Tre anni, gravemente malata. La sua famiglia è il reparto pediatria di Livorno

Di Benedetta Frigerio
02 Maggio 2012
All'ospedale di Livorno da quasi tre anni vive una bimba, nata da due nomadi rumeni incapaci di accudirla, affetta da cerebropatia genetica. I medici e le infermiere non hanno mai smesso di occuparsi di lei.

C’è una bimba che vive da quasi tre anni nell’ospedale di Livorno, seguita da infermieri e medici che se ne prendono cura come fosse una figlia. Anche se non parla e sorride appena, anche se si alimenta con una sonda naso-gastrica, anche se è affetta da una grave cerebropatia genetica. La Repubblica ha parlato del suo caso la settimana scorsa per denunciare la legge sullo Ius Soli (diritto di cittadinanza acquisito in caso di nascita sul territorio di uno stato): se fosse cittadina italiana, il processo di adozione sarebbe stato più veloce.

La piccola è nata nel 2009 da due nomadi dell’Est che non sanno né riescono a prendersene cura. Ma da quando è nata la piccola, di cui non si conosce il nome, non è rimasta mai sola, nemmeno un momento. Ci sono infermiere che le dedicano del tempo ogni giorno. Come Simona, di cui la bimba riconosce la voce non appena entra in stanza. Tutto il personale, poi, interagisce con lei, che non parla ma piange, si esprime con la mimica del volto e sa comunicare i suoi bisogni o la voglia di farsi prendere in braccio. Sono stati loro a organizzarle i suoi due primi compleanni. E mentre i medici si preoccupano di vestirla e di portarle dei giochi sonori, non c’è paziente della pediatria che con la propria famiglia non l’abbia conosciuta, passando dalla sua stanza con regali e disegni o semplicemente per farle compagnia. «La bambina riesce a interagire», ha spiegato il primario dell’ospedale. Senza una parola e a prescindere dal dibattito sullo Ius Soli, sta dicendo a tutti qualcosa. Come può una vita apparentemente “immobile” commuovere tanti? Come può generare tanto bene fino a unire un intero reparto? E perché non ammettere che, se non noi, al mondo ci sarà sempre qualcuno capace di accogliere una vita?

@frigeriobenedet

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