Tottenham-Inter, non puntate il dito solo contro Stramaccioni

Di Emmanuele Michela
08 Marzo 2013
Sul flop londinese dell'Inter pesa di certo l'inesperienza del tecnico romano. Ma anche le scelte affrettate di una dirigenza mai capace di re-inventare la squadra dopo il Triplete.

La sirena è suonata a White Hart Lane: il 3-0 degli uomini di Villas Boas è il segno definitivo della fine dell’Inter 2012-13, effettivamente fallimentare in ogni campo si trovasse a correre. Praticamente fuori in Europa League, ancora in corsa per il terzo posto (seppur il Milan sembri messo meglio), con mezzo piede fuori dalla Coppa Italia da gennaio: la stagione in corso del club meneghino s’avvia verso la conclusione più amara ci potesse essere, dopo un mese di sofferenze che ha acuito tutti i limiti di un gruppo dai progetti sempre più sbiaditi.

GLI ERRORI DI STRAMA. I tre gol di ieri sera zavorrano ulteriormente il conto già pesante che, da febbraio in avanti, è l’emblema della crisi nerazzurra: 15 reti subite in 8 gare, una media di quasi 2 gol a partita che parla di una difesa totalmente da riformare, e che ha vanificato quel tanto di lavoro buono fatto nei mesi precedenti, quando per intenderci l’Inter andava a Torino ed espugnava lo Juventus Stadium. Quanto è lontana ora quella squadra? Immediato è puntare il dito contro il tecnico Stramaccioni, che paga forse troppo la sua inesperienza e continua lo swing dei risultati, alternando sconfitte clamorose a recuperi di carattere: anche ieri non si è capito perché ha deciso di lasciare in panchina Palacio, eroe di Catania, così come l’atteggiamento dei suoi in campo è parso fin dall’inizio troppo rinunciatario e attendista, pronto a cedere da un istante all’altro. Di un’identità di squadra poi, un carattere, uno stile di gioco cui rifarsi, nemmeno l’ombra, e siamo a marzo inoltrato.

LE PARTENZE PESANTI. Ma su alcune ragioni del flop nerazzurro Stramaccioni ha responsabilità ben ridotte, e i colpevoli vanno cercati in dirigenza. Sono gli errori di chi, per esempio, ha lasciato partire un certo Sneijder, unico che potesse dare un’impronta di gioco alla squadra, e di chi ha preferito dare un’altra occasione a Ricky Alvarez piuttosto che a Philippe Coutinho, mandato a Liverpool dove ora ringraziano per l’affare. Sono gli errori poi di chi continua ad appellarsi ad un progetto basato sui giovani e, in tempi di fair play finanziario e di buchi milionari anche in via Durini, fa arrivare Kovacic per 15 milioni ma cede Livaja all’Atalanta e lascia Longo all’Espanyol, per affidare il ruolo di vice-Milito al solo Tommaso Rocchi, 36 anni a settembre. La sfortuna poi, con l’infortunio del Principe, ha giocato la sua carta più maligna.

È LA FINE DELL’INTER POST-TRIPLETE? Ma gli errori dell’Inter sono più profondi e lontani nel tempo, e affondano le radici nel 2010, anno del Triplete. Da lì in avanti è venuta a galla tutta l’incapacità dei nerazzurri di rinnovarsi e darsi una nuova veste, far fronte all’incedere degli anni e alla crescita delle avversarie (la Juve su tutti), trovare nuovi tecnici che si liberassero dello spettro di Mourinho e sostituire adeguatamente lo scheletro vigoroso del vecchio gruppo, di anno in anno sempre più fiacco. Alle eliminazioni in Europa si rispondeva appellandosi a partite maledette (Schalke) o a clamorosi colpi di sfortuna (Marsiglia, vittorioso lo scorso anno solo all’ultimo minuto). E in campionato si nascondevano i problemi sotto la continua alternanza di tecnici (5 in 20 mesi). I grandi colpi di mercato piazzati dopo la vittoria in Champions si contano sulle dita di una mano: Handanovic, Guarin – che ancora deve dimostrare tanto -, Cassano – che però da solo non basta, come si è visto ieri -, Palacio – ma ha già 31 anni -. Il nuovo progetto giovane non è sbagliato, ma va portato avanti con pazienza e scrupolo, affiancando con calma la grande ricchezza che sono i senatori nerazzurri al brio e alla voglia di tanti giovani. Non bisogna aver paura di rinnovare, anche se tanti nomi nuovi ormai hanno fatto capire quanto valgono: Gargano, Alvarez, Jonathan, Pereira. Da qui a giugno il tempo per non perdere il treno europeo e capire davvero chi sarà valido per la squadra del prossimo anno. E se Stramaccioni sarà davvero il tecnico giusto per l’Inter 2013-14.

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@LeleMichela

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1 commento

  1. francesco taddei

    avete parlato tanto di calcio ma zero articoli sulla vittoria della juve sul celtic.

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