Il Toro discrimina il sesso femminile. Questo è quanto si legge sul sito del Corriere della Sera e su altre testate on line. Sotto accusa la campagna abbonamenti del Torino per la stagione che è alle porte, che avrebbe sollevato diverse polemiche per le sue presunte connotazioni “sessiste”. Sarebbe, insomma, stereotipata e troppo discriminante nei confronti delle donne, per via degli slogan con cui promuove le tessere del club Granata. Un esempio? «Se tua moglie è fissata con le corna, portala a vedere il Toro». Poi: «La tua ragazza vuole sempre uscire nel week-end? Fai contenti tutti e due, portala allo stadio». E ancora: «Per i tuoi figli abbiamo una babysitter con le palle».
SESSISTA ANCHE RITA PAVONE. Tutto qui, vi chiederete voi? Sì, tutto qui. Un gioco costruito intorno alle semplici contrapposizioni di gusto tra uomini e donne, forse ormai banale, magari un po’ trash, diventa addirittura un caso di “sessismo”. È dal 1962 che Rita Pavone canta «perché perché la domenica mi lasci sempre sola per andare a vedere la partita di pallone? Perché perché una volta non ci porti anche me?». Discrimina le donne anche lei?
IL CONTRARIO DELLA DISCRIMINAZIONE. L’accusa contro la campagna pubblicitaria torinista puzza di polverone estivo, sollevato tanto per parlare di qualcosa e fare audience. In fondo, se il “delitto” si consuma sul palco scenico più attraente d’Italia, il calcio, lo spettacolo è sempre perfetto per andare in scena e “fare clic”. Eppure a chi si indigna per così poco sarebbe bastato leggere tutto il cartellone pubblicitario per capire che la campagna granata è tutt’altro che sessista. Perché l’intento del Torino è appunto di incentivare il tifo femminile, proponendo prezzi scontati (e non poco, la differenza minima è di 70 euro) rispetto agli abbonamenti venduti agli uomini.