
L’Ue vuole abolire i visti turistici per i russi. Una pessima idea

Oggi i ministri degli Esteri dell’Unione Europea si incontreranno a Praga in un vertice informale e potrebbero trovare un accordo per limitare, o cancellare, il rilascio di visti per l’Europa ai turisti di nazionalità russa. Per quanto l’obiettivo finale sia condivisibile, rafforzare il sostegno all’Ucraina invasa dalla Russia, la misura è una pessima idea.
Abolire i visti turistici per i russi
Su richiesta diretta del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, alcuni paesi come Polonia e Repubblica Ceca hanno già annullato il rilascio di visti. Altri, come Finlandia o Danimarca, lo hanno reso molto più complicato. Ma un turista russo che voglia visitare questi pesi può sempre farlo volando su altri paesi, per poi accedere all’intera area Schengen.
Per questo, come rivelato dal Financial Times, l’Ue potrebbe decidere o di cancellare tout court il rilascio di visti ai cittadini russi oppure di eliminare le semplificazioni introdotte nel 2007 e rendere di conseguenza più difficile e costoso ai russi ottenere un visto.
«A soffrire saranno le persone di cultura»
L’Unione Europea ha già espunto dall’accordo del 2007 le facilitazioni per il rilascio dei visti a funzionari del Cremlino e agli uomini d’affari. Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Finlandia e Repubblica Ceca – in particolare – vorrebbero ora andare oltre. Non tutti, come sempre accade, sono d’accordo in Europa. La Germania, ad esempio, si è finora detta contraria perché questa «è la guerra di Vladimir Putin. Non sono i russi. Non bisognerebbe mai generalizzare», ha dichiarato il premier Olaf Scholz pur aprendo al dialogo con i partner europei.
La misura però è controversa e potrebbe avere molti effetti indesiderati. Innanzitutto quello di mettere in difficoltà coloro che in patria si schierano contro Putin e contro la guerra e che a motivo della loro opposizione hanno bisogno di emigrare. Come dichiarava a Tempi una settimana fa Aleksandr Archangel’skij– scrittore, conduttore tv e giornalista russo -, «se in futuro saranno aboliti i visti per i russi, a soffrire non saranno i borghesi ma le persone di cultura».
Gli effetti indesiderati delle sanzioni
La cancellazione dei visti, al pari delle sanzioni economiche, non solo non danneggerebbe in modo sostanziale Mosca ma «susciterebbe l’irritazione delle persone che sono pro Occidente».
Inoltre, nota in un commento il Financial Times, «colpendo specificamente la popolazione russa» la mossa andrebbe ad alimentare la propaganda di Putin, che da mesi accusa falsamente l’Occidente di usare la vicenda ucraina per dichiarare guerra alla Russia e cercare di distruggerla.
Va colpito Putin, non il popolo russo
Resta da vedere che cosa decideranno oggi i ministri Ue e soprattutto se raggiungeranno un accordo formale a ottobre. In passato Bruxelles aveva già provato a colpire direttamente i russi, proponendo di confiscare e vendere sia i beni congelati delle élites russe sia le riserve della Banca centrale russa detenute all’estero, fondi che non appartengono a Putin ma al popolo russo.
A maggio non se ne fece nulla ma ora l’Ue ci riprova. Come scrive giustamente il Ft, però, «ulteriori sanzioni possono rivelarsi necessarie per minare l’abilità del Cremlino a proseguire la sua guerra. Ma il principio guida dovrebbe essere che le sanzioni sono dirette alla macchina bellica e all’economia russa, non a impedire ai cittadini russi ordinari di raggiungere l’Europa».
È quello che sostiene Alberto Mingardi in una petizione lanciata su Change.org: «Per lo stesso motivo per cui abbiamo pensato che alleggerire il processo di rilascio dei visti per i rifugiati ucraini fosse e sia la cosa più umana da fare, riterremmo disastroso un divieto de facto di entrata in Europa per i russi. Donne e uomini di cittadinanza russa non devono essere confusi con il loro governo. Chiudere l’Europa ai russi non farebbe che aumentare la tensione e alimentare la diffidenza e l’odio reciproci. Le ragioni dell’amicizia e della fratellanza internazionale sopravvivono alle guerre, che forse le rendono più urgenti».
Foto Ansa
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