Torino, perché la sinistra ha paura del privato sociale?

Di Silvio Magliano
30 Aprile 2012
Emblematica discussione all'interno della maggioranza torinese sugli asili nido. Esempio di come, a sinistra, si diffidi delle persone, del privato e della sussidiarietà.

L’ultima polemica, con tanto di manifestazione di oltre 300 precari della scuola dell’infanzia torinese sotto le finestre di Palazzo Civico, è quella sugli asili nido: lo sforamento del Patto di Stabilità, annunciato con tanta baldanza dal sindaco Piero Fassino, in realtà fonte imprevedibile di insidie per la pubblica amministrazione torinese, impedisce non solo di stabilizzare qualche centinaio di lavoratori precari delle scuole dell’infanzia, ma addirittura di garantire loro un altro anno di precariato. Il progetto del sindaco è, dunque, quella di affidare l’incarico della gestione degli asili al mondo della cooperazione. Apriti cielo: all’interno della maggioranza si scatena il finimondo.

Va bene che Torino è il laboratorio dello sviluppo sociale e della sinistra progressista, va bene che a Torino si sperimenta l’innovazione culturale, va bene che Torino è sempre all’avanguardia per quanto concerne i servizi alla persona, ma la lettera aperta, addirittura anticipata da interviste sui giornali, dell’assessore Mariagrazia Pellerino al sindaco, nella quale si oppone con fermezza alla ventilata cessione dei servizi degli asili nido municipali a cooperative, risulta davvero un po’ troppo innovativa anche per la nostra città.

Così facendo, infatti, l’assessore Pellerino ha trasformato una diatriba di giunta in un dibattito nazional-popolare che ha trovato ampia eco sui media, ma anche in Consiglio comunale, per quanto il sindaco, a caldo, abbia rifiutato le comunicazioni in aula, trasformandosi, in fin dei conti, in un dibattito su un tema ancora più profondo e greve di conseguenze che non la situazione, già di per sé assolutamente preoccupante, di centinaia di lavoratori e delle loro famiglie.

La discussione interna alla sinistra è, infatti, emblematica di un preconcetto che preoccupa assai: il timore del privato come gestore di servizi, proprio di una certa sinistra, anche quando è privato sociale, identificato come portatore di interessi personali e per questo condannabili, contrapposto al pubblico, per definizione latore di interessi collettivi e perciò sempre validi e condivisibili. Il privato è visto, dunque, in modo negativo, specialmente se non si limita a farsi i fatti propri, ma addirittura pretende di ingerirsi nelle vicende della pubblica amministrazione, gestendo servizi dedicati ai cittadini: qui non si parla di privatizzare un servizio, ma soltanto di affidarne la gestione alle cooperative. Questo modo di intendere di una sinistra che affonda le sue radici nello statalismo più assoluto non soltanto stupisce, ma un po’ preoccupa, soprattutto se si scatena anche in un caso, tutto sommato, di nicchia come la gestione di un pugno di asili nido: la vera sfida dell’amministrazione, soprattutto in una città dal bilancio “rosso cupo” come Torino, è trovare il modo di garantire i servizi, mantenendo l’efficacia e l’efficienza che hanno fatto della città un polo di innovazione nell’ambito del welfare.

Il sindaco Fassino ha scelto di procedere all’assegnazione del servizio tramite concessione per una decina di asili nido, sugli oltre cinquanta fino ad ora gestiti direttamente dal Comune: anche se intrapresa obtorto collo, la decisione rappresenta un apprezzabile primo passo verso un modo differente di intendere il servizio pubblico che stimoli, difenda e protegga la libera iniziativa e la partecipazione dei cittadini, sempre nell’ambito di un controllo e di una titolarità pubblici. D’altra parte, negli ambiti socio-sanitari, la collaborazione tra pubblico e privato sociale, operativa da anni, ha regalato alla città il primato nell’innovazione nel welfare.

Il fatto che, però, una parte sostanziale della maggioranza che amministra la nostra città veda ancora un potenziale pericolo nella collaborazione tra pubblico e privato sociale, anche quello senza scopo di lucro, non può non essere fonte di inquietudine e preoccupazione.

L’ideologia, quando ci sono di mezzo i cittadini e quando le finanze non permettono di sacrificare l’efficienza e l’efficacia del servizio sull’altare della gestione statale dei servizi, è destinata a essere un mero esercizio di intransigenza formale, ma alla fine non porta da nessuna parte, se non a discussioni infinite. Se poi questa ideologia si estende anche al mondo della cooperazione, deputata nel caso in oggetto a prendere in gestione i servizi degli asili nido torinesi, allora c’è veramente più di qualche interrogativo. La sussidiarietà non è soltanto una risposta possibile, è l’unica risposta possibile: stimolare la libera iniziativa individuale, sostenendola e incoraggiandola, coinvolgendo in un’azione organica tutti gli attori del sociale, dal volontariato alla cooperazione, è l’unico modo per mantenere, almeno in parte, i servizi attualmente erogati dalla città, venendo a patti con un bilancio che non consente deroghe a nessuno.

* Silvio Magliano è vicepresidente del Consiglio comunale, Pdl

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