spostato. È un segno». Nel 1965.

Le inchieste di Buzzati sugli Ufo

«Ne ho visto uno grandissimo tre anni fa. Al lago di Candia, presso Caluso. Saranno state le nove di sera. Si è alzato orizzontalmente dagli alberi, a cinquanta sessanta metri di distanza. Diametro di almeno cinquanta metri. Era tutto luminoso, di una luce fredda, verde chiaro».

In un altro articolo dello stesso anno, Buzzati raccoglie varie testimonianze di chi dice di avere avuto incontri ravvicinati con gli extraterrestri. L’inviato del Corriere chiede dettagli, cerca incongruenze, riporta quanto gli viene raccontato, incalza con domande precise. Un altro “testimone”, il pittore milanese R. L. Johannis, giura di averli visti prima che diventassero una moda, ma di non averlo detto a nessuno per paura di essere preso per pazzo.

Adesso parla, però, e descrive a Buzzati

«due creature mai viste. Alte non più di novanta centimetri, erano vestite di una tuta azzurro-nero traslucida, con una cintura e un collare color rosso vivo. La testa, più grossa che quella di un uomo normale, era coperta da una sorta di cuffia aderente tipo passamontagna; la pelle era verde terroso, il naso dritto, geometrico e lungo, al posto della bocca una fessura a forma di accento circonflesso, gli occhi enormi sporgenti e rotondi, con una pupilla verticale».

Prendere sul serio gli Ufo

Affascinato da questi personaggi, Buzzati li prende sul serio senza per forza credere agli alieni. Ciò che lo colpisce, scriveva ancora nel 1962, è che

«sussiste tuttavia, in questi esaltati, il gusto di essere i depositari di una verità che la restante umanità nega o beffeggia. Sussiste la voluttà dell’ignoto. Sussiste la speranza di ricevere un giorno, da quegli stranieri, favolosi doni. Sussiste l’attesa di una potestà sovrumana che libererà il mondo dalle paure».

Nel luglio 1963 scrive sul Corriere che «Dobbiamo rassegnarci: i dischi non esistono». Questo perché si è scoperto che

«la misteriosa fossa scavata in un campo a Charlton nello Wiltshire non è stata provocata dall’atterraggio di un veicolo spaziale proveniente da Marte o Urano, come sosteneva il signor Robert Randall, sedicente scienziato, bensì da un meteorite volgarissimo».

Balle, denuncia il giornalista scrittore, in fondo dispiaciuto perché

«anch’io confesso, nei primi anni di questa diceria, avevo tanto sperato che i dischi volanti fossero veri. Sarebbe stato così bello. Si sarebbe aperta una porta meravigliosa».

Così non è, scrive, ma in lui resta «la speranza che un disco ben armato scenda sulla mia casa, in viale Vittorio Veneto, per un adeguato castigo. Bene, di cuore mi auguro che ciò possa avvenire».

Gli alieni e l’attesa degli uomini

Da dove nasce tutta questa simpatia per gli stralunati che parlano di Ufo e incontri con extraterrestri? È presto detto, conoscendo l’opera e l’anima di Buzzati. Lo scrive lui stesso in un altro articolo.

«Lasciando da parte il problema se gli Ufo esistano realemte e di quale natura siano, non mi sembra azzardato pensare che tanto interessamento per i dischi volanti abbia una componente di carattere religioso».

La chiave è l’attesa, dice Buzzati. L’attesa per uno sconosciuto che viene a far cessare le guerre, a portare la giustizia e la pace, a cancellare le malattie, la fame. L’attesa per uno sconosciuto che viene per farci felici.

«L’attesa in una più o meno prossima discesa solenne degli extraterrestri sulla superficie della Terra non è molto dissimile dall’attesa del Messia nei popoli antichi», dice. «Non è bella una speranza simile?».

Chissà cosa avrebbe scritto dei due alieni mummificati di Città del Messico, e del “non siamo soli” di Jaime Maussan.

Tags: dino buzzatiextraterrestri
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