Davanti all’aggravarsi della crisi ucraina, che dopo la Crimea si è estesa a tutte le regioni orientali e russofone del paese, gli Stati Uniti hanno alzato il livello di scontro con la Russia portando le sanzioni al cosiddetto “livello 3”, colpendo sette funzionari russi, tra cui il numero uno del colosso energetico Rosneft, Igor Sechin, e diciassette imprese legate al presidente Vladimir Putin e al Governo. Da Washington si invita l’Europa a fare altrettanto. Ma gli stati dell’Unione Europea tergiversano e si limitano ad allargare le sanzioni (stop ai visti e congelamento dei beni) limitatamente ad alcune personalità politiche di Mosca. Il motivo è ovvio: senza parlare del valore dell’interscambio commerciale fra Ue e Russia (vale centinaia di miliardi di euro), le sanzioni metterebbero in crisi la già debole economia europea, vista la dipendenza dalle forniture di gas erogate da Mosca.
LA RUSSIA PUÒ SOPPORTARE SANZIONI. «Le sanzioni economiche, anche quelle più dure, non avrebbero alcun effetto nel breve periodo», conferma oggi sul Corriere della Sera Mikhail Khodorkosvsky (foto a destra in basso). Secondo l’ex petroliere e rivale di Putin, poi condannato per frode fiscale e graziato dal presidente russo, «la Russia ha risorse per resistere a lungo, come minimo per tre, cinque anni. Basti pensare alle riserve di oro, ai fondi in valuta estera e anche alla capacità di poter diversificare la clientela sul mercato internazionale dell’energia». La vera questione, dice, è se «gli europei sono in grado di reggere sanzioni severe contro la Russia per tre, cinque anni». La risposta è implicita: no.
PERICOLO PER IL GAS. Dello stesso parere dell’ex magnate russo è Paolo Scaroni. L’ad di Eni a fine mandato, è intervenuto ieri sul New York Times, per mettere in guardia l’occidente dalle conseguenze che avrebbero le sanzioni alla Russia. «Questo periodo per la sicurezza energetica europea è il più difficile che abbia mai visto. La crisi potrebbe stoppare le forniture di gas russo», ha spiegato Scaroni al quotidiano americano. In sostanza, l’ad di Eni, spiega che le importazioni dalla Russia in Ue, sono aumentate del 16 per cento negli ultimi anni, mentre quelle da altre fonti, incluse Norvegia e Algeria, sono diminuite. L’Europa può fare a meno del gas russo? «L’Europa non è preparata a fare a meno del gas russo», ha tagliato corto Scaroni.
EST UCRAINA: POLIZIA APRE AI RIVOLTOSI. Nel frattempo, nell’est dell’Ucraina continuano gli scontri fra filo-russi e filo-governativi. In una conferenza stampa il vice segretario della Sicurezza nazionale ucraino, Victoria Syumar, ha denunciato la passività della polizia nei confronti dei rivoltosi filorussi nelle regioni orientali di Lugansk e Donetsk, riferisce il sito ucraino online segodnya.ua. Dopo aver preso il controllo della sede dei servizi segreti ucraini a Lugansk, l’altro ieri i filorussi hanno annunciato la creazione della Repubblica popolare locale. Segnali di stemperamento della tensione con Kiev arrivano però da Mosca. Le truppe russe si sono ritirate dal confine. Lo ha riferito il ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu nel corso di una telefonata con l’omologo americano, Chuck Hagel. «Non appena le autorità ucraine hanno dichiarato di non aver intenzione di impiegare unità del loro esercito contro la popolazione disarmata, le unità russe sono tornate alle loro basi permanenti», ha riferito l’ufficio stampa del ministero della Difesa russo.