Con la rivoluzione industriale giunse la macchina a vapore capace di sostituire il potere muscolare di migliaia di uomini con la potenza di interi branchi di cavalli. La manifattura e le miniere diedero origine non solo a nuove città come Manchester ma anche a un’intera cultura di intervento statale con regolamentazioni per salute e sicurezza, istruzione statale e l’emergere del Welfare State insieme ai sindacati e ai partiti di massa. Ora invece abbiamo la rivoluzione informatica la cui materia prima è il sapere e le cui fabbriche sono i computer. Tempo e spazio sono stati di fatto aboliti con le informazioni che fanno il giro del mondo in tempo reale e ditte di commercio elettronico con capacità di operare ovunque nel mondo.
Rischi ed economie pilotate Però come faranno i governi a recuperare i fondi per scuole e ospedali se le ditte possono operare dal luogo in cui riescono ad ottenere la tassazione più bassa? I soldi per pagare i servizi pubblici dovranno sempre di più venire dal far pagare il consumatore piuttosto che il contribuente come investitore.
Capitalismo significa mettere il proprio capitale a rischio per guadagnare, ma c’è stato durante questo secolo uno spostamento strategico circa chi deve sostenere il rischio. Il rischio a credito, con gli investitori che compravano azioni sopravvalutate per un deposito del 10% portò al grande Crollo di Wall Street del 1929 e le banche lasciate a fronteggiare un rischio insostenibile crollarono. La soluzione secondo John Maynard Keynes era che i governi si assumessero il rischio, stampassero denaro e creassero un circolo virtuoso riportando i potenziali consumatori nel ciclo del lavoro con progetti governativi di infrastrutture. In Gran Bretagna fu evidente per elettori e politici che una “command economy” (economia pilotata) aveva vinto la guerra. Il Welfare state e le nazionalizzazioni videro lo stato assumere un ruolo di comando nell’economia.
Da Keynes alla Thatcher La fine della paura della destituzione e l’aumento della prosperità
portarono nel 1979 all’avvento di Margaret Thatcher e alla fine del consenso keynesiano, divenuto vittima del proprio successo, a favore degli economisti neoclassici del libero mercato della scuola di Chicago e delle idee di governo minimo di Hayek. La Thatcher aveva scoperto un nuovo elettorato nella classe operaia specializzata e, facendo appello alle loro aspirazioni si adoperò per convertirli dalle loro radici laburiste al conservatorismo vendendo loro le case popolari in cui abitavano con lo sconto mentre con la privatizzazione vendette di nuovo loro a prezzi scontati le industrie nazionalizzate e creò la sua “democrazia di azionisti proprietari”. Nel 1929 il governo aveva abbandonato l’economia classica per comprare il rischio dei banchieri e poi con nazionalizzazione e welfare state l’aveva quasi monopolizzato. Con la Thatcher gli economisti neoclassici credevano che i nuovi “ricchi”, cioè le classi medie che ora comprendono il 60% della popolazione, dovessero assumersi i rischi e i profitti togliendoli al governo con la privatizzazione, con un governo minimo, lasciato responsabile solo per l’emissione monetaria e perciò dell’inflazione.
Blair il neothatcheriano Blair avrebbe riconquistato questi elettori al Nuovo Labour quando la crescente prosperità li trasformò nel un nuovo ceto medio dell’industria dei servizi e dell’high-tech. Blair ottenne la strepitosa vittoria del 1997 promettendo migliori scuole, ospedali e trasporti; tutto senza cambiare i limiti di spese dei conservatori e senza alzare le tasse. A parte l’aumentata privatizzazione i mezzi per questo fine furono un adattamento dell’idea conservatrice della Private Finance Initiative. I rischi e i costi di questi nuovi servizi pubblici cadranno sui futuri utenti. Il settore privato, in altre parole, non il cittadino come contribuente ma il consumatore come investitore, ora costruirà, manterrà e fornirà personale per scuole, ospedali, prigioni, stazioni di polizia e tribunali, costruirà case, ponti e strade e provvederà veicoli militari e aerei. Poi con un contratto leasing li affiderà agli enti locali o ai dipartimenti governativi per periodi fino a 45 anni.
