Madrid
Quando nel 2005 il governo socialista guidato da José Luis Rodríguez Zapatero approvò la Legge organica per l’educazione (Loe) che reggerà i destini delle scuole spagnole nei prossimi anni, genitori, alunni e autorità religiose lanciarono un grido al cielo: la Loe prevede una nuova materia chiamata Educazione alla cittadinanza con contenuti che includono temi spinosi come la dimensione umana della sessualità, il rispetto verso le scelte laiche o religiose dei cittadini, il pluralismo morale. I più duri furono i vescovi, che resero nota una pastorale nella quale affermavano che questi insegnamenti costituiscono «una lesione grave del diritto dei genitori a determinare l’educazione morale che desiderano per i figli». Sette delle diciassette Comunità autonome spagnole (analoghe alle nostre regioni, ndr), tutte, tranne la Navarra, governate dal Psoe, hanno deciso di cominciare a impartire l’Educazione alla cittadinanza quest’anno, mentre le altre cominceranno nel 2008-2009. In totale oltre 226 mila studenti in tutto il paese riceveranno insegnamenti su, fra le altre cose, le preferenze sessuali delle persone, gli stereotipi che possono ricevere da parte della loro famiglia, i conflitti etici all’inizio e alla fine della vita o la discriminazione dovuta all’orientamento affettivo-sessuale.
La polemica e l’indignazione che questa materia ha risvegliato in certi settori della società è tale che circa 15 mila genitori si sono appellati all’obiezione di coscienza per impedire che i loro figli ricevano tali insegnamenti. La Confederazione cattolica nazionale dei genitori degli alunni ha chiesto di annullare l’introduzione della “Educación para la Ciudadanía”, visto che è stata approvata senza il suo consenso. Il Foro della famiglia, un’istituzione che rappresenta quattro milioni di famiglie spagnole, dice che l’educazione morale dei figli non compete allo Stato e che quella materia è un’intromissione illegittima del governo in un ambito che non è suo. La questione è arrivata nei tribunali. In Andalusia cinque famiglie hanno fatto ricorso contro l’insegnamento. E il fatto che il Tribunal Superior de Justicia andaluso lo abbia respinto non ha frenato le associazioni più battagliere di genitori, che hanno già annunciato altri ricorsi, se necessario arrivando fino al Tribunale europeo dei diritti umani.
Anche le federazioni dei centri educativi risultano divise. Da un lato si trova la Confederazione spagnola dei centri di insegnamento, che raggruppa la maggior parte delle scuole private, che si è dichiarata contraria all’Educazione alla cittadinanza e appoggerà tutti i genitori che vogliono obiettare. Invece la Federazione spagnola dei religiosi dell’insegnamento, che riunisce la maggior parte delle scuole cattoliche convenzionate, è giunta a un accordo col governo per adattare i contenuti della materia ai suoi princìpi, e considera non necessaria l’obiezione. Questa federazione «non giudicava necessaria questa materia, però una volta che il governo l’ha approvata, la accetta e crede necessario fare il possibile perché essa non impedisca il funzionamento e l’orientamento delle scuole».
Guerra agli obiettori di coscienza
Tuttavia il ministero dell’Educazione si sta mostrando intransigente verso coloro che criticano l’insegnamento e non vogliono che i loro figli lo ricevano. Il ministro Mercedes Cabrera Calvo-Sotelo ha recentemente assicurato che «l’accettazione e il rispetto della legge non sono negoziabili», e si è mostrata molto dura con le scuole convenzionate (finanziate dallo Stato) che stanno pensando di non impartire l’Educazione alla cittadinanza. Le ha minacciate pure di «prendere misure». Misure non ancora specificate, ma già gli istituti temomo per la continuità dei finanziamenti pubblici che permettono loro di esistere. Cabrera ha tentato di tranquillizzare i genitori assicurando loro che l’obiettivo della nuova materia è «introdurre nel sistema educativo valori» che «non hanno niente di strano», e che anzi sono presenti nella maggioranza dei sistemi europei. «È un dibattito superato. La Spagna, aggiungendosi ai paesi che già presentano questa materia, non fa altro che manifestare l’intenzione di collaborare alla creazione della coscienza europea», ha spiegato il ministro. Riguardo all’adattamento dei contenuti che sarà realizzato in alcuni istituti cattoliche, poi, secondo Cabrera in Spagna esiste «un sistema educativo pluralista, con scuole che hanno il loro patrimonio ideale, nel rispetto della legislazione». Le posizioni del ministro, però, non coincidono con quelle di alcuni deputati socialisti, come ad esempio Victorino Mayoral, ideologo del partito in materia di educazione, il quale, alle scuole che vogliono adattare l’Educación para la Ciudadanía ai postulati cattolici, ha ricordato che «né il patrimonio di ideali delle scuole né la libertà di insegnamento dei professori possono rappresentare una scusa per snaturare la materia». Lo stesso Mayoral, che guida anche l’associazione educativa Cives, legata al Psoe, aveva peraltro già motivato la diffidenza di molti genitori affermando che Educazione alla cittadinanza intende «controbattere nella scuola le idee del neoliberismo conservatore».
Per parte loro, i contrari all’insegnamento insistono: l’obiezione di coscienza si fonda sulla libertà ideologica e religiosa, che è tutelata dall’articolo 16.1 della Costituzione spagnola, e sulla libertà di educazione. Inoltre, sempre secondo la Costituzione (art. 27.3) i poteri pubblici sono obbligati a garantire «il diritto spettante ai padri che i loro figli ricevano una formazione religiosa e morale in accordo con le loro convinzioni».
Ne vedremo delle belle
Ma i conflitti scatenati dalla riforma di Zapatero non sono finiti qui. Gli assessorati all’Educazione delle sette Comunità autonome che introducono l’Educazione alla cittadinanza quest’anno, davanti al problema di decidere come trattare gli studenti obiettori, hanno scelto l’ordine sparso: Aragona e Cantabria sospenderanno gli studenti che non frequentano, Estremadura e Catalogna non concederanno loro i diplomi, Andalusia, Navarra e Asturie ancora non sanno cosa fare. Di fronte a questa incertezza Jaime Urcelay, presidente dei Profesionales por la Etica, l’associazione che più ha promosso l’obiezione di coscienza, ha fatto appello ai genitori perché si rivolgano ai tribunali se vedono coartata la loro libertà. Invece la Confederazione cattolica nazionale dei genitori ha previsto che le obiezioni aumenteranno di numero nelle prossime settimane. Insomma, in Spagna il nuovo anno scolastico si preannuncia tutt’altro che noioso.
Lartaun de Azumendi