Tutti in vacanza, sperando non ci facciano la fotogallery come la Minetti
«Ostia, Fregene, Rimini, Riccione» cantava il Jovanotti di Estate 1992, «l’estate delle mie e delle tue vacanze, come ogni caldo agosto, in giro per l’Italia a farsi il culo arrosto». Bello. Sempre che il menù dell’arrosto non lo decida qualcun altro. Con ogni probabilità, in quest’estate 2012 a deciderlo sarà la procura nazionale anticasta che può contare sull’insospettabile fustigatore dei costumi che è in ciascuno di noi. Quattro anni fa, quando si credeva ingenuamente di essere già al punto peggiore della crisi, non mancavano le battute ironiche sui tradizionali scatti rubati dei vip al sole dei tropici accostati alle immagini delle famiglie americane che perdevano le proprie case sommerse dal debito di mutui concessi troppo allegramente. Quattro anni e centinaia di miliardi bruciati in borsa dopo, l’ironia è roba per dilettanti sprovvisti di qualunque coscienza civica.
Questo è piuttosto il tempo dell’indignazione e della denuncia. Così nell’Italia tecnicamente votata alla sobrietà e alla guerra alla casta la stagione delle vacanze diviene un campo minato. Per i politici, certo. Ma anche per i comuni mortali. Sicché la ricerca di un luogo di villeggiatura si tramuta in un manuale su dove non andare per non incappare nella critica inflessibile quando non nell’insulto esplicito. Niente di penalmente rilevante, ci mancherebbe. Ma non negherà signora mia che farsi vedere spaparanzati al sole in un momento come questo in cui agli italiani si chiede di tirare la cinghia è quanto meno inopportuno. Già, l’opportunità: evoluzione infinitamente più duttile del concetto di legalità che pure ci ha fatto scollinare gli anni Novanta.
Dove si va in vacanza, dunque? Certo che si può scegliere, ma occorre sapere che alcune destinazioni sono irredimibili. Costitutivamente incompatibili con il basso profilo. Perciò addio al sole dei Caraibi. Ne sa qualcosa Roberto Formigoni, sulla graticola per capodanni dall’altra parte del mondo. L’esperienza del governatore insegna che oltre al luogo importa – e molto – il mezzo. E lo yacht è a tutti gli effetti il Suv dei mari. Dunque semplicemente inammissibile, come profeticamente cantava Checco Zalone: «Se avevi lo yacht fatte il gommone/ se avevi la mignotta fatte un raspone». Non si salva neppure la barca a vela, che pure godeva dell’aura radical chic di chi cerca l’autentico spirito del mare capelli al vento e salsedine sulla pelle. Restano in gara solo la barca a remi e il pedalò, mezzi che automaticamente vi spingeranno in un mesto lago italiano o sulle spiagge dell’Adriatico.
Conservare sempre gli scontrini
Ma guai a pensare che l’Adriatico sia così pop da essere innocuo. C’è Adriatico e Adriatico. Fatta eccezione per le infinite pensioni Bellavista di Bellariva e Rivabella, le tentazioni sono in ogni discoteca, in ogni ristorante di pesce sfacciatamente costoso. In ogni caso, che si scelgano pensione o motel, bed and breakfast o campeggio, il primo comandamento dell’estate è conservare scontrini e ricevute vita natural durante. Anche scaduti i termini per i controlli dell’Agenzia delle entrate, resterà infatti attiva la polizia dell’opportunità. “Chi pagò quel giorno il Crodino in spiaggia prima del calciobalilla?”, potrebbe chiedervi un giorno il cronista scrupoloso o il grillino in procinto di candidarvi in qualche lista.
Pochi mesi fa, durante le vacanze di Natale, Casini, Schifani e Rutelli scelsero di andare alle Maldive. Fu subito notizia: capodanno esotico al Palm Beach Resort di Lhaviyani dove le suite costano tra i 2.550 e i 5.700 dollari a notte. Non solo. I politici hanno scelto le stanze migliori mentre i Totti (qualcuno li candiderà prima o poi) si accontentavano di «camerette» da 500 e rotti dollari a notte. Che a denunciare il misfatto fossero frotte di italiani a loro volta ospiti del resort è un dettaglio trascurabile. Il danno era fatto. Se proprio han da essere Maldive, che siano almeno quelle low cost indicate nella guida del turista responsabile.
Frequentate da calciatori e popolo Billionaire, Formentera e la Sardegna hanno il vantaggio di non essere neanche in gara. Mica pretenderete adeguatezza al momento storico da gente che guadagna milioni di euro l’anno per correre dietro a un pallone e a qualche velina? Non per nulla l’anno scorso Formentera fu meta della consigliera regionale lombarda Nicole Minetti. C’erano fior fior di gallerie fotografiche a ritrarla in costume sul sito del Corriere della Sera per documentare con indefesso spirito giornalistico quanto la casta sia lontana dalla gente che al mare ci va con la borsa frigo, il costume dell’Oviesse e le ciabatte di gomma.
Pellegrini a Montenero di Bisaccia
Restavano le crociere, le vacanze all inclusive più a buon mercato per le tasche del cittadino medio. Ma il tragico naufragio della Costa Concordia ha affondato anche quell’universo di riferimento. Non resta che rimanere a casa e chiedere al vicino di certificare che l’abbronzatura è il frutto di proletarissime e ripetute esposizioni sul terrazzo di casa. Accettabile purché lo stesso non sia frutto di un abuso edilizio condonato.
Non si salvano neanche le spedizioni all’Ikea per il piccolo bricolage. Il paradiso dell’arredamento a buon mercato l’ha bruciato la senatrice del Pd Anna Finocchiaro, immortalata due settimane fa da Chi mentre si fa aiutare dagli uomini della scorta a spingere il carrello e scegliere padelle antiaderenti. La didascalia implicita di quelle immagini apparentemente innocenti non lascia scampo: anche quando frequenta luoghi sfacciatamente popolari, la casta lo fa senza rinunciare ai suoi (zozzi) privilegi.
Scartati Caraibi, Sardegna, Formentera, Maldive e le imbarcazioni a motore, cosa resta a parte un pellegrinaggio a Montenero di Bisaccia? Forse un bel camposcuola a Parma. Non c’è niente di più opportuno dell’illuminata neocapitale del grillismo.
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2 commenti
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Mi risulta che le monache benedettine di Viboldone abbiano ancora qualche posto libero.
Suggerisco, caldamente, a Laura Borselli un’esperienza claustrale estiva di una decina di giorni. Sono certo che l’articolo autunnale risulterà meno insulso (e, forse per questo, dovrà trovarsi un altro giornale su cui scrivere).
e.giufa
Non capisco l’ironia sugli scontrini fiscali. Se il riferimento è ad una nota vicenda che riguarda il governatore della regione meglio amministrata del mondo, pardon dell’universo celeste, vuol dire che non si conosce come funzionino le carte di credito che hanno una “memoria” di anni. A parte che ai Caraibi magari non sanno neppure cos’è lo scontrino fiscale ma, di sicuro, anche li vogliono essere pagati. Se si fanno ferie ai Caraibi, tra alberghi e viaggi è inevitabile spendere qualche miglia di euro, e uno come le paga queste cose?. Ha dimenticavo, basta andare in giro e pagare tutto in contante, ok tutto chiarito.