Può ora succedere che sia la vostra compagnia di pensione, come il gigante Norwich Union che sta investendo 100 milioni di sterline iniziali, a guadagnare la vostra pensione gestendo il vostro ospedale. La ditta di costruzioni che costruisce e gestisce il ponte ha un interesse costituito nel non superare i costi, così come ce l’ha il British Aerospace nel tenere bassi i costi della costruzione degli aerei, su cui deve fare profitto quando farà il leasing alla RAF. È la Siemens a perder soldi quando il suo sistema di computer per l’Agenzia dei Passaporti non rispetta le scadenze. Ci sono già quasi 300 grossi progetti DFBO (design, finance, build, operate) del costo di 3 miliardi di sterline mentre il governo ha firmato contratti per 85 miliardi di sterline fino al 2026. La conseguente riduzione del prestito pubblico tiene la Gran Bretagna al livello giusto per entrare nella Moneta unica.
Lo Stato governa, la società gestisce beni e servizi Il governo manovra la nave dello stato ma non ci rema sopra. Offre il servizio ma non lo amministra. Intanto il Paese vive con la sua carta di credito nazionale mentre i cinici potrebbero lamentarsi che la cosa ci permette di avere tasse basse perché ne proiettiamo i costi sopra i nostri figli. Però dato che il Labour ha cambiato le regole i beni ritornano al pubblico alla fine del contratto e la maggior parte della gente in Gran Bretagna riconoscerebbe che la cosa è simile al sistema del mutuo che il 70% di loro utilizza per comprare le case in cui vivono. Il leasing di una macchina o della televisione è comune in Gran Bretagna con il vantaggio che riparazioni e manutenzione sono responsabilità della ditta. Anche la regina prende in leasing il suo elicottero Sikorsky per le visite ufficiali piuttosto che usarne uno della RAF. Il rischio è ora responsabilità dei cittadini azionisti della Thatcher e anche sempre più dai fondi pensionistici che rappresentano il 40% degli investimenti nella Borsa di Londra.
Intanto il Lloyds, il mercato di assicurazione, è felice di avere un altro rischio da assicurare, dato che se il contratto va male, loro ne coprono la responsabilità. Se qualcosa va male ci sono penalizzazioni contrattuali. Il più grande contratto PFI/PPP è il trasferimento di 770 edifici per la previdenza sociale (1,6 milioni di metri quadri) alla Trillium, un consorzio diretto dalla Goldman Sachs e Abbey National. Il Trillium ha già pagato un 4% (700mila sterline) di multa sui suoi guadagni per non aver raggiunto gli obiettivi fissati nei suoi primi 6 mesi.
Non tutti sono contenti del PFI. I nazionalisti scozzesi gli si sono opposti nelle elezioni scozzesi mentre la Unison, il sindacato dei dipendenti pubblici, obbietta che in tal modo i servizi devono rendere meno democraticamente conto del trasferimento al settore privato del personale pubblico e che è 5% più costoso del tradizionale prestito pubblico.
Sorpresa: con il mercato proletari al potere Trasferire il rischio significa ovviamente trasferire i profitti, ma i sostenitori del PFI sostengono che esso evita i problemi del “breve termine” e offre un ottimo rapporto servizio-prezzo e reddito per il consumatore/elettore. La riduzione del costo è raggiunta con la specificazione dei risultati da raggiungere e con l’efficienza della gestione privata. La motivazione del profitto piuttosto che la pianificazione burocratica assicura che la vitalità economica è provata dal mercato, mentre i contratti legali a lungo termine portano a una “trasparenza politica”. Per la prima volta il governo centrale e quelli locali sono impegnati in pianificazione a lungo termine mentre il controllo della qualità per il contribuente-consumatore è regolarmente e indipendentemente verificato nei termini del contratto.
Con il PFI/PPP l’elettore-contribuente investe non tramite tasse più
alte, ma attraverso il suo fondo pensionistico o di investimento scambiando il potere dell’azionista con quello dell’elettore. I lavoratori sono al potere, essendo diventati borghesia.