«Tutti ci trattano da terroristi. Sappi che noi abbiamo solo terrorizzato i francesi infedeli»

Di Redazione
29 Marzo 2017
Le lettere scritte ai familiari da Salah Abdeslam, l'unico terrorista sopravvissuto agli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, culminati con la strage del Bataclan

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«Mamma, ti scrivo questa lettera sperando che mi perdonerai. Sappi che i tuoi due figli hanno combattuto PER ALLAH». È questo il contenuto di una delle lettere scritte da Salah Abdeslam, l’unico terrorista sopravvissuto agli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, culminati con la strage del Bataclan. Abdeslam, belga di origini marocchine proveniente da Molenbeek, la «fabbrica dei jihadisti» nel cuore di Bruxelles, è stato arrestato il 18 marzo 2016 proprio a Molenbeek, dopo essere scappato a un’incursione occasionale della polizia in un appartamento a Forest, nella periferia della capitale belga. È qui che la polizia ha trovato alcune lettere scritte dal terrorista e pubblicate stamattina in esclusiva dal francese Le Point. Ne pubblichiamo alcune parti in traduzione italiana.

La prima è indirizzata alla madre. Salah Abdeslam dice di essere stato «guidato da Allah» e scelto da lui «tra i suoi servitori». Le stragi, continua, servivano per vendicare «chi si è permesso di disegnare e insultare il nostro amato profeta» e «coloro che uccidono come dei codardi con i loro aerei», un riferimento ai paesi della coalizione occidentale guidata dagli Usa che combattono lo Stato islamico in Siria e Iraq.

«Ti scrivo questa lettera sperando che mi perdonerai. Ti ho lasciato sapendo che la mia partenza e assenza saranno per te fonte di dolore. Ti chiedo perdono tre volte e una volta per mio padre, che amo: sappi che è stato difficile anche per me lasciarvi perché vi amo così tanto».

In un passo della lettera, parla alla madre del fratello Brahim, che si è fatto esplodere il 13 novembre a Parigi:

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]«Tuo figlio Brahim non si è suicidato, ha combattuto, ha ucciso e si è fatto uccidere dagli infedeli. Lui è un eroe dell’islam. (…) Se stai vivendo un periodo difficile è perché Allah ti ama, vuole metterti alla prova in questa vita fino a quando perdonerà i tuoi peccati e ti fare entrare nel più alto grado del paradiso per la sua misericordia (…). Allah impedisce al fuoco dell’inferno di toccare i genitori di un MARTIRE (…) La vita è breve, mentre quella nell’aldilà è eterna. Ti amo. Sappi che i tuoi due figli hanno combattuto PER ALLAH».

In una seconda lettera alla sorella, consiglia a quest’ultima di andare a vivere in «un paese musulmano» e non in uno di «miscredenti» come il Belgio (che, per la cronaca, non ha solo accolto i loro genitori ma ha anche permesso a tutti loro di vivere grazie a un sussidio statale):

«Questa lettera è per la mia amata sorellina. Immagino che non debba essere facile per te essere separata dai tuoi due fratelli. Inoltre tutto il mondo ci tratta da terroristi. Sappi che noi abbiamo soltanto terrorizzato il popolo infedele della Francia, che è un paese che combatte l’islam è questo da molto tempo».

Dopo altre critiche ai paesi della coalizione occidentali, «che assassinano le nostre famiglie musulmane», scrive ancora alla sorella:

«Hanno ucciso migliaia di persone, le fanno vivere nel terrore ogni giorno e tu non immagini neanche quello che fanno loro subire. E questo solo perché vogliono la legge di Allah. (…) Questa è la fede: credere in Allah come se tu lo vedessi e non ascoltare la gente ma occupati di nostra madre che amo troppo, e non c’è un giorno in cui non pensi a lei. (…) Allontanati dal peccato e avvicinati al signore per essere ricompensata. Vorrei che voi emigraste in un paese musulmano perché è la cosa migliore per voi. (…) Ci rivediamo nella nuova vita».

Infine, una terza lettera è indirizzata alla sua fidanzata:

«Ti porgo le mie più sincere scuse perché ti ho lasciata mentre ti avevo promessi di sposarti. Questo non è un tradimento ma ho scelto una vita di sacrifici per ottenere la soddisfazione del signore dell’universo. Mi sarei sentito un codardo a vivere la mia vita come se niente fosse, come se i nostri fratelli musulmani non soffrissero e non patissero ogni giorno in questa guerra. Loro massacrano i nostri fratelli, le nostre sorelle, i nostri figli (…). Mi sono inserito lungo il sentiero di Allah perché lo amo, come anche il suo profeta. Io chiedo ad Allah che riversi su di te la sua pazienza e perseveranza affinché anche tu superi questa difficile prova. (…) Ho abbandonato tutto ciò che c’era di più caro ai miei occhi e mi sono rimesso ad Allah. (…) Spero che Allah accetti la mia opera e che mi usi misericordia perché sia tra i sinceri e i MARTIRI. Prega Allah che mi accetti, tu sei per me mia moglie e spero che Allah ci unirà nell’altro mondo nella vita eterna inshallah. Ti amo, stai attenta (…) Solleva il MORALE di mia madre. Ti amo».

Nel prossimo numero di Tempi, in edicola da giovedì 30 marzo, sarà presente un lungo servizio sull’ambiente in cui è cresciuto Salah Abdeslam, quello di Molenbeek, quartiere islamizzato e radicalizzato da predicatori sauditi, salafiti e dei Fratelli Musulmani.

Foto Ansa

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