Tutti in attesa di Pippo, ma il primo derby di mister Inzaghi è un flop

Di Emmanuele Michela
21 Novembre 2012
Quasi duemila spettatori per vedere la stracittadina degli Allievi Nazionali, la prima da allenatore per l'ex centravanti. La sua squadra è battagliera, ma a spuntarla è l'Inter

Centro Sportivo “Giacinto Facchetti”, Milano

«Da quando c’è in panchina Inzaghi, le partite degli Allievi del Milan sono diventate quasi un business. Pensa che quest’estate a vedere un’amichevole da niente contro una squadretta bergamasca c’erano più di 600 persone». Le parole del fedelissimo tifoso delle giovanili del Milan spiegano solo in parte il boom di tifosi di oggi pomeriggio: quasi 2000 persone assiepano la tribuna del campo sportivo “Giacinto Facchetti” di Milano, per il derby tra Inter e Milan. La stracittadina di Milano ha sempre il suo fascino, anche se a giocarla sono ragazzini di 16 anni, e lo charme delle maglie rossonere e nerazzurre una contro l’altra è sempre unico, anche se il match non occupa i palinsesti serali di qualche pay-tv nazionale, ne lo smeraldeo tappeto di San Siro, bensì il terroso prato di un campetto dell’estrema periferia nord meneghina, alle 14.30 di un mercoledì qualunque.

GLI OCCHI SONO TUTTI SU INZAGHI. Gran parte degli occhi dei presenti sono puntati verso la panchina, là in fondo. Si riconosce facilmente il profilo arcinoto di Pippo Inzaghi, sebbene tanti non siano abituati a vederlo relegato nell’area tecnica avvolto in un pesante cappotto nero, quanto piuttosto a correre dietro il pallone in pantaloncini e maglietta. C’è da starne certi: Pippo avrebbe voluto viverlo da calciatore questo derby, il suo primo da tecnico. Tante le volte in cui è sceso in campo contro i nerazzurri, 4 i suoi gol totali nella stracittadina di Milano. Non ci può essere figura più adatta a motivare questi ragazzini, spiegandogli cosa significhi rappresentare la metà rossonera di Milano.

PARTENZA ARREMBANTE, POI LA SQUADRA SI AFFLOSCIA. Di elogi a Inzaghi e al suo giovane Milan ne sono stati scritti tanti, forse troppi. Non poche persone hanno spinto l’ex-centravanti verso la panchina della prima squadra, per scalzare quell’Allegri con cui tanto Pippo ha dovuto scontrarsi per avere spazio per giocare, nei suoi ultimi anni da giocatore. E i primi minuti sembrano confermare i chiacchiericci: l’Inter è più forte sul piano tecnico (è seconda in classifica, con 8 vittorie e un pareggio), ma viene costantemente schiacciata nella sua metà, e spesso è costretta all’errore in fase di disimpegno. Il Milan è arrembante, si lancia su ogni palla con sprint e coraggio, carico di tutte le motivazioni che una partita simile porta con sé. Il gol dei rossoneri, quarti in classifica con 7 vittorie e due sconfitte, pare dover arrivare da un momento all’altro: all’ottavo minuto solo il palo nega la gioia a Calabria, lanciato a tu per tu con Costa. Ma il break non riesce, e al primo affondo concreto i padroni di casa passano: discesa sulla sinistra di Golia, il portiere rossonero Ferrari respinge corto ed ecco Romney insaccare facilmente. È una ventata di aria gelida, che raffredda muscoli e temperamento dei ragazzi d’Inzaghi.

SQUADRA IMPULSIVA, MA POVERA DI IDEE. Dopo il riposo ci si aspetta una squadra battagliera, spinta dal cuore dimostrato a inizio primo tempo e provocata dalle giuste parole del suo tecnico. Ma è un’illusione, abbattuta dai numerosi lanci lunghi cui i rossoneri si affidano e affossata sotto i continui errori del senegalese Lo, disastroso in mezzo alla difesa. Il Milan è sanguigno, impulsivo, determinato. Ma ragiona poco, imposta il gioco in maniera sempre frettolosa e dietro è più friabile del ginocchio di Ronaldo. A voler fare paragoni, non si tira troppo per i capelli la squadra nell’equipararla all’indole calcistica del suo tecnico, tutta fiuto del gol, impegno continuo in allenamento e convinzione estrema con cui gettarsi su ogni pallone. Ma non basta: la partita finisce 1-0 per l’Inter, che vola in testa scavalcando il Chievo. Il Milan torna a casa deluso, medica le sue ferite e analizza gli errori. Tanti di questi ragazzi sono veri talenti, e se riusciranno ad arrivare nell’Olimpo del calcio sarà solo il tempo a dirlo. Lo stesso giudice che dirà del valore di Inzaghi come tecnico.

@LeleMichela

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